Intervista all’autore: Rob Himmel

cropped-rob-himmel-logo-e1532183059642

Chi è?

Rob Himmel è un autore emergente abruzzese, è pubblicato da DZ edizioni. Dal suo blog: ha esordito con il low fantasy “Le lame scarlatte” (DZ Edizioni – 2017), premiato al Trofeo Cittadella 2018. Poi è stato pubblicato con “La progenie di Abaddon” (DZ Edizioni – 2018) e con la trilogia “Il tempo dei mezzosangue” (DZ Edizioni – 2018/2019/2020).

L’intervista

Ciao Rob, partiamo con una domanda banale. Perché scrivi? E in particolare, perché scrivi romanzi fantasy?

Iniziai a scrivere per dar sfogo alla mia fantasia, assecondando la voglia di dar vita a idee e personaggi che mi piaceva creare fin da quando giocavo con i Lego sul tappeto per ore e ore, poi passata nelle campagne di Dungeons&Dragons quando facevo il Dungeons Master. Scrivo fantasy perché è il genere che amo di più, mi lascia libero di spaziare dove voglio senza impormi limiti. Io creo i mondi e le loro regole, senza confini né barriere.

Ora come ora, qual è il tuo obiettivo come autore? A cosa stai puntando?

Sto puntando a creare un universo narrativo che possa conquistare i lettori con avventure epiche e avvincenti, spaziando nelle varie forme e sfumature del fantasy. L’ho chiamato Aetermundi ed è in fase di crescita ed espansione, con ambientazioni molto differenti ma con alcuni elementi che creano dei sottili rimandi. Ad oggi ho pubblicato cinque romanzi, due autoconclusivi e una trilogia, ambientati su tre dei sette mondi che compongono questo universo, ma il meglio deve ancora arrivare perché i prossimi saranno più originali e particolari. Un sogno che ho nel cassetto, dopo aver pubblicato tutti questi progetti letterari che saranno ben oltre i trenta romanzi, mi piacerebbe legare il mio nome al genere fantasy, come obiettivo finale, tra qualche decennio.

Quali sono le più grande difficoltà che un autore emergente deve superare per essere competitivo in questo mercato?

Principalmente i lettori italiani che, come prima cosa sono pochissimi, soprattutto nel fantasy che viene considerato di nicchia e delle volte persino solo per bambini e adolescenti, mentre io mi rivolgo a un pubblico più maturo. Poi il pensiero comune che le opere italiane siano tutte pessime e ciò che arriva dall’estero è sempre migliore. Oltre a tutto ciò, purtroppo, c’è un marasma di gente che scrive romanzi ed emergere tra questa folla diventa difficile, anche perché gli autori superano i lettori, e la qualità media complessiva è molto bassa. Ci sono sempre opere davvero meritevoli, però, anche superiori ad alcuni famosi scrittori stranieri, almeno secondo il mio parere su quanto ho letto. Tutto questo va a influire sull’editoria che difficilmente investe su autori nostrani ai livelli alti, ma sono la piccola e media editoria a farlo, e nemmeno spesso.

Puoi raccontarci la tua esperienza con la piccola editoria?

Penso di essere uno dei più fortunati. Ho avuto esperienze brutte in precedenza con editori che chiedevano soldi o un acquisto minimo di copie, cosa che ho sempre ritenuto inconcepibile e quindi ho sempre rifiutato. Provai il crowdfunding del libro, ma mi ci sono trovato malissimo. Infine, a forza di cercare e seminare, ho trovato una casa editrice che mi ha accolto proprio nel suo periodo iniziale, e siamo cresciuti assieme. Hanno investito su di me, come su altri autori, lavoro professionale e senza che io spendessi nemmeno 1€. Quindi con la DZ Edizioni la mia esperienza è ottima, con tutto il resto davvero pessima.

C’è competizione fra le piccole case editrici del fantastico?

Direi decisamente di sì, delle volte è palese mentre delle altre è meno evidente. Penso che sotto sotto ci sia sempre, si tratta comunque di aziende che devono spartirsi un mercato misero e difficile, in una situazione tutt’altro che remunerativa. Ogni singolo lettore ha il suo peso, insomma. Il problema è che delle volte ci vanno di mezzo gli autori, a me è capitato di ricevere una serie di recensione negative fasulle che disprezzavano diverse mie opere più altre della mia casa editrice e, con lo stesso account, recensioni iperpositive per un’altra piccola CE concorrente.

Secondo te all’estero leggono i romanzi fantasy italiani?

Direi proprio di no, perché l’italiano non arriva quasi mai all’estero, perché se non fa certi numeri in Italia non può essere considerato fuori. Si parla di investimenti belli grandi che le CE decidono di fare solo per opere che reputano vendibili ben oltre la spesa compiuta. Poi la questione è più complessa di quanto può sembrare, perché ci vuole una CE grande, un agente che ti propone o uno scout dall’estero che ti trova. Strada complessa ma che in futuro mi piacerebbe tentare con un buon agente, vedremo.

Quali sono i tuoi modelli d’ispirazione nella narrativa fantasy italiana e non?

Inizialmente la mia unica ispirazione era Tolkien, adesso sto virando su una mia forma personale, cercando una propria identità, ecco perché sto sperimentando varie forme di scrittura in base a ciò che sto narrando. Penso proprio che sia ciò che mi piace più fare, ovvero cambiare sulla base del romanzo e su quello che voglio trasmettere. Solo il tempo mi dirà se è un bene o un male…

Qual è il tuo grande punto di forza come autore?

La voglia di crescere e imparare, cercando di migliorare ogni volta senza lasciarmi scoraggiare. E poi tanta ma tanta inventiva con un sacco di idee. Inoltre mi piace molto confrontarmi con il parere critico dei lettori, conoscere altri punti di vista per notare cose che non vedo da solo in modo da poter migliorare sempre.

E il tuo punto debole?

Direi la pigrizia, ho così tanti progetti ben precisi in mente ma devo ritagliare il tempo per scriverli e spesso non ho molta voglia tra il lavoro, la famiglia, gli hobby, gli amici e altro. Forse anche il mio stile ancora troppo acerbo su alcuni aspetti.

Condividi:
Share on facebook
Share on twitter
Share on reddit
Share on telegram
Share on whatsapp
Articoli correlati: