Perché i libri costano così tanto? Intervista con Masa di Acheron Books

intervista masa

Questa intervista è stata originariamente pubblicata sulla pagina Facebook di Fantasy Books Italia. L’intento iniziale fu quello di capire le dinamiche dell’editoria fantasy in Italia, e di come tutto questo influisse sui prezzi di copertina. Quindi non si parla solo di prezzi, ma anche di tutta la filiera del libro, in aggiunta: tre consigli per sostenere l’editoria fantasy medio-piccola.

L’intervista

Ciao a tutti, io sono Masa e sono il capo redattore di Acheron Books. Per chi non la conoscesse è una casa editrice indipendente specializzata nel fantastico nostrano. Oltre a quello, lavoro come freelance per altre due redazioni, sono libraio, autore e writing coach. Insomma, lavoro nella filiera del libro in quasi ogni sua parte.

➤Perché si pensa che il prezzo dei libri sia aumentato nel corso degli ultimi 20 anni, ragioni economiche e politiche a parte?

Be’, in parte è anche normale. In 20 anni, l’inflazione comunque di un poco sale, non si può certo pretendere che i prezzi restino sempre bloccati. Inoltre, basti pensare all’autostrada che aumenta ogni anno. Purtroppo, è una cosa normale. Ma questo è soltanto uno dei motivi, ovviamente. L’editoria è un settore in grande difficoltà, che non si è mai del tutto ripresa dalla crisi del 2008 (basti pensare agli anticipi che le grandi Case Editrici davano agli autori prima, e a quelli che danno ora…). È normale che di fronte a un calo delle copie vendute, i prezzi lievitino un po’ per compensare le perdite.

➤Molti lettori pensano che il costo dei libri sia “elevato”, ma è proprio così?

Il problema è che non è mai chiaro tutto il lavoro che c’è dietro alla produzione di un libro, ma di questo ne parliamo dopo.
Bisogna pensare a monte della questione secondo me. Non è tanto dire che il libro costa tanto, ma chiedersi perché ha quel prezzo. Ogni editore fa i suoi conti e fa le sue scelte, e non a caso. Ci sono costi di traduzione o di editing da ammortizzare, anticipi da corrispondere agli autori esteri, tipografia da pagare, stipendi dei dipendenti, le bollette, le tasse. In base a questo e allo storico del venduto, un Editore sceglie qual è il prezzo corretto per il suo libro.

Non pensate anche solo un momento che un editore applichi prezzi “alti” perché vuole farsi la villa o il macchinone. Gli anni 80 e 90 sono finiti, purtroppo. E soprattutto nell’ambito del fantastico, la situazione non è così facile. La verità è che siamo una nicchia e ci sono pochi lettori. Se si riuscisse a vendere più copie, i prezzi forse sarebbero più bassi.
Poi bisogna anche distinguere tra Case Editrici Big e Case Editrici Medio-Piccole. Non si può pretendere che le seconde possano mantenere i prezzi in linea con loro. C’è un’enorme differenza di costi di tipografia e anche di numero di copie stampate. Pensate alla big più grande italiana, penso avrete capito tutti anche senza fare nomi. Stampa centinaia e centinaia di titoli all’anno, tenendo conto di tutte le collane, è impossibile per una redazione che magari ne stampa da 10 a 30 stare al passo. Quindi, il mio consiglio è questo: cercate di scindere i prezzi che una Big può proporre da quelli con cui una Medio-Piccola riesce a sopravvivere.

➤Cosa c’è dietro la produzione di un libro e quali sono i costi?

Fare un libro costa molto. Se facessimo un conteggio in base oraria tra il tempo speso da autore, editor, correttori bozze e tutto il resto della filiera, non si rientrerebbe mai dell’investimento. Entro la fine dell’anno uscirà un mio romanzo su cui ci sto lavorando da undici anni. Ho perso il conto delle ore perse nelle varie stesure, tutto il lavoro che ci ho dedicato. Secondo voi questo libro “quanto è costato”? Molto, ma meglio non pensarci.
Andiamo sul tecnico, invece. Togliendo il discorso autore, che non rientrerà mai dell’investimento di tempo, a meno che non venda migliaia e migliaia di copie (e vi dico già che sul fantastico in Italia questi numeri è molto difficile che si facciano), passiamo al lato editoriale.

Molti magari potrebbero pensare che una grande fetta del prezzo di copertina finisca nelle tasche dell’editore. Proviamo però a scorporare i vari costi in termini percentuali per capire quanto in realtà resta all’editore.
Tenete presente che per arrivare in libreria e soprattutto le grandi librerie di catena, ci vuole un distributore nazionale. Il distributore, sommando anche la percentuale che spetta alla promozione (cioè la “società” che si occupa di reperire le prenotazioni dai librai, obbligatoria per un distributore nazionale), “acquista” il titolo con il 60% di sconto. La fetta “più grande” poi spetta al libraio con una percentuale che può oscillare tra il 30% e il 35%, a seconda dei contratti. Con Amazon si risparmia la parte di promozione, se si ha un conto diretto, e anche lì si oscilla attorno al 50% di sconto. Quindi, all’editore resta il 40%? Non proprio. Ci sono spese fisse di cui tenere conto.

Ora farò delle medie, perché dipende molto anche dai contratti che si vanno a firmare. Dobbiamo scorporare un 7-8% di Royalties autore, 4% di IVA da pagare, e un 17% circa di costi di tipografia (ma anche qui dipende molto da quanto si stampa, la tiratura, e molte altre cose.) Quindi, sottraendo tutto, all’editore resta l’11-12% del prezzo di copertina (quando va bene). Ed è tutto guadagno? Nossignore! Con quello, bisogna pagare: la logistica, l’impaginazione, l’editing, la traduzione (che può costare diverse migliaia di euro), gli stipendi, le bollette, le tasse, un minimo di marketing, l’illustrazione di copertina, la grafica. (Ricordiamoci inoltre che l’editore è l’unico nella filiera che investe soldi.) Fate ora voi il conto di quanto resta davvero attaccato di guadagno. No, scherzavo, non fatelo, se no la risposta sarà desolante. Ci vogliono davvero tante copie vendute per rientrare.

Questo è uno dei motivi per cui alcune saghe vengono interrotte. La verità, è che non vendono abbastanza. Ricordiamoci che le Case Editrici non sono Onlus, ma sono aziende che devono avere dei guadagni. Se un libro è in forte perdita, purtroppo la colpa dell’editore, a volte, è proprio marginale. Certo, si potrebbe sempre fare di più, e grazie ai social e ai vari booktuber e bookstagrammer ora un libro può avere più visibilità, però dovete tenere conto, che di soldi, nell’editoria ce ne sono davvero pochi. A volte non ci sono risorse per fare marketing come si deve. (E si fa, anche se sembra che voi non lo vedete. Quando sui vari store vi compaiono libri consigliati, non pensate solo un istante che quel servizio sia gratis).

La verità è solo una. Se vi piace un libro, vi piace una saga, non aspettate, dicendo: “aspetto che escano tutti prima di comprarli”. Questo è il modo più veloce per far interrompere una serie. Se un libro vi piace, compratelo, recensitelo sui vari store (con un tot di recensioni un dato titolo aumenta di visibilità negli algoritmi), consigliatelo ai vostri amici che leggono il nostro genere. Solo se un libro vende, c’è la speranza che non sia interrotto. Fidatevi, è l’unico modo.

Ma è finita qui? Quindi quando un distributore paga è tutto a posto? Posso reinvestire? Sì, o meglio, no. C’è sempre il fatidico reso. Un librario può rendere i libri invenduti senza problema, e il distributore quindi richiederà indietro all’editore i soldi che aveva “anticipato” in fattura. E qual è l’unico modo per restare in qualche modo sempre in “attivo”? Stampare più libri. In questo modo il distributore, che a questo punto sembra quasi più una banca, anticiperà altri soldi (che pagherà comodamente 90-120 giorni dopo l’ordine) e bisogna sperare qualche libro buono la imbrocchi. È un sistema che a mio avviso non funziona, perché è sempre a debito e non si ha mai la certezza che un titolo possa aver ripianato i costi o meno. Bisognerebbe ripensare a tutta la filiera, ma qui ci deve pensare gente più in alto…

➤Il costo di produzione di un ebook differisce da quello di un libro cartaceo?

Le uniche differenze stanno nel costo della tipografia (come abbiamo detto un 17% di media), nella logistica (non devo spedirlo da nessuna parte) e marginalmente nell’impaginazione, perché è sensibilmente più veloce, ma il prezzo incide poco o nulla.
Il resto delle spese è invariato. Volete la nuda verità? Siamo stati abituati male, con gli ebook. I prezzi sono in realtà molto bassi, a mio avviso, ma di questo ne parliamo pure dopo.

➤La tattica di alcune case editrici di applicare sconti frequenti al loro catalogo digitale è una tattica vincente? Cosa comporta per la CE scendere a patti con le super promozioni?

Questo è marketing. È raggiungere in gran parte lettori che normalmente non avrebbero letto un tuo titolo, ma di fronte a una spesa così irrisoria, invece viene “acchiappato”. Certo, se la cosa è sistematica, un lettore forte può attendere e cogliere al balzo l’opportunità, ma la verità dei fatti è che il mercato degli ebook è talmente irrisorio che fa davvero poca differenza. Qualche anno fa, il mercato degli ebook si aggirava attorno al 3% del totale. Non ho dati aggiornati, ma non dovrebbe essere cresciuto più di qualche punto percentuale.

➤Perché alcune case editrici mettono gli ebook a prezzi contenuti, mentre altre lo fanno a prezzi comparabili a quelli di un libro cartaceo?

Perché, come dicevo prima, siamo stati abituati male. Togliendo la parte “fisica” dei costi, un prezzo giusto potrebbe essere un 20-30% in meno rispetto al prezzo del cartaceo. Il mercato era così irrisorio, che i prezzi bassi servivano a incentivare l’acquisto. Il problema è che se ora li alzi, tutti ti danno del “ladro”, il problema è che le ore lavoro non è che sono cambiate, i vari costi anche. Su questo bisognerebbe fare un ragionamento sensato.

➤Come funzionano gli sconti sui libri? Chi della filiera produttiva ci perde? L’editore o la libreria (digitale o non)? Cosa pensi della nuova legge sul tetto degli sconti del 5%? Aiuterà veramente l’economia dell’editoria oppure potrebbe far addirittura peggiorare la situazione?

Gli sconti sui libri incidono sempre e solo sull’ultimo step della filiera, quindi sulla parte percentuale che spetterebbe ai rivenditori: librai e shop online. Agli editori non cambia nulla, perché le percentuali di distribuzione rimangono le stesse che vi ho illustrato prima. Il vantaggio va tutto ai librai, i cuoi prezzi ora sono più concorrenziali con gli shop online, ma fino a un certo punto, ed è un mio parere personalissimo. Chi comprava su Amazon prima, lo farà anche adesso. Insomma non cambierà nulla, se non che l’acquirente spenderà sensibilmente di più.
Gli editori però potrebbero avere un piccolo vantaggio se gli acquirenti comprassero sul loro sito diretto. Questo è sempre un buon modo per supportare le case editrici, soprattutto indipendenti, che vi piacciono. Acquistare libri dal loro sito, o in fiera, se presenti con uno stand.

➤Come ricadrà la crisi che stiamo vivendo sul mondo dell’editoria e quello dei lettori?

Purtroppo questa crisi inciderà in maniera drammatica. Purtroppo, se le cose non si risolleveranno, mi aspetto di vedere alcuni “cadaveri” passare sotto il ponte. I dati sono drammatici. -71% di vendite globali a marzo, i dati di aprile non ci sono ancora, ma i distributori e Amazon hanno riaperto gli ordini solo da poco. La crisi del 2008 sarà niente in confronto a quello che sta succedendo ora. Inoltre, anche i lettori avranno meno potere d’acquisto, quindi magari dovranno scegliere cosa comprare e cosa no. L’unico appello che posso darvi è questo: cercate di aiutare le case editrici che trattano fantastico, se è nelle vostre possibilità, perché ci aspettano momenti davvero difficili.

➤Il futuro del fantasy è nelle mani di chi? Negli ultimi vent’anni il fantasy in Italia è stato altalenante. Molte case editrici hanno definitivamente lasciato il genere, alcune ripubblicano ciclicamente gli stessi titoli, e altre sono anche fallite. Le rimaste pubblicano poche nuove uscite all’anno, mentre altre cercano di beccare il giusto bestseller. Come vedi il futuro dell’editoria?

Se guardiamo ai “big”, i nomi restano sempre quelli, fermo restando che di BIG ce n’è una sola, e gli altri sono editori medi (anche se la percezione del lettore potrebbe essere alterata dal fatto che vedendo i libri in libreria si ha la tendenza a pensare che le Case Editrici siano equiparate).
Il grosso “svantaggio” del pubblico fantasy è che è perlopiù esterofilo. Più di una volta mi è capitato di vedere gente snobbare autori italiani… in quanto italiani. Questo a mio avviso è un errore perché ci sono realtà più piccole che propongono fantastico scritto da italiani che a qualità non ha nulla da invidiare a quello importato. La percezione che il fantasy “italiano” sia di qualità inferiore è dovuta soprattutto a un confronto impietoso: tutto ciò che arriva dall’estero è stato già scremato dal mercato estero, quindi è più “difficile” trovare titoli “brutti” (anche se spesso se ne trovano eccome). Il problema è che se un titolo estero (che mediamente costa di più in produzione di un titolo scritto da italiani) fallisce, si avrà una perdita e da qui le varie saghe interrotte, prezzi di secondi volumi rialzati, l’uscita di meno titoli e via dicendo.

I miei consigli per supportare il fantasy in Italia sono questi:

  1. Se vi piace un libro, compratelo, consigliatelo, fate recensioni sugli store, sui social. Quest’ultimo passaggio è FONDAMENTALE. Purtroppo siamo una nicchia, e il passaparola diventa uno strumento decisivo, soprattutto per quanto riguarda case editrici indipendenti, che non possono permettersi grandi spese di marketing (ma che fanno comunque… tutte le volte che su uno store vi compare un libro tra i consigliati, non pensate che sia una cosa gratuita…)
  2. Comprate sempre i libri di una saga, non aspettate mai che “sia completa” prima di acquistare. Questo è il modo più veloce per non vederla mai finita. Per continuare un investimento oneroso come titoli in traduzione, o comunque saghe lunghe in generale, è cruciale che la saga venda. Se un editore interrompe una serie non è perché è cattivo, ma perché ci sta perdendo soldi. Nessuno sano di mente interromperebbe qualcosa che gli porta un guadagno, davvero.
  3. Supportate anche l’italiano, oltre che l’estero. Abbiamo penne formidabili, storie originali, pronte per essere scoperte. Basta sapere cercare (le recensioni! I bookstagrammer! I booktuber! I gruppi sui social!). Voi non potete sapere quanto è dura per noi scrittori italiani di fantasy. In pratica è come giocare a Dark Souls in modalità NG+++, senza equipaggiamento, un coltello e uno scudo fatto di assi di legno. Fidatevi dei vostri recensori di fiducia e non ne resterete delusi!
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