Harry Potter e il Principe Mezzosangue: Finalmente Annunciata l’Edizione Illustrata per il 2026

Una notizia che i fan stavano aspettando da anni: Bloomsbury ha ufficialmente confermato che il sesto libro di Harry Potter in versione illustrata arriverà nell’ottobre del 2026, con Levi Pinfold che prende il testimone da Jim Kay.

Dopo l’attesa che sembrava non finire mai, finalmente è arrivato l’annuncio che tutti i potterhead stavano aspettando. La casa editrice Bloomsbury ha confermato che “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” nella sua versione illustrata sarà pubblicato nell’ottobre 2026, sia nel Regno Unito che simultaneamente negli Stati Uniti tramite Scholastic.

Il Cambio di Guardia: Da Jim Kay a Levi Pinfold

Bloomsbury Children’s Books ha annunciato che Levi Pinfold sarà l’illustratore degli ultimi due libri della serie delle edizioni illustrate di Harry Potter, continuando la narrazione visiva iniziata da Jim Kay. Questo cambio di testimone era atteso da tempo, considerando che Jim Kay aveva completato i primi cinque volumi della serie con il suo stile inconfondibile.

La decisione di affidare a Pinfold gli ultimi due libri della saga non è casuale. Si tratta infatti dei volumi più lunghi e tematicamente più complessi della serie, caratterizzati da atmosfere sempre più cupe e mature. Il Principe Mezzosangue e i Doni della Morte rappresentano la fase più dark della storia di Harry Potter, dove i temi della morte, del sacrificio e della guerra diventano centrali.

Chi è Levi Pinfold

Levi Pinfold disegna dalla sua immaginazione da quando riesce a ricordare, ha pubblicato molti libri acclamati ed è vincitore del prestigioso CILIP Kate Greenaway Medal. Nato nella Forest of Dean – curiosamente, la stessa foresta che appare nei Doni della Morte – ora vive nel New South Wales, in Australia.

L’artista ha già dimostrato le sue capacità nel mondo di Harry Potter, avendo lavorato su “The Harry Potter Wizarding Almanac”, e la sua nomina per completare la serie illustrata rappresenta una scelta ponderata da parte di Bloomsbury. Il suo stile artistico, caratterizzato da un’attenzione particolare agli dettagli e da una capacità di catturare l’essenza magica e al tempo stesso realistica del mondo wizarding, lo rende perfetto per affrontare le sfide narrative dei libri finali.

Pinfold ha espresso il suo entusiasmo dichiarando: “Essere dato le chiavi di Hogwarts e essere chiesto di esplorare si sente esattamente come suona… magico. Questi libri sono come vecchi amici, e mi sento incredibilmente fortunato nel tentare di condividere quello che vedo in loro”.

L’illustratore ha anche aggiunto che spera di condividere quel senso di meraviglia e stupore con i lettori, con il suo io più giovane e con i suoi stessi figli, dimostrando quanto personale sia questo progetto per lui.

Prospettive per l’Edizione Italiana

Con la conferma che la pubblicazione sarà mondiale, gestita da Bloomsbury per l’edizione UK e da Scholastic per quella statunitense, è lecito aspettarsi che anche l’Italia riceverà la sua versione localizzata nel medesimo periodo. Storicamente, le edizioni illustrate di Harry Potter hanno avuto distribuzioni quasi simultanee a livello globale, e non c’è motivo di pensare che questa volta sarà diverso.

I fan italiani possono quindi già iniziare a segnare sul calendario l’autunno del 2026, quando finalmente potranno ammirare le illustrazioni di Pinfold che accompagneranno una delle storie più intense e drammatiche della saga di Harry Potter.

Non resta che attendere pazientemente di vedere come Pinfold interpreterà visivamente alcuni dei momenti più iconici e drammatici dell’intera saga del giovane mago.

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Harry Potter Illustrato: tutti i libri e il futuro dopo Jim Kay (2025)

Il mondo delle edizioni illustrate di Harry Potter rappresenta un tesoro bibliografico tanto vasto quanto affascinante. Realizzare una panoramica completa di queste pubblicazioni è un compito complesso, data la ricchezza e la varietà delle opere prodotte nel corso degli anni. Tuttavia, questi volumi rappresentano indubbiamente il punto più alto della pubblicazione dei romanzi di J.K. Rowling, soprattutto grazie al contributo straordinario di artisti del calibro di Jim Kay.

Le illustrazioni di Kay, in particolare, hanno ridefinito l’immaginario visivo della serie: ogni sua tavola è un capolavoro di dettagli e atmosfera, dove la magia prende letteralmente vita sulla carta. La sua interpretazione di Hogwarts, dei suoi abitanti e delle creature magiche va oltre la semplice illustrazione, creando un’esperienza immersiva che arricchisce profondamente la narrativa originale. Personalmente vedo questo volumi come un tesoro prezioso e il miglior modo per avventurarsi nel mondo di Harry Potter.

Tutte le edizioni illustrate

Ho stilato una lista delle principali pubblicazioni ufficiali di edizioni illustrate:

Harry Potter e la Pietra Filosofale Edizione Illustrata (6 ottobre 2015)

Prima incursione di Jim Kay nel mondo magico, che stabilisce lo stile visivo della serie con illustrazioni ricche di dettagli di Hogwarts, Harry e creature magiche.

Harry Potter e la Camera dei Segreti: Edizione Illustrata (4 ottobre 2016)

Secondo volume di Kay caratterizzato da straordinarie rappresentazioni della Camera dei Segreti, Dobby e il basilisco, che enfatizzano il tono più cupo del secondo libro.

Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban: Edizione Illustrata (3 ottobre 2017) & Animali Fantastici e Dove Trovarli: Edizione Illustrata (7 novembre 2017)

Terzo libro di Kay, notevole per i suoi atmosferici dissennatori e le trasformazioni del lupo mannaro.
L’edizione di Animali Fantastici, illustrata da Olivia Lomenech Gill, offre una visione naturalistica delle creature magiche.

Le Fiabe di Beda il Bardo – Edizione Illustrata (2 ottobre 2018)

Chris Riddell porta il suo stile distintivo a queste fiabe del mondo magico, creando uno splendido volume complementare alla serie.

Harry Potter e il Calice di Fuoco: Edizione Illustrata (8 ottobre 2019)

L’opera più ambiziosa di Kay finora, con scene complesse del Torneo Tremaghi e dettagliate illustrazioni dei draghi.

Il Quidditch Attraverso i Secoli – Edizione Illustrata (6 ottobre 2020) Le illustrazioni di Emily Gravett danno vita alla storia e alle dinamiche dello sport magico.

Harry Potter – Un Anno Magico: Le Illustrazioni di Jim Kay (5 ottobre 2021) Una raccolta delle opere d’arte di Kay disposte come un calendario magico con inserimenti quotidiani.

Harry Potter e l’Ordine della Fenice: Edizione Illustrata (11 ottobre 2022)

L’ultimo libro di Potter di Kay, con Neil Packer come co-illustratore, che affronta il volume più lungo della serie.

L’Almanacco del Mondo Magico di Harry Potter (10 ottobre 2023) Peter Goes crea una guida visiva completa ai dettagli e al folklore del mondo magico.

Natale a Hogwarts (15 ottobre 2024) Un libro festivo con nuove illustrazioni di Ziyi Gao, incentrato sulle scene natalizie dal primo libro.

Le edizioni MinaLima

  • Harry Potter e la Pietra Filosofale: Edizione MinaLima (20 ottobre 2020)
    La prima edizione della serie con oltre 8 elementi interattivi, tra cui una mappa della Londra magica apribile, la lettera di Hogwarts estraibile e una versione girevole del Campo da Quidditch.
  • Harry Potter e la Camera dei Segreti: Edizione MinaLima (19 ottobre 2021)
    Include elementi pop-up come il Platano Picchiatore mobile, la Ford Anglia volante e un drammatico Basilisco pieghevole, oltre a una versione manipolabile del diario di Tom Riddle.
  • Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban: Edizione MinaLima (18 ottobre 2022)
    Presenta la Mappa del Malandrino come elemento estraibile, un meccanismo rotante per la trasformazione del lupo mannaro e un modello pop-up dell’Ippogrfo in volo.

Le edizioni MinaLima si fermano qua e non verranno continuate, non sono state commissionate e il progetto purtroppo termina con i primi tre volumi della serie.

Il futuro

La Bloomsbury, storica casa editrice inglese di Harry Potter, ha mantenuto negli anni una notevole costanza nella pubblicazione delle edizioni illustrate, rilasciando un nuovo volume ogni autunno. Tuttavia, il 2022 segnò un momento di incertezza per la serie: dopo l’addio di Jim Kay per motivi di salute e il completamento del quinto volume con l’aiuto di Neil Packer, non è stato ancora annunciato chi si occuperà di illustrare “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”.

La situazione è particolarmente interessante considerando che tutti gli spin-off della serie (“Animali Fantastici”, “Il Quidditch Attraverso i Secoli”, “Le Fiabe di Beda il Bardo”) hanno già ricevuto le loro edizioni illustrate da vari artisti. Questo pone la casa editrice di fronte a un bivio: o annunciare presto il nuovo illustratore che completerà gli ultimi due volumi della serie principale, o potenzialmente concludere qui il progetto delle edizioni illustrate.

Considerando la tradizione editoriale e il successo commerciale di queste edizioni, è probabile che nelle prossime settimane Bloomsbury romperà il silenzio, rivelando i suoi piani per il futuro della serie illustrata. Considerando che una frase nella newsletter (datata agosto 2024) di Bloomsbury lascia pensare che la casa editrice non si è dimenticata di questa serie.

La mia previsione è la seguente:

Harry Potter e il Principe Mezzosangue: Edizione Illustrata (Autunno 2025)*

Il penultimo volume della serie promette di essere particolarmente impegnativo per il nuovo illustratore, con le sue scene cruciali come la Caverna sul mare, i ricordi di Tom Riddle e il drammatico finale sulla Torre di Astronomia. Il cambio di stile artistico rappresenterà una nuova interpretazione del mondo sempre più cupo di Harry Potter.

Harry Potter e i Doni della Morte: Edizione Illustrata (Autunno 2027)*

L’ultimo e più complesso volume della serie richiederà un lavoro straordinario per rappresentare visivamente le battaglie epiche, la ricerca degli Horcrux e il drammatico confronto finale a Hogwarts. Le scene della Foresta Proibita, la fuga da Gringott e la Battaglia di Hogwarts rappresenteranno le sfide più impegnative per l’illustratore.

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Conquistare la propria libreria e diventare liberi

Vorrei avere la libertà di entrare in una libreria senza sapere quel che voglio, perdermi tra i nomi e trovare qualcosa da sfogliare. Vorrei comprare un libro, arrivare a casa e iniziare a leggerlo senza pensarci troppo, senza avere altro da leggere, così da potermi concentrare solo su quello.

Non vorrei avere il senso di colpa però, di avere già libri in libreria da leggere che mi guardano giudicanti, e il senso di colpa per aver sprecato soldi. No, non credo alla favola che ‘i soldi spesi in libri son sempre spesi bene’. Vedo i libri come scatole, i soldi son spesi ‘bene’ solo se apro quelle scatole e tiro fuori tutto quel che c’è da tirarci fuori.

Son giunto in conclusione, dopo due anni di acquisti impulsivi, fatti dicendomi “tanto prima o poi lo leggo”, che dato che è molto più facile comprare che leggere, è molto pericoloso dirsi “tanto prima o poi lo leggo”, perché potrebbe finire che la propria passione di leggere libri diventi presto ‘comprare libri’, e potremmo (tutti) ritrovarci con pile di libri che semplicemente non possiamo permetterci, che magari stanno lì a guardarci, e noi, non sapendo da dove partire, ci potremmo chiedere:”Perché li ho comprati?”.

Considerando che i gusti mutano a volte, non sono certo che i libri che ho comprato anni prima possano interessarmi ancora oggi. Se in un anno ho comprato 25 libri, mi ci vorrà quasi un anno o più per leggerli tutti stando alle mie statistiche di lettura. Sono sicuro di poter decidere in anticipo un anno di letture? È proprio stupido (per me) comprare in anticipo tanti libri, a meno che non siano occasioni particolari o irripetibili.

Un giorno ho aperto un file excel, ho messo tutti i libri che avevo in casa da leggere, ed era uscita la cifra esorbitante di quasi 500 euro spesi in libri. Come risoluzione di inizio anno, volevo abbattere quei 500 euro ed è stata la miglior decisione che avessi mai preso nell’ambito. Per me rivendere e consumare i libri è un po’ la stessa cosa, ergo mano a mano ho preso i vecchi libri e ho iniziato a leggere casualmente. Ciò che mi piaceva, lo leggevo e finivo, ciò che non mi è piaciuto, ho preso e rivenduto. Nel frattempo ho rivenduto anche altri libri che non mi interessava più avere in libreria, a che serve un libro letto lasciato in libreria che non intendo rileggere?

Ero incredulo per la quantità di bei libri che tenevo, e l’operarazione “repulisti” è stata più facile del previsto. Vedete, non c’era ricerca, non c’era tempo da perdere nel chiedere opinioni o a leggere recensioni. Nessun tempo a capire quale edizione fosse la migliore. Semplicemente, prendere un libro e aprirlo. Ciò mi ha portato appunto a godere dei soldi che avevo speso, e finalmente mi sentivo bene con me stesso. Sentirsi bene nei riguardi di ciò che si compra, di ciò che si legge, essere finalmente liberi dalla macchina capitalista, mi ha reso anche più cosciente sugli acquisti libreschi. Comprare è facile, non comprare ed aspettare, è molto difficile, soprattutto quando compriamo libri online. Non ho ancora terminato la mia impresa, ma già gusto il momento in cui sarò finalmente libero e mi riapproprierò della libertà di leggere quel che mi va sul momento senza sensi di colpa.

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Il messaggio ai fan di Brandon Sanderson da Lucca Comics 2021

Durante la presentazione delle ultime uscite targate Oscar Vault, è apparso con un breve video messaggio, Brandon Sanderson, che ha brevemente presentato il suo ultimo libro in uscita in Italia: Arcanum Unbounded.

Si tratta di una raccolta della maggior parte dei racconti dell’autore legati al Cosmoverso, il suo universo narrativo.

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Il Signore degli Anelli torna al cinema nel luglio 2021

Il Signore degli Anelli compie 20 anni nel 2021 e festeggia il compleanno tornando in sala nella versione rimasterizzata in 4K supervisionata da Peter Jackson, per l’edizione in blu ray 4K uscita nel 2020.

«La Compagnia dell’Anello»: in sala dal 22 al 26 luglio

«Le due torri»: in sala dal 27 al 30 luglio

«Il ritorno del re»: in sala dal 31 luglio al 4 agosto

Un’occasione da non perdere per chi, come me, non ha mai avuto l’occasione di vedere il capolavoro di Peter Jackson sul grande schermo, beneficiando per la prima volta, di una edizione impeccabile dal punto di vista tecnico.

Che dire? Correte a prenotare i posti nei vostri cinema IMAX di fiducia.

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Signore degli Anelli Serie TV su PRIME VIDEO, tutto quello che bisogna sapere

Un successo garantito?

La serie tv targata Amazon de Il Signore degli Anelli, anche se bisognerebbe iniziarla a chiamare con un altro nome, dato che avrà poco a che fare con la storia narrata nel libro omonimo, sarà sicuramente un grande successo. Non soltanto perché il mondo ama tutto ciò che è legato a Tolkien e le sue opere, ma perché sarà un kolossal seriale che avrà un impatto così forte sul pubblico mainstream, che Game of Thrones in confronto sembrerà niente di che. Come faccio ad esserne così sicuro?

  • La piattaforma. Oggi Prime Video è leader nel settore streaming, tanto che in pochi anni ha raggiunto (e forse superato) la concorrente Netflix, e la sua posizione non ha fatto altro che rinforzarsi con la chiusura dei cinema dovuta alla situazione pandemica. Quindi duecento milioni di abbonati potrebbe significare una platea di mezzo miliardo di persone, numeri da capogiro se confrontati con quelli di Sky ai tempi di Game of Thrones (ovviamente senza contare i pirati).
  • Il Budget. Ovviamente i numeri non significano nulla, anche perché non sapremo mai per la precisione come saranno suddivisi gli investimenti, tuttavia è chiaro un solo punto della questione: Amazon vuole fare le cose in grande e per bene. Si parla di un largo investimento “sulle infrastrutture, su un mondo”. Si parla quindi una cura a livello di worldbuilding, sperando che riescano a rimanere coerenti nel mondo costruito da Tolkien (missione molto difficile da completare).
  • Esperienza e moda. In questa Golden Age delle serie TV, Amazon ha capito cosa il pubblico cerchi in una serie tv, conosce l’impatto che ha avuto sulla società e sa cosa funzionerà. Certo, è importante capire che quest’opera non si rivolge ai fan più accaniti, ai lettori ma piuttosto ad un pubblico generalista. Non a caso il team selezionato da Amazon fa ben sperare.

Il Team di Produzione

Partiamo da nomi noti che giocheranno un ruolo fondamentale, sia perché saranno i principali protagonisti che avranno il compito di connettersi con il pubblico, sia perché il loro compito sarà proprio quello di toccare l’immaginazione di milioni di spettatori e fan. John Howe si occupa del lato artistico della serie TV, e non è un nome sconosciuto per i fan, dato che si tratta di uno dei due concept artist selezionati da Peter Jackson ai tempi della trilogia cinematografica. Si tratta inoltre di uno degli illustratori del mondo di Tolkien, in particolare ha illustrato Lo Hobbit e ha preso parte in numerosi lavori secondari, compreso “Unfinished Tales”.

Tom Shippey è l’esperto di Tolkien che presubilmente ha avuto il compito di porre dei paletti e aiutare la creazione di nuove storie nell’architettura storica preesistente. Accademico e saggista, Tom Shippey ha preso anche il posto di Tolkien quando egli ha lasciato la sua cattedra. È un’esperto della materia Tolkeniana, lo dimostrano i tanti saggi sulle opere del Professore universalmente apprezzati.

Figure chiave dalla serie cinematografica di Star Trek. Voi vi chiedereste ma cosa ci azzecca Star Trek con Il Signore degli Anelli? Nulla! Però non solo il compito di guidare la sceneggiatura è stato affidato a John D. Payne e Patrick McKay, ma anche altre figure importanti della produzione derivano dal team che ha lavorato sui film di Star Trek (compreso il quarto capitolo in arrivo prossimamente). C’è da aver fiducia? Personalmente ho apprezzato Star Trek: Into the Darkness ma decisamente meno Star Trek: Beyond, quindi per me è ancora un’incognita.

J.A. Bayona dirige i prime due episodi della serie TV. Un regista che si è distinto per The Impossible a livello internazionale, ma anche per il kolossal Jurassic Park: Il Regno Distrutto. Avremmo tutti preferito il nome di Peter Jackson, ma nulla gli vieta di presentarsi nel corso delle stagioni successive.

Ma chi scriverà le storie che popoleranno questo mondo? Gli scrittori assegnati sono nomi importanti e noti. Si parla di Gennifer Hutchison, famosa per il suo lavoro su Breaking Bad, Bryan Cogman dopo l’avventura con Game of Thrones, Jason Cahill dopo aver contribuito a Fringe e I Soprano, e altri scrittori forti dell’esperienza di grandi successi come Stranger Things, Better Call Saul, Toy Story 4 e Hannibal.

Insomma da questo lato possiamo considerarci in una botte di ferro.

Di cosa parlerà la serie?

Per chi non lo sapesse, la casa di produzione ha già rivelato che la serie TV sarà ambientata durante la Seconda Era. Senza andare troppo nel dettaglio, questa era è caratterizzata dalla nascita e la caduta del regno di Numenor, la nascita dell’Eregion e la fabbricazione degli anelli del potere e, come tutti sappiamo, ciò porterà a diverse guerre che culmineranno con l’Ultima Alleanza e la sconfitta di Sauron per mano di Isildur.

C’è molto campo libero, e terreno fertile per costruire delle storie adatte ad una serializzazione. In particolare a Numenor tra intrighi e divisioni che culmineranno in una guerra civile, e la caduta dell’isola stessa, è un buon terreno per crearci una serie tv. Gli intrighi saranno, secondo me, i protagonisti di questa nuova serie, un po’ per emulare le dinamiche di Game of Thrones, un po’ perché come format in sé le serie tv hanno bisogno per andare avanti di: coralità, di plot twist, di cliffhanger, di personaggi per cui tifare, e altri da detestare.

Personalmente questo mi rende dubbioso, perché si tratta di adattare uno stile narrativo ben differente da quello a cui le due trilogie cinematografiche ci hanno abituato, e da ciò già mi immagino scaturire decine di polemiche. Tuttavia è bene a tenere a mente che questo non sarà un prodotto canonico, è un prodotto che fa parte del grande universo Tolkeniano ma che sarà essenzialmente un progetto a sé stante, indipendente e derivativo. Non potrebbe in nessun modo a rovinare qualcosa, ma potrà essere un flop, oppure potrà solo andare ad arricchire questo già vasto “universo espanso” di Tolkien, ad oggi composto da produzioni cinematografiche, film animati (The War of the Rohirrim), videogiochi e tanto altro.

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Intervista all’autore: Rob Himmel

Chi è?

Rob Himmel è un autore emergente abruzzese, è pubblicato da DZ edizioni. Dal suo blog: ha esordito con il low fantasy “Le lame scarlatte” (DZ Edizioni – 2017), premiato al Trofeo Cittadella 2018. Poi è stato pubblicato con “La progenie di Abaddon” (DZ Edizioni – 2018) e con la trilogia “Il tempo dei mezzosangue” (DZ Edizioni – 2018/2019/2020).

L’intervista

Ciao Rob, partiamo con una domanda banale. Perché scrivi? E in particolare, perché scrivi romanzi fantasy?

Iniziai a scrivere per dar sfogo alla mia fantasia, assecondando la voglia di dar vita a idee e personaggi che mi piaceva creare fin da quando giocavo con i Lego sul tappeto per ore e ore, poi passata nelle campagne di Dungeons&Dragons quando facevo il Dungeons Master. Scrivo fantasy perché è il genere che amo di più, mi lascia libero di spaziare dove voglio senza impormi limiti. Io creo i mondi e le loro regole, senza confini né barriere.

Ora come ora, qual è il tuo obiettivo come autore? A cosa stai puntando?

Sto puntando a creare un universo narrativo che possa conquistare i lettori con avventure epiche e avvincenti, spaziando nelle varie forme e sfumature del fantasy. L’ho chiamato Aetermundi ed è in fase di crescita ed espansione, con ambientazioni molto differenti ma con alcuni elementi che creano dei sottili rimandi. Ad oggi ho pubblicato cinque romanzi, due autoconclusivi e una trilogia, ambientati su tre dei sette mondi che compongono questo universo, ma il meglio deve ancora arrivare perché i prossimi saranno più originali e particolari. Un sogno che ho nel cassetto, dopo aver pubblicato tutti questi progetti letterari che saranno ben oltre i trenta romanzi, mi piacerebbe legare il mio nome al genere fantasy, come obiettivo finale, tra qualche decennio.

Quali sono le più grande difficoltà che un autore emergente deve superare per essere competitivo in questo mercato?

Principalmente i lettori italiani che, come prima cosa sono pochissimi, soprattutto nel fantasy che viene considerato di nicchia e delle volte persino solo per bambini e adolescenti, mentre io mi rivolgo a un pubblico più maturo. Poi il pensiero comune che le opere italiane siano tutte pessime e ciò che arriva dall’estero è sempre migliore. Oltre a tutto ciò, purtroppo, c’è un marasma di gente che scrive romanzi ed emergere tra questa folla diventa difficile, anche perché gli autori superano i lettori, e la qualità media complessiva è molto bassa. Ci sono sempre opere davvero meritevoli, però, anche superiori ad alcuni famosi scrittori stranieri, almeno secondo il mio parere su quanto ho letto. Tutto questo va a influire sull’editoria che difficilmente investe su autori nostrani ai livelli alti, ma sono la piccola e media editoria a farlo, e nemmeno spesso.

Puoi raccontarci la tua esperienza con la piccola editoria?

Penso di essere uno dei più fortunati. Ho avuto esperienze brutte in precedenza con editori che chiedevano soldi o un acquisto minimo di copie, cosa che ho sempre ritenuto inconcepibile e quindi ho sempre rifiutato. Provai il crowdfunding del libro, ma mi ci sono trovato malissimo. Infine, a forza di cercare e seminare, ho trovato una casa editrice che mi ha accolto proprio nel suo periodo iniziale, e siamo cresciuti assieme. Hanno investito su di me, come su altri autori, lavoro professionale e senza che io spendessi nemmeno 1€. Quindi con la DZ Edizioni la mia esperienza è ottima, con tutto il resto davvero pessima.

C’è competizione fra le piccole case editrici del fantastico?

Direi decisamente di sì, delle volte è palese mentre delle altre è meno evidente. Penso che sotto sotto ci sia sempre, si tratta comunque di aziende che devono spartirsi un mercato misero e difficile, in una situazione tutt’altro che remunerativa. Ogni singolo lettore ha il suo peso, insomma. Il problema è che delle volte ci vanno di mezzo gli autori, a me è capitato di ricevere una serie di recensione negative fasulle che disprezzavano diverse mie opere più altre della mia casa editrice e, con lo stesso account, recensioni iperpositive per un’altra piccola CE concorrente.

Secondo te all’estero leggono i romanzi fantasy italiani?

Direi proprio di no, perché l’italiano non arriva quasi mai all’estero, perché se non fa certi numeri in Italia non può essere considerato fuori. Si parla di investimenti belli grandi che le CE decidono di fare solo per opere che reputano vendibili ben oltre la spesa compiuta. Poi la questione è più complessa di quanto può sembrare, perché ci vuole una CE grande, un agente che ti propone o uno scout dall’estero che ti trova. Strada complessa ma che in futuro mi piacerebbe tentare con un buon agente, vedremo.

Quali sono i tuoi modelli d’ispirazione nella narrativa fantasy italiana e non?

Inizialmente la mia unica ispirazione era Tolkien, adesso sto virando su una mia forma personale, cercando una propria identità, ecco perché sto sperimentando varie forme di scrittura in base a ciò che sto narrando. Penso proprio che sia ciò che mi piace più fare, ovvero cambiare sulla base del romanzo e su quello che voglio trasmettere. Solo il tempo mi dirà se è un bene o un male…

Qual è il tuo grande punto di forza come autore?

La voglia di crescere e imparare, cercando di migliorare ogni volta senza lasciarmi scoraggiare. E poi tanta ma tanta inventiva con un sacco di idee. Inoltre mi piace molto confrontarmi con il parere critico dei lettori, conoscere altri punti di vista per notare cose che non vedo da solo in modo da poter migliorare sempre.

E il tuo punto debole?

Direi la pigrizia, ho così tanti progetti ben precisi in mente ma devo ritagliare il tempo per scriverli e spesso non ho molta voglia tra il lavoro, la famiglia, gli hobby, gli amici e altro. Forse anche il mio stile ancora troppo acerbo su alcuni aspetti.

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Guida alla saga di Malazan (o il Libro Malazan dei Caduti)

Introduzione

Cos’è il Libro Malazan dei Caduti? A prima vista una saga più grossa della media, composta da dieci volumi tendenzialmente sempre più grandi, con copertine un po’ generiche e scure, opprimenti. I titoli sono evocativi, ma vaghi. Si passa dall’ambiguo Venti di Morte al curioso Il Dio Storpio.

Leggendo distrattamente le trame dietro ai libri si può intuire che parla di guerre, eserciti, conquiste imperiali, ma senza avere protagonisti definiti. Iniziando a sfogliarli si ottiene la stessa impressione: le cartine cambiano di libro in libro, i nomi dei personaggi, in elenchi lunghissimi, pure. I capitoli non iniziano con i nomi dei personaggi di riferimento, come nella saga di George Martin, ma con epigrafi più o meno lunghe, una vera e propria particolarità (anche se si era già vista nel più rinomato romanzo Dune). Al termine di qualche libro c’è una sorta di mini vocabolario con i termini specifici del mondo, ma andando avanti questo contenuto si perde. Il tutto trasmette imponenza, storicità, come se ci si trovasse di fronte ad una collana di cronache storiche di diverse battaglie, cronache volte a commemorare i caduti. E forse, si potrebbe pensare, questo è il Libro Malazan dei Caduti. Un lungo elenco di persone che hanno vissuto, sofferto e combattuto battaglie (alcune vinte, altre perse); e di loro, ora, restano solo i nomi su carta, e il messaggio che, volontariamente o meno, hanno trasmesso ai posteri; solo che si tratta di personaggi fittizi, non del nostro mondo. È questo Malazan, opera del canadese Steven Erikson? Certo, ma non solo. Questa presentazione è qui per spiegarlo.

Indice

  1. Di cosa parla la saga?
  2. Quali sono le dramatis personae?
  3. Dov’è ambientata la saga?
  4. Quanto è spietato il mondo di Wu e come si innesta la morte nel tessuto narrativo?
  5. Che tipo di magia c’è in Wu?
  6. Qual è la cifra stilistica de Il Libro Malazan dei Caduti?
  7. Esiste un messaggio veicolato dalla saga?
  8. Il libro Malazan dei caduti è una saga per tutti?
  9. Il libro Malazan dei caduti è un’opera perfetta?
  10. Da dove iniziare?
  11. Epilogo

Di cosa parla la saga?

“I bambini muoiono.”
Lull annuì. “Ecco un sintetico riassunto della storia dell’umanità. Chi ha bisogno di tomi e volumi? I bambini muoiono. Le ingiustizie del mondo sono racchiuse in quelle tre parole. Ti basterà citarle, Duiker, e il tuo lavoro sarà bell’e fatto.”

Tratto da La dimora fantasma

Sul continente di Genabackis l’Impero Malazan prosegue la sua inarrestabile campagna d’espansione, sorretto da maghi dall’ampio potere e soldati preceduti da una fama che alimenta leggende: gli Arsori di Ponti. A farne le spese sono tutte le Città Libere, le cui uniche ancora sottratte dal giogo imperiale risultano essere Pale e Darujhistan. Il teatro di battaglia si consuma tra queste due fazioni: da una parte l’Impero, divorato da discordie intestine e complotti di potere attorno al trono; dall’altra l’Alleanza, una confederazione di città e forze militari riunitesi sotto lo stesso vessillo per fronteggiare un comune nemico. Al di sopra delle schermaglie terrene si posizionano gli dei, imperscrutabili nei loro piani e deliberatamente spinti da propri interessi nel foraggiare le ostilità. La saga racconta le cronache di questo mondo; delle individualità che ne hanno preso parte e di tutti coloro che sono caduti. E lo fa attraverso una visione trasversale (tre continenti: Genabackis, Sette Città, Lether) che abbraccia un arco narrativo che copre centinaia di migliaia di anni.

Quali sono le dramatis personae?

Wu, come viene chiamato ufficiosamente l’universo narrativo di Malazan, nasce come ambientazione home made per un gioco di ruolo, scevra da un sistema specifico ma, come ogni giocatore di ruolo sa, il vero fulcro della storia sono i personaggi giocanti, i protagonisti. Data la genesi ludica del mondo di Malazan ci si potrebbe aspettare una struttura e uno stile  in linea con le più classiche storie dei Forgotten Realms di autori come Salvatore. Ed il primo libro, ad una lettura non attenta, potrebbe confermarlo: ecco il mago, l’assassino, il ladro, il guaritore, manca giusto il paladino e poi si potrebbe dire di avere il party al completo, pronto per una sana ruolata.

Nulla di più sbagliato.
Non solo i personaggi che popolano la saga sono fra i più disparati, sia per categoria che per moralità, ma anche il focus su di essi è originale e intrigante, per nulla scontato.

Iniziamo col dire che cercare i classici eroi, in Malazan,  è una missione destinata a fallire. Il mondo è grigio, per nulla manicheo. Spesso i buoni si ritrovano ad allearsi con i malvagi, al punto da diventare indistinguibili. Erikson non trascura i PoV di protagonisti che, nel mondo moderno, sarebbero altamente criticabili. Le imprese eroiche vengono compiute tanto da  uomini valorosi quanto da bruti stupratori, da giovani inesperti e veterani pieni di insicurezze. Vecchi, giovani, buoni, cattivi, umani, non umani: tutti possono influire sulle vicende generali o fallire nel tentativo di farlo. Come la nostra stessa storia ci insegna, non tutti i grandi uomini sono santi e non tutti gli sconfitti sono malvagi giustamente puniti.

L’approccio volto all’introspezione è coraggioso: l’autore balla tra focalizzazione esterna ed interna; nonostante il lettore venga messo a conoscenza dei fatti sempre attraverso i punti di vista variabili, lo scrittore non rimane mai del tutto nascosto dietro la voce narrante. Erikson non intacca mai l’individualità dei punti di vista e, allo stesso tempo, prende in prestito la voce dei suoi personaggi per veicolare riflessioni a lui care. Inoltre, il demiurgo del mondo di Wu gioca con la pazienza del lettore, poiché cela dietro una coltre di mistero i meccanismi interni di tantissime figure centrali, lasciando che il lettore, come un comune abitante di quel mondo, ricostruisca da solo – a volte senza nemmeno certezze – quello che davvero provano e pensano alcuni personaggi bigger than life. Immersione per sottrazione. Il comandante del tuo esercito è lì, che dà ordini; ma cosa pensa davvero di te, soldato? Ci tiene alla tua singola vita? E il suo piano? È frutto di una mente geniale o di una ciecamente arrogante?

Erikson, inoltre, nel suo amore per la diversità, non la rende manifesta a tutti costi, ma la integra con naturalezza. Le razze convivono tra loro pacificamente o meno; le donne in alcuni regni sono trattare parimenti agli uomini e in altri risultano subordinate; le diverse sessualità sono un dato di fatto, una realtà: un ritratto dell’umanità.

Dove è ambientata la saga?

Mappa di Corporal Nobbs, basata dalla versione di D’rek

Parlare della geografia della saga non è semplice, dopotutto si tratta di una storia che si dipana su diversi continenti. Si può però dire che, tranne per alcune eccezioni, i dieci libri principali hanno una ambientazione prevalentemente urbana. Che sia la marittima Città di Malaz, la capitale dell’impero, o una delle città dell’entroterra sul continente di Genabackis, ricco di pianure, le città in Malazan non mancano e fanno da sfondo a diverse vicende. Erikson è riuscito, con pochi tratti caratteristici, a differenziarle con notevole perizia: Darujhistan, una delle ultime città libere dall’impero sul continente di Genabackis, vivissima, piena di feste e, di sera, colorata di blu per via della sua illuminazione a gas; oppure Letheras, anch’essa vicina al mare, capitale di un altro impero sul continente di Lether, umida, patria di ratti e “indebitati” (l’equivalente dello schiavo, identificato dal debito economico che grava sulle sue spalle). Ma Wu offre anche scenari meno “civili” come il desertico continente di Sette Città, dove le popolazioni locali vivono in un clima di tensione e prossima ribellione contro l’occupante Impero Malazan. Oppure le comunità quasi tribali dei Tiste Edur, una razza umanoide che si ritrova a scontrarsi con l’espansionismo del Regno di Lether.

Quanto è spietato il mondo di Wu e come si innesta la morte nel tessuto narrativo?

Una saga come quella de Il Libro Malazan dei Caduti, inevitabilmente, deve confrontarsi con l’opera fantasy che più di tutte ha sdoganato l’imponderabilità dei destini di ogni personaggio in scena: Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. La trama ordita da Steven Erikson è davvero ascrivibile allo stesso livello di efferatezza e imparzialità dell’opera di George. R. R. Martin? Difficile dare una risposta certa. È necessario adottare due criteri, per paragonare le opere sotto questo aspetto: il valore assoluto del dramatis personae e la rilevanza di una singola morte.

Nella pantagruelica epopea di Steven Erikson si ravvisa un nutrito elenco di personaggi principali e secondari; ed è proprio questa ricchezza a garantire un bacino ampio da cui Hood – il mietitore in Wu – attinge per foraggiare il regno di suo appannaggio. Per Erikson è molto semplice “sbarazzarsi” di comparse o individui dall’influenza ridotta; presenze che, va ricordato per onestà intellettuale, sanno lasciare un segno pur nella fugacità della loro esistenza (uno dei grandi pregi della saga). Il bilancio funebre si mostra meno nefasto quando la lente d’ingrandimento si posiziona sui personaggi centrali (il secondo criterio di cui parlavamo poc’anzi). Questa apparente tranquillità acuisce la voragine emotiva che si spalanca al cospetto di una perdita illustre. Le morti, in Malazan, non sempre sono chiusura di un percorso epico, l’adempimento di una missione o l’estremo sacrificio per un bene più grande; in alcuni casi, come nella vita di tutti i giorni, si può morire per un errore o concatenazioni sfortunate di eventi. 
Alla resa dei conti, Erikson si porta in vantaggio nei confronti di Martin per quanto concerne il mero body-count; ma lo scrittore americano vanta, oggettivamente, un palmares più illustre quando il prezzo lo pagano i personaggi principali della sua storia.

Una riflessione va dedicata anche alla concezione della morte, gestita in maniera fluida e originale: un ruolo decisivo, nell’economia narrativa, è ricoperto dall’anima, depositaria dei ricordi della persona e persino del corpo mortale. L’essenza spirituale può divenire moneta di scambio nelle trattative tra divinità, nonché base di partenza capace di rinnovare l’individuo in nuove vesti (rinascite, reincarnazioni, elevazioni trascendentali, manifestazioni soprannaturali nel mondo terreno). Configuratosi come uno degli aspetti più atipici e particolari del sistema magico, la morte ne Il Libro Malazan dei Caduti è interessante nell’imprevedibilità dei suoi sviluppi, ma si rivela un tratto distintivo piuttosto indigesto ai puristi della “morte definitiva”.

Che tipo di magia c’è in Wu?

Quella di Malazan è una saga fluida, sotto molti aspetti: la morte, il tempo, la società, le razze; non c’è da sorprendersi, quindi, che lo sia anche la magia.

Senza rivelare troppo, si può dire che all’apparenza il sistema magico esistente in Wu sia di ispirazione classica e ludica, con i Canali e i rispettivi Sentieri che prendono il posto delle famose “scuole di magia”: Telas, il Sentiero del fuoco; Mockra, il Sentiero dell’Ombra e dell’Illusione; Denul, Sentiero della guarigione, ecc… Ogni mago, in linea di massima, si specializza in uno di essi e ne sfrutta le proprietà magiche. Approfondendo maggiormente l’architettura del sistema magico, si scopre che questi Sentieri sono veri e propri mondi a parte. Quando un mago attinge potere da uno di essi, apre uno squarcio nella realtà, da cui fa fuoriuscire il potere. È un procedimento rischioso: non solo perché un incauto ed eccessivo uso di un Canale potrebbe danneggiare il mago e chi lo circonda; ma anche perché in questi Canali è possibile precipitare, scoprendo, a proprie spese, che sono popolati da altre creature.

Ma abbiamo detto che la saga è fluida: Erikson, a differenza di autori come Brandon Sanderson, non vuole offrire un sistema altamente regolamentato. L’utilizzo dei Canali, sebbene intuitivo, non viene mai analizzato con spiegazioni dettagliate (anche perché non se ne sente il bisogno). E, sorpresa, non è l’unico sistema magico presente nell’universo di Wu, solo il più diffuso. La quantità e diversità di magie presenti generano un arazzo intricato, spesso curioso, che produce del genuino sense of wonder. 
Altro elemento di fluidità è il Mazzo dei Draghi, per certi versi rapportabile ai nostri tarocchi. Le carte di cui è composto raffigurano i membri del pantheon Malazan e alcune persone riescono ad utilizzarlo per “prevedere” gli eventi; ma quello che il mazzo mostra non è un futuro certo e ineluttabile, bensì le forze in gioco. In più, in molti casi, Erikson lascia che sia più il lettore che i personaggi a decifrare le letture del mazzo, creando una sorta di gioco volto a ricollegare, magari in anticipo, eventi e personaggi alle figure.

Quello che bisogna tenere a mente è che ad Erikson non interessa la magia in sé, intesa come elemento autonomo completamente avulso dal contesto, ma le conseguenze che ha sulla società. I maghi in Malazan influiscono sulle regole della società e della politica; e anche la guerra non si rivela differente dai due ambiti precedenti.
Il lettore non deve aspettarsi da Malazan formule magiche e poteri equilibrati, ma una magia che è una forza selvaggia, pericolosa e distruttiva, che ha contaminato il tessuto sociale di quel mondo.

Qual è la cifra stilistica de Il Libro Malazan dei Caduti?

Chi può dire dove stia il confine fra la verità e la miriade di pensieri che, insieme, danno forma ai ricordi? Distorciamo deliberatamente la realtà; confiniamo un vasto contenuto nelle limitazioni della necessità immaginata. Nell’abbandono della verità forgiamo, a torto o ragione, il significato universale. Lo specifico lascia il posto al generale; il particolare lascia il posto al grandioso.

Introduzione a Fra i consegnati (Heboric)

Come confermato dall’intervista curata dal The Crippled Blog, spazio virtuale legato a filo rosso con il forum italiano della saga, l’intera opera viene imbastita su un approccio metaletterario piuttosto scoperto a livello di forma e contenuti. Ogni capitolo viene accompagnato da un’epigrafe, la quale può concretizzarsi tanto in una poesia quanto in un estratto in prosa (tomo storico, diario di semplice speculazione da parte di qualcuno, leggende, testimonianze e/o dialoghi in presa diretta). Il lettore sarà chiamato in causa nel riordinare la miriade di informazioni – alcune decisive o arricchenti per la comprensione della storia, altre di semplice corollario -, nonché nell’indagare sull’effettiva veridicità di quanto stia leggendo in quel momento.

Dalla forma si passa fisiologicamente al contenuto: i punti di vista dei personaggi, persino i retaggi culturali di una razza o le leggende atte a far da motore per gli avvenimenti della storia, non devono mai godere della cieca fiducia da parte del lettore. Il quadro tratteggiato è una somma di prospettive soggettive. Scopo del lettore, quasi fosse alla stregua dell’archivista che riordina una polverosa biblioteca, è quello di rendere il più nitida possibile una parentesi storica non vissuta in prima persona.

Esiste un messaggio veicolato dalla saga?

“Noi umani non comprendiamo la compassione. In ogni momento della nostra vita, la tradiamo. Sì, ne conosciamo la preziosità, e tuttavia nel riconoscerla vi attribuiamo un valore, siamo parchi nell’elargirla, ritenendo che debba essere guadagnata. T’lan Imass, la compassione è senza prezzo nel senso più vero della parola, e deve essere elargita in abbondanza, liberamente.”

Tratto da Memorie di Ghiaccio

La risposta è inequivocabilmente affermativa, ma non univoca. L’autore, di formazione archeo-antropologica, pone enfasi sull’ascesa e caduta di società e razze; un perpetuo ciclo che nell’incedere dei secoli dimentica la storia: il presente ha la precedenza sulla memoria dei popoli e le motivazioni che li trainano. Si erge titanica, tra le pagine de Il libro Malazan dei Caduti, l’esigenza salvifica di essere testimoni dell’eredità passata; di acquisire la consapevolezza delle contraddizioni e iniquità perpetrate durante la storia. La comprensione diventa compassione, per spezzare il circolo autodistruttivo che abbiamo intrapreso con scrupolosa pervicacia. Come recita un passaggio: 

“[…] bisogna riconoscere e accettare, nel profondo dell’animo, che la realtà mortale possiede uno scopo di per sé, che il suo valore più grande non è destinato a noi, ma ai nostri figli e ai loro figli.” 

Anelito ad una presa di coscienza collettiva che può attecchire, infine, solo nella dimensione in cui consapevolezza e compassione aprono le porte a un personale percorso di redenzione; non ha importanza se influente ai fini delle cronache storiche o relegata al proprio, ridotto, contesto di azione. Il messaggio finale, forse, risiede proprio nell’invito a fare tutto il possibile, finché si calca questa terra, per migliorare l’esistenza nostra e di chi ci circonda.

Il Libro Malazan dei Caduti è una saga per tutti?

Sì e no. A dispetto del timore reverenziale che i lettori veterani trasmettono ai neofiti, ci si addentra in questo viaggio non certamente con un romanzo dalla portata gargantuesca. Sebbene acerbo e intuibilmente riscritto su di una sceneggiatura cinematografica, I giardini della luna parte in medias res, offrendo poche spiegazioni sul sistema magico e ancor meno contestualizzazioni dei personaggi e delle loro motivazioni, ma con buona attenzione e magari l’aiuto di una matita non c’è assolutamente nulla di insormontabile né di incomprensibile – anche perché non si può comprendere ciò che non si conosce ancora. Con il proseguimento della saga il mondo verrà ampliato e la componente introspettiva assumerà un ruolo preponderante: il lettore crescerà di pari passo con l’opera. Assunto che l’approccio mantenuto rimanga quello del primo volume, non si precipiterà mai in un disorientamento tale da rendere incomprensibili i filoni narrativi principali e le sottotrame di contorno (fatta eccezione per i rapporti tra le divinità antiche o gli intrighi imperiali pregressi). Rispetto ad altre saghe, in cui l’autore accompagna per mano il lettore attraverso spiegazioni innestate nella trama (a costo di sfociare nell’infodump), la saga di Erikson richiede una dose di memoria maggiore, soprattutto nei volumi finali.

L’approccio apparentemente difficoltoso viene mitigato dall’ironia corrosiva che pervade i dialoghi (tratto distintivo di personalità disilluse, ma al contempo capaci di ridere delle proprie contraddizioni), che si rivelano pungenti e brillanti, capaci di evidenziare certe sfumature senza sacrificare l’immediatezza di un linguaggio moderno. L’opera magna di Steven Erikson, d’altro canto, non è sicuramente indirizzata ai lettori che prediligono una narrazione canonica – pochi POV, linearità di esposizione, sistema magico sviscerato e spiegato passo passo – e più in generale un’opera che viaggia all’interno di un sottogenere fantasy prestabilito.

Il libro Malazan dei Caduti, in tal senso, raccorda high fantasy e alcuni aspetti del low fantasy in una perfetta simbiosi; alcune componenti sono imbastite su di una intelaiatura fantascientifica, mentre altre arricchiscono il mosaico attraverso atmosfere più debitrici al grimdark.

Il Libro Malazan dei Caduti è un’opera perfetta?

No. L’approccio dell’autore, non così generoso nell’offrire spiegazioni esaustive, mal si sposa con la necessità di una compattezza narrativa, quasi obbligatoria al cospetto di un mosaico profondo e stratificato. Alcune parentesi narrative evolvono in un vicolo cieco e altre vengono abbandonate; sovente capiterà di imbattersi nella descrizione di alcuni contesti – Kharkanas, Assail, Guardia Cremisi – che godranno, però, dell’adeguato approfondimento solo in romanzi esterni alla saga. Non sempre questo è un difetto: così facendo, Erikson propone prospettive realistiche, in quanto, come accade nella vita vera, non è sempre possibile essere testimoni di un percorso dall’inizio alla fine.

Quella dell’autore è quindi una scelta tanto coraggiosa quanto atipica, che però viene minata dall’esistenza di libri esterni alla saga, che riprendono i filoni lasciati in sospeso, facendoli apparire più come un espediente commerciale per spingere alla lettura di altri testi, che come un preciso intento artistico di metanarrativa postmoderna. La saga di Steven Erikson palesa un oggettivo sovraccarico di trame e personaggi; sembra quasi voler sfidare il buon senso per restituire un mondo sconfinato che, alla resa dei conti, di fronte alla limitatezza del mezzo cartaceo, non si rivela approfondito in tutte le sue componenti.
Questo continuo affastellamento di storie e sotto-trame impatta, di riflesso, la congruenza della timeline, che in parte deve indubbiamente rendersi poco accessibile per tutte le peculiarità descritte in precedenza; ma nell’ampio margine di scambio tra lettori restituisce alcune contraddizioni non sempre giustificabili.

Un altro aspetto discutibile risulta l’utilizzo non così irrisorio di deus ex machina, più o meno ingombranti: incontri di personaggi utili per “sbloccare” un determinato percorso; un ritrovamento fortuito di un oggetto in un contesto improbabile; elementi che vanno a eludere alcune necessità narrative (la Corporazione Trygalle è un lapalissiano espediente, in tal senso). Pur nell’originalità delle storie narrate – e una loro ramificazione tutt’altro che scontata all’interno della saga – si registra qualche sporadica “raddrizzata tattica”, che avrebbe potuto essere facilmente aggirata con una maggior solerzia da parte dell’autore.

Da dove iniziare?

Per concludere, parliamo dell’inizio.

Di solito, la domanda “da quale libro della saga partire?” ha una facile risposta: “il primo ad esser stato pubblicato”. Così non è per la saga di Malazan, che offre invece diversi punti di ingresso: quello più ovvio è I Giardini della Luna, primo tassello de Il Libro Malazan dei Caduti. Alcuni, però, suggeriscono come alternativa il quinto, Maree di Mezzanotte. Per quanto sia comunque possibile comprendere gli eventi, essendo questo un romanzo prequel rispetto agli altri, si suggerisce comunque di leggerli tutti in ordine, anche solo per poter apprezzare il maturare dello stile di Erikson nel corso del tempo.

Il discorso cambia se si ha la possibilità di poter leggere in inglese: un’alternativa potrebbe essere partire da Night of Knives, primo libro della saga parallela Novels of the Malazan Empire, scritta da Ian C. Esslemont: libro particolare, interamente ambientato in una sola giornata nella capitale dell’Impero Malazan e con protagonisti un soldato veterano ed una ragazza che aspira a diventare un’agente dell’impero; non solo è un prequel de I Giardini della Luna, ma arricchisce alcuni eventi dei primi libri di Erikson e offre una storia semplice da seguire e quasi totalmente autoconclusiva: un buon assaggio di Wu per chi è incerto
Per chi vuole iniziare con qualcosa di davvero breve, è consigliata l’antologia The First Collected Tales of Bauchelain and Korbal Broach che, con tre racconti, segue le vicende di due negromanti e del loro tapino servitore. 

Tutto ciò può sembrare confusionario, ma in realtà è a vantaggio del lettore, che può quindi approcciarsi a questo fantastico mondo come preferisce.
Se poi si volesse approfondire in che ordine è consigliato leggere la totalità dei libri, ecco qua un link ad una pagina in inglese molto valida: Suggested reading order.

Epilogo

Se avessi saputo dove portava questo sentiero, lo avresti percorso ugualmente?
Se avessi conosciuto il dolore della fine di un amore, lo avresti risvegliato comunque?
Se avessi compreso i pensieri della tua mente, li avresti esternati ugualmente?
Se con una parola avessi potuto tradire un amico, l’avresti pronunciata comunque?
Se avessi conosciuto il volto della morte, avresti osato toccarlo ugualmente?
Se questa moneta avesse potuto pagare il viaggio di un’anima, l’avresti rubata comunque?

Cantico Sparak, Salmo VII: La risata dell’avvoltoio

Malazan forse non è la saga fantasy migliore al mondo, ma è un’opera mastodontica e, soprattutto, unica nel suo genere.
Malazan ha accompagnato (e accompagna ancora, grazie a sequel e spin-off) tantissimi lettori in un mondo vivo, caledoiscopico, sfaccettato: intrattiene, fa piangere, ridere e riflettere; ispira altri artisti, come ad esempio il gruppo musicale Caladan Brood o l’illustratore Dejan Delic.
Malazan vive nei suoi lettori: una community compatta ma in costante crescita, che si riunisce intorno a forum, progetti dedicati e non manca di fornire supporto psicologico ai nuovi arrivati.

Che questo articolo possa spingere nuovi lettori a conoscerla, apprezzarla, ricordarla; o, come direbbe qualcuno, testimoniarla.

E così si conclude questa presentazione del Libro Malazan dei Caduti.

Da sinistra: Ian C. Esslemont e Steven Erikson
Questa guida è stata realizzata da Carmine D’Agostino e da Pietro Santoro.

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Pensieri su Under Heaven di Guy Gavriel Kay

“Il modo in cui ricordiamo cambia il modo in cui abbiamo vissuto. Il tempo scorre in entrambi i sensi. Facciamo storie delle nostre vite.”

La questione del titolo

Fino ad oggi non avevo mai compreso quanto un titolo sia importante, in quanto primo mezzo con cui il libro si affaccia al lettore. Provoca una sensazione, spinge a farsi un’idea sul libro, crea una suggestione visiva, uditiva, o, altre volte, fornisce una chiave di lettura. Io non sono un esperto di titoli, però credo che il titolo scelto per l’edizione italiana del libro di cui parlerò oggi sia fuorviante. In Italia lo si conosce come “La Rinascita di Shen Tai”, nella traduzione di Stefano Cresti, edito da Fanucci nel 2012. L’edizione originale è intitolata “Under Heaven”.

Rinascita può essere interpretato come una rivalsa, il ritorno dopo qualcosa di spiacevole. Esiste una “rinascita” in questo libro? Sì, già dal primo capitolo, ma anche fino all’ultimo ci sono rinascite.

Chi è Shen Tai? È il protagonista della storia? Più o meno. Il titolo, seppur distante da quello originale, ha un senso. Se non fosse (e qui arriva la parte fuorviante) che il libro non parla di Shen Tai, o almeno non unicamente. C’è un disegno più grande pagina dopo pagina di questo romanzo, tutto inizia da lui, ma anche se non si nota si estende molto più in là, come un sasso caduto in uno stagno, i cui cerchi concentrici increspano la superficie dell’acqua e si estendono fino a svanire. Tai è solo quel sasso.

Under Heaven d’altro canto, traducibile “Sotto il Cielo”, è un titolo che si presta molto di più a suggerire la grandezza della storia di Kay. Sotto il cielo vivono donne e uomini, soldati e cortigiane, contadini e stallieri, amici, consiglieri e così via. Il cielo è sempre immutabile, segue il suo corso indomito, indifferente alla vita al di sotto dei suoi occhi. Mentre la vita con tutte le sue diramazioni e bivi, intreccia i fili del tempo, crea un passato e plasma un futuro.

Il libro

Il fatto che alcuni avvenimenti sono inevitabili, è uno degli insegnamenti di questo libro : neppure il più saggio conosce tutte le conseguenze delle proprie azioni; neppure Shen Tai le conosce, che per scontare il periodo di lutto della morte di suo padre, un rinomato generale del Kitai, decide di vivere come un eremita a Kuala Nor, sito di una feroce battaglia, dove sotterra i resti dei soldati caduti, sia amici che nemici. È un atto che già di per sé commuove i più sensibili, non solo egli è supportato dalla propria fazione, ma anche dagli ex nemici del suo popolo, e infatti oltre al cibo e gli aiuti non sono l’unica ricompensa che Tai otterrà, infatti l’imperatrice Taguran, commossa dal suo gesto, gli donerà 250 cavalli sardiani, il cui valore è incalcolabile. Già questa premessa, mi ha smosso molto interiormente, un po’ come era già successo nel prologo de “Il Paese delle Due Lune” (Tigana), un altro libro che ho letto dello stesso autore.

Le nostre scelte indirizzano la nostra vita, e così per Tai iniziano a pararsi di fronte una serie di scelte, tutte così influenti e di gran impatto. Non c’è più niente che possa fare a cuor leggero, le sue scelte si ripercuotono su tutti coloro che gli stanno attorno: amici, nemici o sconosciuti.

Esiste una storia più meritevole di essere raccontata di altre? Kay riesce a rispondere a questa domanda, partendo proprio da chi subisce le scelte di Tai, non solo quelle che ha fatto dopo aver ricevuto in dono i cavalli sardiani, ma anche l’onore, la pietà, la furia e l’orgoglio condizionano i suoi gesti durante vari episodi della sua vita, che nel presente hanno ripercussioni inimmaginabili. Così l’autore dimostra che perfino la storia di un semplice soldato, la cui vita prende pieghe inaspettate, può diventare memorabile; e non si tratta solo delle storie in sé, ma anche la maestria dell’autore nello scriverla e narrarle.

L’ambientazione

L’autore si è ispirato alla Cina della dinastia Tang per questa storia, e anche se non sono uno storiografo, ho motivo di pensare che l’ambientazione dal punto di vista almeno sociale, gerarchico e culturale, non si differenzi molto dalla realtà storica. C’è qualche affascinante elemento fantasy lì in mezzo. in primis è introdotta una sorta di confraternita mercenaria indipendente, che accoglie sia donne che uomini, per addestrarli nell’assassinio e combattimento. Aggiungiamo un po’ di magia tribale e otteniamo un romanzo difficilmente inquadrabile in un unico genere, uno di questi però è il genere fantasy. La libertà che deriva da esso serve ad esplorare nuove linee narrative, arricchire la storia e riequilibrare alcuni aspetti come il ruolo della donna in una società fortemente patriarcale. Per chi fosse interessato, l’autore ha pubblicato in un essay sul perché amalgama elementi fantastici nelle sue storie.

In ogni caso, l’autore tratta con rispetto i suoi lettori, non addolcisce la pillola. Non tutto è piacevole eticamente o moralmente corretto. C’è violenza, crudeltà e spesso ingiustizia. Tutto questo è parte del motivo per cui ritengo questo romanzo magnifico.

Conclusioni

Ultimamente ho iniziato a rivalutare molti libri che ho letto, forse è anche colpa di Guy Gavriel Kay, o forse è solo colpa mia perché non ho ancora trovato i romanzi che fanno per me. Sto iniziando a pensare che dovrei valutare i libri nella misura di quanto siano memorabili, piuttosto di come mi facciano sentire nel fugace momento in cui li sto leggendo. “Cosa mi resta dopo aver letto?” è la domanda che mi pongo.

A volte sono personaggi con cui ho legato profondamente, con cui mi sono immedesimato a tal punto che inizio a soffrire e gioire con loro. È stato il caso di Kvothe, Sparviero, Stoner e così via.

Altre volte sono scene che provocano intense reazioni emotive – e non mi riferisco solo a scene strappalacrime – ma anche a momenti di puro sense of wonder, dovuto ad un arguto scambio di dialoghi o ad un momento adrenalinico causato da una potente scena action. Chi può mai dimenticare il finale mozzafiato de La Via dei Re di Brandon Sanderson, oppure l’ultima battaglia di Memorie di Ghiaccio di Steven Erikson?

E alla fine arriva Guy Gavriel Kay. Un autore che mi ha portato a rivalutare tutto ciò che ho letto precedentemente, perché mi ha portato a vivere costantemente momenti come questi. Ho trovato personaggi affascinanti, spesso gente comune, spesso persone di potere che vengono evocate così naturalmente e genuinamente, che mi sembra di aver a che fare con storie di persone reali. Shen Tai è uno di questi, ma anche la cortigiana di un bordello, un mendicante storpio o una guardia di confine. Ci sono dialoghi sublimi, creati con intelligenza e maestria. Confronti, colpi di scena, vendette e storie d’amore. È anche un romanzo di formazione, allo stesso tempo un testo storico, e infine una raccolta di massime di vita da annotare. Un romanzo che ti sorprende ad ogni pagina, che cambia volto, ti sorprende capitolo dopo capitolo, proprio fino alla fine. Un romanzo che travalica i generi, gli stereotipi ed è caratterizzato da un crudo realismo. Scritto dalla penna di un uomo che sa come smuovere l’animo delle persone toccando i fili giusti.

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Un anno dalla legge sugli sconti dei libri del 5%

Una legge per ghermirli, e nel buio incatenarli

A febbraio 2020 tutti i lettori abituali hanno dovuto subire una misura legislativa che abbassava il tetto massimo degli sconti su libri ad un misero 5% fino ad un massimo del 15% per un mese l’anno, contro il 15% standard e il 25% massimo della disposizione precedente. Il tutto teoricamente andrebbe a favore delle librerie fisiche, che sono state le più colpite dall’affermarsi sul mercato degli e-commerce come Amazon, Ibs, Libraccio.it. Tuttavia è difficile stabilire l’effettivo vantaggio in termini economici che potrebbero trarre le librerie fisiche da questa legge, e ancora non si hanno veri dati su cui discutere, complice anche la pandemia in corso.

Dal canto mio, ammetto di aver acquistato tre libri in una libreria fisica quest’anno, approfittando dello sconto riservato alle novità presso La Feltrinelli, perché a parità di prezzo, ammesso e concesso che mi sia possibile (lockdown e sicurezza permettendo) preferisco comprare un libro in libreria, per poter maneggiarlo, dopo essermi igienizzato le mani all’entrata, e aver constatato l’effettiva qualità dei libri, la mole e il contenuto. Penso che sia un’esperienza più autentica, almeno a livello personale perché non nego che mi piace frequentare le librerie. Mi piace girare per gli scaffali, mi piace curiosare tra i libri, scoprire altri titoli, leggere retro di copertina, farmi suggestionare dalle guide di viaggi o dai ricettari di cucina orientale.

Certo, tutto però cambia quando il prezzo online è fortemente diverso da quello in libreria, perché perfino il mio animo da lettore romantico, deve cedere allora al diavolo dell’e-commerce. Infatti i prezzi dei libri giorno dopo giorno aumentano, e i servizi di Amazon e simili son sempre più efficienti e comodi. Del resto io sono fortunato ad avere una libreria molto vicino a casa, ma scommetto che molti di voi debbano farsi alcuni km e quindi spendere per la benzina piuttosto che un biglietto dei mezzi pubblici, oltre al consumo del vostro tempo libero.

Una guerra persa in partenza

Credo sia una battaglia persa in anticipo questa tra le librerie fisiche e quelle online, perché lo sviluppo tecnologico è inevitabile, la comodità e la convenienza vince su tutto. Senza parlare delle librerie indipendenti, che non solo perderanno questa guerra dell’online, ma perderanno anche quella contro le grosse catene, che fino a poco fa offrivano carte fedeltà, buoni acquisti, ed in tempi recenti perfino sconti fuori legge.

Infatti La Feltrinelli ha tentato l’iniziativa di una campagna promozionale del 15% indiscriminato su tutti i libri con una spesa minima di 35 euro (che diciamocelo, non è difficile raggiungere), che offre quindi quasi 6 euro di sconto come minimo. Ma come previsto, è stata costretta a ritirarla e ora non v’e n’è più traccia sul sito ufficiale, al contrario propongono scontistiche sul catalogo outlet fino al -70%, libri fuori catalogo, ultime giacenze di magazzino. Ovviamente prima di questa morte definitiva, ci vorrà parecchio tempo, e ancora moltissime persone comprano esclusivamente in libreria: tanti lettori che leggono sporadicamente, quelli che regalano a natale l’ultimo giallo di tendenza, i pensionati che non accedono a internet, o gli studenti che devono comprare La Coscienza di Zeno per la scuola.

La pandemia ha avvantaggiato le librerie online, e gli attuativi di questa legge a volte fanno “cilecca”, perché non è raro trovarsi a sconti su Amazon per libri singoli che non fanno parte di alcuna campagna promozionale, sono errori ma perché non approfittarsene? Parlando di attuativi, la legge sullo sconto prevedeva anche una card da 100 euro per combattere la povertà culturale, destinata a famiglie con ISEE inferiore ad una determinata soglia. Questo provvedimento è stato anche previsto dalla precedente legge di bilancio con un budget di 1 milione di euro, che equivale a 100 euro per 10 mila famiglie in difficoltà, tuttavia non è mai stato fatto nulla da parte del ministero dei beni culturali in tal senso. Onestamente ci vorrebbe una card da 200 euro per tutte le famiglie con bambini che ogni anno devono acquistare testi scolastici, o per permettere a molti ragazzini di scoprire la lettura, per un futuro con una percentuale di lettori superiore a quella odierna (abbastanza imbarazzante), con un budget non di 1 milione di euro, ma almeno di cento volte tanto.

Alla fine più che salvare le librerie, mi sembra che si voglia avvantaggiare i colossi dell’e-commerce, e magari disincentivare la lettura, che diventa giorno dopo giorno, un hobby per privilegiati e ricchi.

Voi che ne pensate di questa questione? È una legge che secondo voi fa veramente la differenza? Da dove comprate? Questa legge ha cambiato le vostre abitudini?

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Perché i libri costano così tanto? Intervista con Masa di Acheron Books

Questa intervista è stata originariamente pubblicata sulla pagina Facebook di Fantasy Books Italia. L’intento iniziale fu quello di capire le dinamiche dell’editoria fantasy in Italia, e di come tutto questo influisse sui prezzi di copertina. Quindi non si parla solo di prezzi, ma anche di tutta la filiera del libro, in aggiunta: tre consigli per sostenere l’editoria fantasy medio-piccola.

L’intervista

Ciao a tutti, io sono Masa e sono il capo redattore di Acheron Books. Per chi non la conoscesse è una casa editrice indipendente specializzata nel fantastico nostrano. Oltre a quello, lavoro come freelance per altre due redazioni, sono libraio, autore e writing coach. Insomma, lavoro nella filiera del libro in quasi ogni sua parte.

➤Perché si pensa che il prezzo dei libri sia aumentato nel corso degli ultimi 20 anni, ragioni economiche e politiche a parte?

Be’, in parte è anche normale. In 20 anni, l’inflazione comunque di un poco sale, non si può certo pretendere che i prezzi restino sempre bloccati. Inoltre, basti pensare all’autostrada che aumenta ogni anno. Purtroppo, è una cosa normale. Ma questo è soltanto uno dei motivi, ovviamente. L’editoria è un settore in grande difficoltà, che non si è mai del tutto ripresa dalla crisi del 2008 (basti pensare agli anticipi che le grandi Case Editrici davano agli autori prima, e a quelli che danno ora…). È normale che di fronte a un calo delle copie vendute, i prezzi lievitino un po’ per compensare le perdite.

➤Molti lettori pensano che il costo dei libri sia “elevato”, ma è proprio così?

Il problema è che non è mai chiaro tutto il lavoro che c’è dietro alla produzione di un libro, ma di questo ne parliamo dopo.
Bisogna pensare a monte della questione secondo me. Non è tanto dire che il libro costa tanto, ma chiedersi perché ha quel prezzo. Ogni editore fa i suoi conti e fa le sue scelte, e non a caso. Ci sono costi di traduzione o di editing da ammortizzare, anticipi da corrispondere agli autori esteri, tipografia da pagare, stipendi dei dipendenti, le bollette, le tasse. In base a questo e allo storico del venduto, un Editore sceglie qual è il prezzo corretto per il suo libro.

Non pensate anche solo un momento che un editore applichi prezzi “alti” perché vuole farsi la villa o il macchinone. Gli anni 80 e 90 sono finiti, purtroppo. E soprattutto nell’ambito del fantastico, la situazione non è così facile. La verità è che siamo una nicchia e ci sono pochi lettori. Se si riuscisse a vendere più copie, i prezzi forse sarebbero più bassi.
Poi bisogna anche distinguere tra Case Editrici Big e Case Editrici Medio-Piccole. Non si può pretendere che le seconde possano mantenere i prezzi in linea con loro. C’è un’enorme differenza di costi di tipografia e anche di numero di copie stampate. Pensate alla big più grande italiana, penso avrete capito tutti anche senza fare nomi. Stampa centinaia e centinaia di titoli all’anno, tenendo conto di tutte le collane, è impossibile per una redazione che magari ne stampa da 10 a 30 stare al passo. Quindi, il mio consiglio è questo: cercate di scindere i prezzi che una Big può proporre da quelli con cui una Medio-Piccola riesce a sopravvivere.

➤Cosa c’è dietro la produzione di un libro e quali sono i costi?

Fare un libro costa molto. Se facessimo un conteggio in base oraria tra il tempo speso da autore, editor, correttori bozze e tutto il resto della filiera, non si rientrerebbe mai dell’investimento. Entro la fine dell’anno uscirà un mio romanzo su cui ci sto lavorando da undici anni. Ho perso il conto delle ore perse nelle varie stesure, tutto il lavoro che ci ho dedicato. Secondo voi questo libro “quanto è costato”? Molto, ma meglio non pensarci.
Andiamo sul tecnico, invece. Togliendo il discorso autore, che non rientrerà mai dell’investimento di tempo, a meno che non venda migliaia e migliaia di copie (e vi dico già che sul fantastico in Italia questi numeri è molto difficile che si facciano), passiamo al lato editoriale.

Molti magari potrebbero pensare che una grande fetta del prezzo di copertina finisca nelle tasche dell’editore. Proviamo però a scorporare i vari costi in termini percentuali per capire quanto in realtà resta all’editore.
Tenete presente che per arrivare in libreria e soprattutto le grandi librerie di catena, ci vuole un distributore nazionale. Il distributore, sommando anche la percentuale che spetta alla promozione (cioè la “società” che si occupa di reperire le prenotazioni dai librai, obbligatoria per un distributore nazionale), “acquista” il titolo con il 60% di sconto. La fetta “più grande” poi spetta al libraio con una percentuale che può oscillare tra il 30% e il 35%, a seconda dei contratti. Con Amazon si risparmia la parte di promozione, se si ha un conto diretto, e anche lì si oscilla attorno al 50% di sconto. Quindi, all’editore resta il 40%? Non proprio. Ci sono spese fisse di cui tenere conto.

Ora farò delle medie, perché dipende molto anche dai contratti che si vanno a firmare. Dobbiamo scorporare un 7-8% di Royalties autore, 4% di IVA da pagare, e un 17% circa di costi di tipografia (ma anche qui dipende molto da quanto si stampa, la tiratura, e molte altre cose.) Quindi, sottraendo tutto, all’editore resta l’11-12% del prezzo di copertina (quando va bene). Ed è tutto guadagno? Nossignore! Con quello, bisogna pagare: la logistica, l’impaginazione, l’editing, la traduzione (che può costare diverse migliaia di euro), gli stipendi, le bollette, le tasse, un minimo di marketing, l’illustrazione di copertina, la grafica. (Ricordiamoci inoltre che l’editore è l’unico nella filiera che investe soldi.) Fate ora voi il conto di quanto resta davvero attaccato di guadagno. No, scherzavo, non fatelo, se no la risposta sarà desolante. Ci vogliono davvero tante copie vendute per rientrare.

Questo è uno dei motivi per cui alcune saghe vengono interrotte. La verità, è che non vendono abbastanza. Ricordiamoci che le Case Editrici non sono Onlus, ma sono aziende che devono avere dei guadagni. Se un libro è in forte perdita, purtroppo la colpa dell’editore, a volte, è proprio marginale. Certo, si potrebbe sempre fare di più, e grazie ai social e ai vari booktuber e bookstagrammer ora un libro può avere più visibilità, però dovete tenere conto, che di soldi, nell’editoria ce ne sono davvero pochi. A volte non ci sono risorse per fare marketing come si deve. (E si fa, anche se sembra che voi non lo vedete. Quando sui vari store vi compaiono libri consigliati, non pensate solo un istante che quel servizio sia gratis).

La verità è solo una. Se vi piace un libro, vi piace una saga, non aspettate, dicendo: “aspetto che escano tutti prima di comprarli”. Questo è il modo più veloce per far interrompere una serie. Se un libro vi piace, compratelo, recensitelo sui vari store (con un tot di recensioni un dato titolo aumenta di visibilità negli algoritmi), consigliatelo ai vostri amici che leggono il nostro genere. Solo se un libro vende, c’è la speranza che non sia interrotto. Fidatevi, è l’unico modo.

Ma è finita qui? Quindi quando un distributore paga è tutto a posto? Posso reinvestire? Sì, o meglio, no. C’è sempre il fatidico reso. Un librario può rendere i libri invenduti senza problema, e il distributore quindi richiederà indietro all’editore i soldi che aveva “anticipato” in fattura. E qual è l’unico modo per restare in qualche modo sempre in “attivo”? Stampare più libri. In questo modo il distributore, che a questo punto sembra quasi più una banca, anticiperà altri soldi (che pagherà comodamente 90-120 giorni dopo l’ordine) e bisogna sperare qualche libro buono la imbrocchi. È un sistema che a mio avviso non funziona, perché è sempre a debito e non si ha mai la certezza che un titolo possa aver ripianato i costi o meno. Bisognerebbe ripensare a tutta la filiera, ma qui ci deve pensare gente più in alto…

➤Il costo di produzione di un ebook differisce da quello di un libro cartaceo?

Le uniche differenze stanno nel costo della tipografia (come abbiamo detto un 17% di media), nella logistica (non devo spedirlo da nessuna parte) e marginalmente nell’impaginazione, perché è sensibilmente più veloce, ma il prezzo incide poco o nulla.
Il resto delle spese è invariato. Volete la nuda verità? Siamo stati abituati male, con gli ebook. I prezzi sono in realtà molto bassi, a mio avviso, ma di questo ne parliamo pure dopo.

➤La tattica di alcune case editrici di applicare sconti frequenti al loro catalogo digitale è una tattica vincente? Cosa comporta per la CE scendere a patti con le super promozioni?

Questo è marketing. È raggiungere in gran parte lettori che normalmente non avrebbero letto un tuo titolo, ma di fronte a una spesa così irrisoria, invece viene “acchiappato”. Certo, se la cosa è sistematica, un lettore forte può attendere e cogliere al balzo l’opportunità, ma la verità dei fatti è che il mercato degli ebook è talmente irrisorio che fa davvero poca differenza. Qualche anno fa, il mercato degli ebook si aggirava attorno al 3% del totale. Non ho dati aggiornati, ma non dovrebbe essere cresciuto più di qualche punto percentuale.

➤Perché alcune case editrici mettono gli ebook a prezzi contenuti, mentre altre lo fanno a prezzi comparabili a quelli di un libro cartaceo?

Perché, come dicevo prima, siamo stati abituati male. Togliendo la parte “fisica” dei costi, un prezzo giusto potrebbe essere un 20-30% in meno rispetto al prezzo del cartaceo. Il mercato era così irrisorio, che i prezzi bassi servivano a incentivare l’acquisto. Il problema è che se ora li alzi, tutti ti danno del “ladro”, il problema è che le ore lavoro non è che sono cambiate, i vari costi anche. Su questo bisognerebbe fare un ragionamento sensato.

➤Come funzionano gli sconti sui libri? Chi della filiera produttiva ci perde? L’editore o la libreria (digitale o non)? Cosa pensi della nuova legge sul tetto degli sconti del 5%? Aiuterà veramente l’economia dell’editoria oppure potrebbe far addirittura peggiorare la situazione?

Gli sconti sui libri incidono sempre e solo sull’ultimo step della filiera, quindi sulla parte percentuale che spetterebbe ai rivenditori: librai e shop online. Agli editori non cambia nulla, perché le percentuali di distribuzione rimangono le stesse che vi ho illustrato prima. Il vantaggio va tutto ai librai, i cuoi prezzi ora sono più concorrenziali con gli shop online, ma fino a un certo punto, ed è un mio parere personalissimo. Chi comprava su Amazon prima, lo farà anche adesso. Insomma non cambierà nulla, se non che l’acquirente spenderà sensibilmente di più.
Gli editori però potrebbero avere un piccolo vantaggio se gli acquirenti comprassero sul loro sito diretto. Questo è sempre un buon modo per supportare le case editrici, soprattutto indipendenti, che vi piacciono. Acquistare libri dal loro sito, o in fiera, se presenti con uno stand.

➤Come ricadrà la crisi che stiamo vivendo sul mondo dell’editoria e quello dei lettori?

Purtroppo questa crisi inciderà in maniera drammatica. Purtroppo, se le cose non si risolleveranno, mi aspetto di vedere alcuni “cadaveri” passare sotto il ponte. I dati sono drammatici. -71% di vendite globali a marzo, i dati di aprile non ci sono ancora, ma i distributori e Amazon hanno riaperto gli ordini solo da poco. La crisi del 2008 sarà niente in confronto a quello che sta succedendo ora. Inoltre, anche i lettori avranno meno potere d’acquisto, quindi magari dovranno scegliere cosa comprare e cosa no. L’unico appello che posso darvi è questo: cercate di aiutare le case editrici che trattano fantastico, se è nelle vostre possibilità, perché ci aspettano momenti davvero difficili.

➤Il futuro del fantasy è nelle mani di chi? Negli ultimi vent’anni il fantasy in Italia è stato altalenante. Molte case editrici hanno definitivamente lasciato il genere, alcune ripubblicano ciclicamente gli stessi titoli, e altre sono anche fallite. Le rimaste pubblicano poche nuove uscite all’anno, mentre altre cercano di beccare il giusto bestseller. Come vedi il futuro dell’editoria?

Se guardiamo ai “big”, i nomi restano sempre quelli, fermo restando che di BIG ce n’è una sola, e gli altri sono editori medi (anche se la percezione del lettore potrebbe essere alterata dal fatto che vedendo i libri in libreria si ha la tendenza a pensare che le Case Editrici siano equiparate).
Il grosso “svantaggio” del pubblico fantasy è che è perlopiù esterofilo. Più di una volta mi è capitato di vedere gente snobbare autori italiani… in quanto italiani. Questo a mio avviso è un errore perché ci sono realtà più piccole che propongono fantastico scritto da italiani che a qualità non ha nulla da invidiare a quello importato. La percezione che il fantasy “italiano” sia di qualità inferiore è dovuta soprattutto a un confronto impietoso: tutto ciò che arriva dall’estero è stato già scremato dal mercato estero, quindi è più “difficile” trovare titoli “brutti” (anche se spesso se ne trovano eccome). Il problema è che se un titolo estero (che mediamente costa di più in produzione di un titolo scritto da italiani) fallisce, si avrà una perdita e da qui le varie saghe interrotte, prezzi di secondi volumi rialzati, l’uscita di meno titoli e via dicendo.

I miei consigli per supportare il fantasy in Italia sono questi:

  1. Se vi piace un libro, compratelo, consigliatelo, fate recensioni sugli store, sui social. Quest’ultimo passaggio è FONDAMENTALE. Purtroppo siamo una nicchia, e il passaparola diventa uno strumento decisivo, soprattutto per quanto riguarda case editrici indipendenti, che non possono permettersi grandi spese di marketing (ma che fanno comunque… tutte le volte che su uno store vi compare un libro tra i consigliati, non pensate che sia una cosa gratuita…)
  2. Comprate sempre i libri di una saga, non aspettate mai che “sia completa” prima di acquistare. Questo è il modo più veloce per non vederla mai finita. Per continuare un investimento oneroso come titoli in traduzione, o comunque saghe lunghe in generale, è cruciale che la saga venda. Se un editore interrompe una serie non è perché è cattivo, ma perché ci sta perdendo soldi. Nessuno sano di mente interromperebbe qualcosa che gli porta un guadagno, davvero.
  3. Supportate anche l’italiano, oltre che l’estero. Abbiamo penne formidabili, storie originali, pronte per essere scoperte. Basta sapere cercare (le recensioni! I bookstagrammer! I booktuber! I gruppi sui social!). Voi non potete sapere quanto è dura per noi scrittori italiani di fantasy. In pratica è come giocare a Dark Souls in modalità NG+++, senza equipaggiamento, un coltello e uno scudo fatto di assi di legno. Fidatevi dei vostri recensori di fiducia e non ne resterete delusi!
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Gli Inganni di Locke Lamora di Scott Lynch | Recensione

Ultimamente vanno molto di moda atmosfere cupe, sangue e violenza, tanto sesso e supersoldati che sconfiggono mostri e creature di ogni sorta. L’autore di questo libro invece ci porta in un mondo coloratissimo, vagamente ispirato ad una Venezia medievale, con atmosfere vivaci e perlopiù rilassate. I nostri personaggi non sono soldati, ma criminali che praticano la nobile arte della truffa e l’inganno, sono dei bastardi, ma anche dei gentiluomini.

Concept e struttura

Gli Inganni di Locke Lamora è il primo volume (di sette) de I Bastardi Gentiluomini, fantasy a stampo medievale, le cui vicende spaziano dal thriller al romanzo di formazione. Infatti il libro alterna alle vicende principali dei flashback: i quali ripercorrono la vita di Locke Lamora e la formazione del gruppo dei Bastardi Galantuomini. Questi “interludi” seguono una linea narrativa indipendente e non lineare, che non si intreccia, ma funge da supporto per la trama principale in termini di worldbuilding, e ovviamente per raccontare il background dei personaggi.

Scrittura

Tra guizzi poetici e dialoghi incalzanti, posso dire che è un libro scritto molto bene, la prosa è sempre molto concisa, non si perde mai in dettagli o chiacchere e mantiene sempre una certa raffinatezza, l’atmosfera che si respira è vivace e scherzosa, e per questo scorre benissimo. La traduttrice è Anna Martini, si tratta di una traduttrice veterana del genere fantastico, e seppur non abbia confrontato il testo con l’originale, la resa pare curata.

Worldbuilding

Tuttavia non è un romanzo particolarmente originale, anzi se dovessi definirlo poeticamente, è più un mosaico di tante buone idee messe assieme. A partire proprio dal processo di worldbuilding che riprende città storiche come Venezia, impianti governativi a stampo nobiliare, stratificazione sociale tipica del periodo ed una organizzazione criminale verticale a stampo mafioso. Fuori dal territorio dove si svolgono gli eventi di questo primo libro, troviamo regni, paesi indipendenti, una gilda che detiene il monopolio della magia (analogamente a quanto visto per Dune con la Gilda Spaziale). Il livello di approfondimento trovo sia adeguato, anche se molti elementi sono solo abbozzati per lasciar spazio a futuri sviluppi nei prossimi romanzi. Tuttavia fuorché il sistema magico, che è rimasto un grosso punto di domanda fino alla fine, il secondary world è credibile ed è un’affascinante cornice per il tipo di storia che l’autore ha voluto raccontare. Un accenno alla religione è dovuto, dato che è un elemento importante, si tratta di una religione (credo) politeista e ad ogni divinità (12+1 in tutto), è associato un credo religioso, un ordine e specifici templi: il che lo rende l’elemento fantasy più originale e interessante che ho riscontrato.

Personaggi

Il protagonista è il classico stereotipato ladro gentiluomo, attraverso i flashback impariamo a conoscere i suoi talenti innati, e durante la narrazione principale subiamo il suo carisma, ed io l’ho adorato per questo, anche se ammetto di avere un debole per i ragazzi prodigio carismatici. Inoltre oltre ad avere acume per l’inganno e la truffa, è un personaggio meno sfacciato e molto più fallibile rispetto a classici personaggi come Lupin III, o come “Danny” Ocean (da Ocean’s 11, G. Clooney). Il che lo rende decisamente più interessante a parer mio, nonostante sia un grande fan di questo tipo di personaggio. I personaggi secondari sono altrettanto curati, forse meno appariscenti ma tutti molto “simpatici” e classici. Ma la particolarità di questo romanzo sta nelle relazioni interpersonali, perché è raro trovare personaggi legati da saldi legami di amicizia. Un’amicizia che non è mai messa in discussione, che contempla massima fiducia e che è posta sopra a tutto, persino al tanto ricercato denaro. Son rimasto più colpito dal cameratismo tra i membri della banda che dalle elaborate truffe, anche perché personalmente non mi hanno stupito particolarmente per ingegnosità, o per colpi di scena. Mi hanno colpito in maniera positiva i personaggi, ad alcuni mi son affezionato particolarmente, e non vedo l’ora di ritrovarli nei libri successivi.

Difetti

Tra le maggiori criticità che ho riscontrato è che il libro è l’esatto opposto di un page-turner, ovvero per via di questo sistema che intervalla i capitoli con un flashback, ogni volta l’autore riesce a smorzare completamente l’hype derivato dai cliffhanger. Addirittura a volte l’ho trovato ingiusto, e se non fossi così ferreo con l’ordine del libro, avrei saltato volentieri i capitoli flashback verso la seconda metà del libro. Altra nota negativa, è che ho trovato il libro poco equilibrato: per la prima metà del libro non ho avuto la minima idea di dove volesse andare a parere l’autore, perché non c’è nessun esordio narrativo nelle prime trecento pagine. C’è tutta una lunga introduzione e preparazione per una seconda parte molto movimentata, dinamica e carica di scene d’azione. Alla fine mi ha divertito molto, quindi è perdonabile. Un altro elemento che potrebbe essere considerato un difetto da molti di voi, in particolare veterani e lettori forti, è che ha uno sviluppo molto scontato ed un finale troppo classico.

Conclusioni

Seppur sia una storia poco impegnata dal punto di vista morale, trattando pur sempre di ladri, mi è piaciuto il fatto che non c’è alcuna immaturità negli atti criminali dei protagonisti, tutto viene eseguito coscienziosamente. Soprattutto la morte, che ha un ruolo significativo durante il corso della storia, non è mai trattata superficialmente. Questo è anche molto contro corrente nel panorama fantasy più moderno, dove i toni sono sempre più cupi, e violenza e morte sono sempre più normalizzate. Quindi seppure questo romanzo non lo classificherei fra i grandi del genere, rimane un’ottima lettura che intrattiene e diverte, proprio come un buon theft movie hollywoodiano. Se c’è un messaggio finale nella storia, è che il male porta solo altro male, i soldi rubati non si godono e che ciò che conta veramente nella vita sono gli affetti di tutti i giorni.

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Rodi, il sorriso del Colosso – Andrea Guido Silvi | Recensione

“I fedeli dell’unico Dio vedranno solo in lui ed in loro stessi il lume dell’intelletto e la vita d’anime degne: abbandoneranno la devozione ed il rispetto per ogni altra cosa in cui prima riconoscevano uno spirito, che sia di carne, legno o roccia, vedendovi solo mezzi per loro stessi e la celebrazione del loro Dio; lo ringrazieranno per i ricchi raccolti, per la fertilità del loro seme e ogni altra cosa, niente di più che un suo dono per loro. Divoreranno tutto e facendolo diranno che così onorano lui stesso. E ancora di più odieranno chi non abbraccerà la loro fede.

Presentazione

Ho da poco finito di leggere “Rodi – il sorriso del Colosso”, raccolta di racconti pubblicata da Italian Sword&Sorcery Books e scritta dall’autore nostrano Andrea Guido Silvi. Amante di Robert E. Howard, H.P. Lovecraft, Edgar Allan Poe, Emilio Salgari e Clark Ashton Smith, Andrea ha già partecipato alla stesura di altre antologie, ma questo è il suo primo lavoro autonomo. In linea generale la lettura dei vari testi si è rivelata un toccasana per il periodo intenso che sto affrontando, ma partiamo dal principio…

L’ambientazione

Andrea ci porta tredici racconti di matrice fantastica ambientati nella bella e proibita Rodi del 226 a.C. L’antologia fa parte del genere Fantasy Mediterraneo, un sottogenere del Fantasy che raccoglie nel suo abbraccio tutti quei libri che riprendono mitologia, pantheon, culture che millenni fa nacquero e fiorirono lungo le sponde del Mar Mediterraneo, aggiungendoci naturalmente l’elemento fantastico. Nella mia breve vita da lettore non mi era mai capitato di leggere un testo appartenente a questo specifico ramo, perciò si è trattato di una novità alquanto originale all’interno della mia esperienza letteraria.

Rodi ci viene presentata come una gemma dell’antichità, un centro di riferimento per i popoli del Mediterraneo, potente, ricca e invidiata da tutti. Ingegneria, alchimia e magia si fondono insieme per dar vita a soldati fatti di carne e bronzo, mura ciclopiche e macchine da guerra temibili e inarrestabili come alianti, ornitotteri e baliste a ripetizione. Su tutto questo svetta la figura possente del Colosso raffigurante il dio del Sole Elio-Apollo, la divinità di riferimento, idolatrata dalla maggior parte dei Rodioti. Ma l’apparenza spesso inganna, Rodi è un frutto che sta marcendo dall’interno, è corrotta, dominata da figure oscure, dispotiche e intolleranti, pronte a schiacciare gli oppositori e favorire uomini ambiziosi senza scrupolo o morale.

I racconti

I tredici racconti permettono al lettore di scoprire i segreti più intimi della città, dando risalto all’ambientazione suggestiva creata dalla penna dell’autore. Passo dopo passo ci vengono fornite delle tessere che alla fine dell’antologia ci permetteranno di avere una visione più chiara di ciò che realmente si cela dietro Rodi. Scopriremo come le divinità del pantheon greco sono in realtà entità cosmiche arrivate nei pianeti del nostro sistema solare da dimensioni antiche e lontane. Elio-Apollo non è altro che una creatura aliena che, mentre osserva la Terra dal Sole, si nutre e si rafforza attraverso la fede, le emozioni e i sacrifici dei suoi adoratori. I suoi servi e i suoi emissari sono demoni inviati nel mondo sotto sembianze umane per diffondere e imporre il suo culto. Ho apprezzato molto il riferimento e il tributo agli Antichi e alle ambientazioni Weird create da Lovecraft, nonché questa rivisitazione in chiave aliena delle divinità greco-romane.

Il tributo a Lovecraft però non è il solo, il racconto “Il sorriso del Colosso” mi ha ricordato le ambientazioni Sword and Sorcery tipiche di Robert Howard: un gruppo di ladri si infiltra in un tempio a caccia di tesori, ma viene sorpreso nel mentre dal Gran Sacerdote di Elio-Apollo, una figura molto simile agli stregoni e negromanti contro cui doveva combattere Conan, il Cimmero creato dalla mente geniale di Howard.

All’interno dell’antologie compariranno diverse figure che hanno caratterizzato la mitologia e storia classica, facendoci fare un “fantastico” balzo nel passato. Una figura ricorrente è il mago-filosofo Empedocle alla continua ricerca del segreto della vita eterna, da raggiungere anche con i più abominevoli ed abietti esperimenti. Insieme ai suoi seguaci, gli Empedoclei, abita e prospera nei sotterranei dei templi di Rodi. Questi cuniculi bui ed oscuri hanno richiamato alla mia memoria le letture di Emilio Salgari, in particolare il romanzo I misteri della jungla nera dove la setta sanguinaria dei Thug si nascondeva in luoghi molto simili.

Osserveremo poi una fugace comparsa di Eratostene ed Archimede di Siracusa, studiosi dell’antichità che non hanno bisogno di presentazioni, e di Elena di Troia, donna bellissima e desiderata al punto tale da muovere infiniti eserciti. Il genio ingegneristico e alchemico di Rodi viene giustificato dalla presenza di Ctesibio, fondatore della Scuola dei Meccanici Alessandrini. Un personaggio che avrà un ruolo determinante e che nei racconti è permeato da un’aura di mistero e magia è Memnone, il suo nome viene sussurrato con timore da tutti i Rodioti ma nessuno l’ha mai visto o incontrato.

Ho apprezzato molto la rivisitazione del mito di Celeo (all’interno del racconto Il Volo), ragazzo famoso nella tradizione greca per aver rubato il miele delle api di Zeus, il riferimento ai Telchini (all’interno del racconto Faccia da cane), le prime creature ad aver abitato Rodi, e la presenza delle Erinni, spiriti vendicativi che puniscono chi in vita ha commesso atti riprovevoli.

I racconti che ho apprezzato di più sono stati I Figli della Luna e Il Dio nel palazzo. Nel primo viene trattato il tema della persecuzione religiosa; Rodi è dominata dal culto di Elio-Apollo, il dio del Sole che si contrappone al culto di Ecate-Selene, dea della Luna. Gli adoratori del Sole mirano alla supremazia, chi non accetta il loro credo è costretto a nascondersi, ad essere perseguitato, torturato ed infine ucciso. Questo testo mi ha spinto a riflettere su quanto possa essere pericolosa una fede che si autoproclama unica e assoluta. Nel secondo racconto invece viene rivisitata la figura di Museo, figlio della titanide Selene e di Orfeo. Egli non concepisce, rifiuta e combatte la malvagità propria di Elio-Apollo e dei suoi seguaci. L’abbandono dei deboli e degli indifesi a discapito dei forti e potenti è un’aberrazione da abbattere ad ogni costo. Museo è un personaggio che incarna un’idea di giustizia, egli crede in un’ideale superiore ma allo stesso tempo è destinato alla tragedia. Anche in questo caso ho notato un omaggio alle storie di Clark Ashton Smith, autore di inizio ‘900 famoso per i suoi personaggi drammatici e romantici allo stesso tempo.

Alla fine di ogni racconto troviamo una nota dove, in poche righe, viene approfondito l’ambito mitologico o storico fornendo al lettore un contesto in cui inquadrare ciò che ha appena letto. Le note, inoltre, denotano quanto l’autore conosca il terreno su cui cammina e quanto sia stato bravo a fondere perfettamente l’elemento Weird e retrofuturistico alla storia e mitologia classica.

Conclusione

La lettura dei racconti è stata decisamente piacevole, lo stile è fluido e scorrevole, il ritmo dinamico e incalzante, la padronanza linguistica è molto buona, condita da un ottimo utilizzo di termini specifici riferiti agli usi e costumi dell’epoca classica. Trattandosi di racconti i personaggi, salvo alcuni come Memnone ed Empedocle, non hanno uno spessore emotivo e psicologico molto approfondito. Questo è un limite imposto dalla scelta stessa di scrivere un’antologia e onestamente non mi aspettavo nulla di meno o nulla di più, è tutto ben dosato e funzionale alla trama/storia dei singoli testi.

Questo libro mi ha davvero colpito, non solo perchè è gradevole da leggere, ben scritto e ben organizzato, ma anche perchè mi ha dato la possibilità di scoprire un nuovo sottogenere e mi ha ricordato alcuni autori a cui sono legato. Personalmente, credo ci sia spazio per altre storie ambientate in questo mondo retto da divinità aliene e spero vivamente che l’autore abbia qualcosa in mente. Mi sento di consigliare questa raccolta di racconti agli amanti dello Sword and Sorcery e del Weird, a coloro i quali apprezzano i riferimenti e le ambientazioni che si rifanno alla cultura classica e, più in generale, anche agli amanti della storia antica e della mitologia.

Alla prossima

Fabiano

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State of the Sanderson 2020 in Italiano – Tutte le novità 2021 sul Cosmoverso e altro

Lo State of the Sanderson annuale è la chicca che delizia tutti gli amanti di questo autore con aggiornamenti e novità su tutte le novità che lo riguardano. Un evento tanto atteso e tanto ricco, che vi propongo sinteticamente in italiano, soffermandomi per lo più sulle novità.

Introduzione:

  • Il 2020 è stato un anno molto produttivo per lui per via dell’attuale Pandemia. Ha lavorato a molti dietro-le-quinte di progetti, ed ha raggiunto tutti i suoi obbiettivi e scadenze.
  • Si segnala l’uscita in formato digitale della versione acerba de La Via dei Re, The Way of Kings Prime. Scaricabile gratuitamente da qui.

Parte 1: Mainframe, la compagnia di produzione di audio drama di Brandon Sanderson

  • Ha creato una nuova compagnia quest’anno, dedicata alla produzione di originali audiodrammi. Mainframe è parte del suo progetto di espandersi verso altri media, con l’obbiettivo finale di creare una propria casa di produzione cinematografica.
  • Ha lo scopo principale di prendere le idee che non hanno portato frutti, oppure le idee che aveva per dei prodotti cinematografici o seriali, e trasformarle tutte in originali audiodrammi.
  • Il primo progetto si chiama The Original, coprodotto con Mary Robinette Kowal.
  • Un progetto secondario è una sorta di seguito spirituale della trilogia degli Eliminatori, che presenterà un diverso team in tre racconti che potranno esser letti come singolo romanzo, o come tre episodi di una serie tv (via audiodramma). Sarà disponibile su Audible, da verificare se arriverà anche con la versione italiana del servizio.
  • Terzo progetto è dedicato a Legion, che inizialmente sarebbe dovuto diventare un prodotto televisivo, ma che non è mai stato realizzato. Verrà trasformato in un audio drama in stile Hollywoodiano con sceneggiatori al posto di romanzieri.
  • Annunciata un’espansione tie-in audiodramma anche per la serie di Skyward.

Parte 2: I progetti del 2020

Quest’anno Brandon ha lavorato su diversi progetti:

  • Rhythm of War, quarto volume delle Cronache della Folgoluce
  • Songs of the dead, progetto coprodotto con un amico
  • Dawnshard, racconto intermezzo tra Folgoluce 3 e 4
  • Racconti degli Eliminatori, progetto audio drama
  • Skyward 3, terzo volume su cui sta attualmente lavorando. Si chiamerà Nowhere.

Parte 3: Kickstarter

Aggiornamenti e riassunti sulla sua campagna di Kickstarter per la produzione e vendita delle edizioni in pelle da collezione de La Via dei Re, è stato un successo.

Edizione in pelle di The Way of Kings

Parte 4: Aggiornamenti sui progetti principali

Le Cronache della Folgoluce

Ritmo della Guerra ha ottenuto un enorme successo, 40% delle vendite in più rispetto al volume precedente.

Il quinto libro verrà scritto a partire dal 2022 per una pubblicazione nel 2023. Infine uscirà anche un racconto dedicato a Rock per sapere cosa ne è di lui dopo il quarto romanzo. Cosa succederà dopo? Non si sa, bisogna aspettare la fine del quinto.

Il piano è pubblicare il quinto volume nel 2023, per poi riprendere con il sesto volume solo dopo il 2025 come minimo. Tuttavia dato progetti secondari come il seguito de Il Ritmatista, Elantris e Il Conciliatore, non ci sono ancora date, ma indicativamente (a livello personale e facendo un calcolo matematico) ipotizzo che lavorerà a partire dal 2027 sull sesto volume, con una pubblicazione nello stesso anno o l’anno successivo.

Skyward

Sta lavorando molto duramente su questo progetto, attualmente è in corso di stesura la bozza grezza del terzo volume su quattro attualmente previsti. Usciranno tie-in (sottoforma di audiodramma) in contemporanea con l’uscita del romanzo.

Il quarto uscirà solo dopo Wax & Wayne 4, ma prima di Folgoluce 5.

Mistborn

Lo considera ancora come un progetto principale. L’idea è quella di puntare verso una pubblicazione per il 2022 per il quarto volume dedicato a Wax & Wayne, per concludere l’Era Due di Mistborn (qui in Italia prevedo una ristampa della serie in tempo per una pubblicazione in contemporanea del quarto volume, quindi si parla ormai del 2022).

Per quanto riguarda Era Tre, che si pone cronologicamente dopo la fine delle Cronache della Folgoluce, verrà prodotta in tempi strettissimi: nell’arco di tre anni, a partire dal 2023 fino al 2025.

Parte 5-6: Progetti secondari

  • Nel 2022 uscirà Alcatraz 6 (finale)
  • La graphic novel è uscita, forse ci sarà un adattamento audio drama.
  • The Original non verrà adattata per ora come romanzo.
  • Songs of the dead è un urban fantasy coprodotto con un amico di Sanderson. Ancora non è prevista un’uscita.
  • Per White Sand stanno lavorando ad un edizione omnibus, considerando che si tratta di una storia canonica del Cosmoverso. Arriva in Italia nel primo semestre del 2021 per Oscar Mondadori Vault.
  • The Apocalypse Guard, il romanzo fallimentare di Brandon Sanderson, è in programma di essere revisionato dopo Skyward 4.
  • Aggiornamenti su racconti vari.

Parte 7: Film e adattamenti

Nulla di nuovo, i diritti di quasi tutte le opere sono stati acquistati, ma non si muove niente.

Parte 8: Altro

  • Uscirà un picture book basato su “The Girl who Looked Up” da Giuramento.
  • Ci sono giochi da tavolo dedicati a cicli del Cosmoverso, maggiori info sul blog ufficiale.

Parte 9: Traduzioni

  • In Italia per Mondadori uscirà White Sand durante il primo semestre 2021
  • Durante il secondo semestre uscirà invece Arcanum Unbounded, e una edizione illustrata cartonata nello stile dell’edizione in pelle americana di Mistborn: L’ultimo impero.

Programma:

  • Autunno 2021: Skyward 3
  • Primavera 2022: Alcatraz 6
  • Autunno 2022: Wax and Wayne 4
  • Primavera/Estate 2023: Skyward 4
  • Autunno 2023: Folgoluce 5

FONTE: https://www.brandonsanderson.com/state-of-the-sanderson-2020/

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Annunciato The Black Company di Glen Cook, di cosa parla?

Avevo ormai diverso tempo fa in mente di scrivere un articolo che avrebbe dovuto contenere diversi titoli, inediti e non, che mancavano da troppo tempo nelle librerie italiane. Il mio rammarico è quello di non averlo pubblicato prima, perché nella lista figuravano la trilogia di Scott Lynch, pubblicata recentemente da Oscar Vault, Guy Gavriel Kay di cui è prevista una pubblicazione nel 2021 sempre per la stessa casa editrice, e The Black Company di Glen Cook, annunciata stanotte dal loro profilo Instagram.

Viva il fantasy

Alcuni potrebbero non capire quanto questa notizia sia in realtà molto importante, perché significa che Mondadori Oscar Vault sta avendo successo, ed è una vittoria per il genere letterario. Il successo porta alla pubblicazione opere più rischiose come questa, facendo parte di un genere di nicchia (anche se negli ultimi anni si sta espandendo), ed essendo molto lunga contando circa undici libri. Più un ultimo romanzo non ancora pubblicato, ma che è più una speranza che una certezza, essendo ormai l’autore molto anziano.

La sigla riporta ciò che è diventato il motto della pagina, ovvero: “Quando avremo annunci da fare li posteremo su questa pagina“. Tuttavia alcune informazioni sono state già rivelate (anche se non si vede).

Traduzione

Innanzitutto il traduttore è Stefano A. Cresti, un professionista della narrativa fantastica, ha tradotto per Fanucci Editore, per Mondadori e Salani, autori come: Alaistar Reynolds, Guy Gavriel Kay (di cui mi dicono abbia eseguito un eccellente lavoro), Philip K. Dick, Doris Lessing, Richard Matheson e James S.A. Corey. Quindi possiamo dire che siamo in ottime mani.

Data d’uscita

Per quanto riguarda invece la data d’uscita, sono abbastanza convinto che la pubblicazione inizierà con il primo volume, a partire dal 2021, come suggerito dall’orario di pubblicazione, ovvero le 01:22 di notte. Infatti con un po’ di immaginazione, invertendo i numeri troviamo appunto 2021. Non è certamente una prova, e il fatto che l’abbiano solo suggerito, significa che non ne son sicuri a parer mio, ma tutto fa ben sperare.

Illustrazioni

Terza informazione che ricaviamo da questo post, è che le edizioni italiane conterranno le illustrazioni originali (e magnifiche secondo me) delle edizioni di Tor Books, disegnate da Raymond Swanland. Per di più, credo non a caso, è stata scelta la copertina dell’ultimissimo volume pubblicato dall’autore nel 2018, che si configura come un interquel (ovvero una storia che è ambientata fra due storie già pubblicate) tra il primo e il secondo volume della prima trilogia. Il che significa che verrà pubblicato tutto, ma proprio tutto.

Formato

Per quanto riguarda la mia ipotesi sul formato: credo sarà una serie di volumi di Oscar Draghi o Titan, edizioni omnibus che potrebbero ricalcare le originali edizioni pubblicata da Tor Fictions in soft cover, che dividono la saga in quattro volumi (uno per ogni ciclo, con gli ultimi due dedicati al terzo, essendo più lunga). Infine credo sarà pubblicato in Oscar Fantastica il volume interquel in copertina flessibile o rigida. In ogni caso, ritengo personalmente che sia la scelta migliore soprattutto economicamente.

Per chi non conoscesse la saga

Glen Cook è in realtà un autore classico, ha iniziato la sua carriera nel lontano 1984 ed è considerato il padrino del grimdark, sottogenere dell’epic fantasy. Infatti il suo successo deriva proprio dai protagonisti della sua più importante serie che mi prendo la libertà di tradurre come La Compagnia Nera, infatti essi sono veri soldati, o almeno si comportano come dei veri soldati. Non sono i classici soldati immaginati da chi non è mai stato in servizio, infatti l’autore è stato nei Navy, e il design di alcuni suoi iniziali personaggi derivano da persone realmente conosciute nell’esercito. Il tutto condito con storie che attraversano molti decenni, divise in tre cicli per un totale di dieci volumi, uno spin off e un futuro epilogo.

L’autore per l’epoca risulta anche innovatore facendo affrontare ai suoi personaggi questioni etiche e morali; e nonostante il tema militare, la costante presenza del gentil sesso è cruciale nelle storie. Se amate i romanzi ad alto ritmo, con divertenti personaggi e il grimdark (seppur molto ottimistico), questo autore fa per voi.

Lascio la lista delle opere:

The Books of the North

  • The Black Company: May 1984
  • Port of Shadows: September 2018 (volume interquel)
  • Shadows Linger: October 1984
  • The White Rose: April 1985

The Books of the South

  • Shadow Games: June 1989
  • Dreams of Steel: April 1990

Books of Glittering Stone

  • Bleak Seasons: April 1996
  • She Is the Darkness: September 1997
  • Water Sleeps: March 1999
  • Soldiers Live: July 2000

Forthcoming novels

  • A Pitiless Rain, conclusione della serie, data d’uscita indeterminata.

Spin-offs

  • The Silver Spike: September 1989
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I Trionfi del Vuoto, La Nuova Alba – Masa | Recensione

Il libro

Oggi sono qua per parlarvi de “I Trionfi del Vuoto – La Nuova Alba”, un esordio tutto italiano pubblicato dalla casa editrice Acheron Books, un romanzo che possiamo inserire all’interno del filone Epic Fantasy. L’autore, conosciuto con lo pseudonimo Masa, ricopre diversi ruoli all’interno dell’editoria: libraio, writing coach, editor, redattore, curatore di collana e scrittore.

Il secondary world

Come nel più classico degli Epic Fantasy, la storia è ambientata in un secondary world, la Quinta Luna. Teatro delle vicende narrate nel romanzo è l’isola-continente denominata le Quattro Marche. Queste sono rispettivamente: la Marca dei Campi, la Marca dei Boschi, la Marca dei Fiumi e la Marca dei Picchi. Ogni Marca fa riferimento ad una divinità diversa: Falaria dea della Terra, Ala Vers dea del Fuoco, Setzu dio dell’Acqua e Ururi dio dei Venti. All’interno di questo mondo si muovono razze diverse e, a tal proposito, ho apprezzato molto la scelta dell’autore di recuperare dalla mitologia classica creature come vittorie alate, fauni, ciclopi e titani. Queste vengono affiancate da uomini e felidi, una specie antropomorfa. Personalmente, ho letto raramente un Epic Fantasy che non presentasse le classiche creature come elfi, nani e orchi, perciò la ritengo una scelta vincente e quanto meno originale all’interno del genere.

La magia

Uno dei punti forti del romanzo è il sistema magico che governa la Quinta Luna. Mi è piaciuto, l’ho trovato ben congegnato e peculiare rispetto alla maggior parte delle letture che ho fatto. Esso si basa su cinque elementi: Terra, Fuoco, Acqua, Aria e Vuoto. Se i primi quattro sono strettamente correlati alle rispettive divinità, il Vuoto può essere considerato come un’emozione, una sensazione che ciascuno di noi prova in seguito a determinati eventi che caratterizzano la sua vita: l’abbandono, la perdita, il fallimento, la solitudine, la discriminazione. L’interazione e l’equilibrio tra i cinque elementi dà origine all’Onda, una sorta di corrente magica che può essere plasmata per generare incantesimi.

Un elemento importante del sistema magico che ricopre un ruolo fondamentale all’interno della narrazione sono i tarocchi. Questi vanno a comporre il Mazzo del Vuoto, all’interno del quale troviamo due tipologie di carte. Le prime sono delle semplici carte da gioco dove ogni seme e figura ha un potere ben specifico che non intendo rivelarvi in questa sede poiché sarebbe spoiler. Il secondo tipo, invece, comprende una serie di carte speciali, i Trionfi del Vuoto. Ogni Trionfo porta impressa una figura e questa figura è associata ad un determinato protagonista della storia. Il Trionfo ha un’influenza diretta sulla vita e sul destino del personaggio a cui è legato. Questa caratteristica mi ha ricordato con piacere la rinomata serie “Il Libro Malazan dei Caduti”, dove Steven Erikson inserisce un elemento simile, Il Mazzo dei Draghi anche se la funzione è totalmente diversa.

Lo sfondo narrativo

Premetto subito che le informazioni che otteniamo in merito al sistema magico e alla storia del mondo derivano da ciò che sanno i personaggi e non sempre le loro conoscenze sono veritiere o certe. Questo perché molte informazioni sono state perse nei secoli e millenni passati, in seguito alla Deriva: un cataclisma che ha separato le Quattro Marche dal Continente, lasciandole in balia di un oceano immenso. Questo scisma è avvenuto quando l’equilibrio tra gli elementi è stato infranto e quattro di essi sono stati imprigionati in altrettanti sigilli, causando una perdita di potere nell’Onda stessa. È da questa premessa che inizia la quest volta a recuperare i sigilli e distruggerli, in modo tale da ripristinare il potere dell’Onda ormai morente, annullare la Deriva e ricongiungersi al Continente. Ma è veramente così? Chi vuole recuperare i sigilli e quali sono le sue vere intenzioni? Perché essi sono stati imprigionati millenni or sono? Tante domande senza risposta, tante risposte perse nei meandri della storia…

I personaggi

All’interno del romanzo incontriamo diversi personaggi, ma i protagonisti principali della storia sono cinque, ognuno associato ad un Trionfo del Vuoto. Essi sono: l’Erudito, un ciclope, il Maledetto, un fauno, il Condottiero, un uomo, il Meticcio e la Reietta, una vittoria alata. Ciò che li accomuna è il Vuoto, un’emozione che li fa sentire inadeguati, li colpevolizza, li rende soli o emarginati. Sui personaggi non voglio aggiungere altro ed entrare nello specifico per due motivi principali. Il primo è che Masa utilizza una tipologia di narratore che io apprezzo molto, ovvero il narratore non onnisciente. Il lettore, infatti, vede le cose attraverso gli occhi del personaggio, sa quello che sa il personaggio, nulla di più.

“Rimasto solo, il battito del suo cuore lo assordava. Era finita, eppure si sentiva ancora sporco, un traditore. Per la prima volta da quando era entrato nella Legione aveva mentito. Ed era inutile dirsi che era per un bene superiore. Qualcosa si era rotto dentro di lui ed era probabile che quella ferita non si sarebbe mai più sanata.”

Come ho detto all’inizio, molte informazioni e conoscenze che vengono date per scontate e reali sono distorte e nascondono una verità più profonda o semplicemente diversa. Gli stessi personaggi non si conoscono fino in fondo e rivelano la loro natura pagina dopo pagina, cambiando nel corso degli eventi e sorprendendo addirittura loro stessi.

“Si odiava per quello che era diventata! Se solo fosse riuscita a scoprire il nesso, l’ordine corretto, forse allora sarebbe riuscita a non fallire, come avevano fatto tutte coloro che l’avevano preceduta. Si sforzò di trovare un appiglio, una tenue speranza a cui aggrapparsi per essere di nuovo integra. La confusione dei suoi ricordi diventò un caos di colori, persone, preghiere e sogni infranti. Era come se mille vite si riversassero in lei all’infinito, senza darle tregua. Cancellavano la sua identità, i suoi sogni, le sue speranze.”

Ritengo che scoprire queste cose leggendo, senza nessuna anticipazione sia la cosa migliore per apprezzare in toto il romanzo. Il secondo motivo, invece, è volto a rassicurare chi sta leggendo questo commento. La mia scelta di non parlare dei personaggi potrebbe destare qualche sospetto e potreste pensare che non ne ho parlato volutamente, per nascondere un difetto o una mancanza. Nulla di più sbagliato, lo stile di Masa è uno stile che si focalizza molto su ogni singolo protagonista, dandogli una sua personalità e dimensione specifica. Non seguiamo i protagonisti solo nei passi che li condurranno ai sigilli, ma li seguiamo anche nella loro testa e in ciò che provano, viviamo e sentiamo le loro emozioni. Ho sempre apprezzato i romanzi dove l’autore è in grado di costruire personaggi solidi, dando risalto alla loro psiche.

“Si lanciò in picchiata e assaporò il vuoto della caduta. La faceva sentire viva. Coesa con quel mondo che sembrava odiarla tanto. Già l’odio. Ma per un’orfana era così, da sempre. Avrebbe tanto voluto conoscere sua madre, le sarebbe bastato anche sapere chi fosse suo padre, avere un legame, non essere sola. Il vuoto in fondo allo stomaco e non per il volo.

La struttura

Per quanto riguarda la struttura narrativa del romanzo, essa si basa su due storyline distinte che, alternandosi di capitolo in capitolo, vedono impegnati i rispettivi protagonisti nella ricerca dei sigilli. Tra città sospese nel vuoto, fortezze sommerse da ghiacci perenni e segreti millenari, i nostri personaggi si muovono con lo scopo di risolvere gli enigmi che permeano l’esistenza e l’ubicazione delle antiche reliquie. Se la prima metà del libro costituisce un grande prologo, la seconda metà prende ritmo e, tra colpi di scena e inseguimenti mozza fiato, ci conduce ad un finale esplosivo dove i due filoni narrativi collimano. Le sequenze temporali che collegano le due linee narrative non sono molto chiare e possono gettare in confusione il lettore perché non si comprende bene che distanza temporale c’è tra gli avvenimenti di una e gli avvenimenti dell’altra. Potrebbe sembrare una grossa mancanza e così l’avevo valutata, ma quando scoprirete il twist finale capirete il motivo di questa scelta e non aggiungo altro, bocca cucita.

Lo Stile

Lo stile dell’autore è un’altra nota positiva del romanzo e l’ho apprezzato molto. Masa, infatti, dimostra un’ottima padronanza lessicale e una buona capacità descrittiva che gli permettono di non perdersi mai in spiegoni o infodump. La narrazione coinvolge e infonde curiosità nel lettore, alterna fasi statiche, necessarie alla comprensione del secondary world, a fasi dinamiche dove i personaggi si muovono verso il loro obiettivo. La scelta del narratore non onnisciente, dal mio punto di vista, è azzeccata poiché non solo i personaggi ma anche il lettore stesso scopre dettagli e informazioni pagina dopo pagina, costruendosi da solo l’intero quadro degli avvenimenti che hanno interessato la Quinta Luna, nel presente e nel passato. Inoltre, come già detto in precedenza, la narrazione si focalizza molto sui protagonisti e questo permette loro di valorizzarsi al massimo e distinguersi.

I punti deboli

Le note dolenti che ho riscontrato durante la lettura sono essenzialmente due. La prima metà del romanzo è un grande prologo che apparecchia la tavola agli avvenimenti che caratterizzano la seconda metà del libro. Questa è la parte più statica della storia, dove i personaggi iniziano a muoversi e a mettere in atto i loro piani. Fortunatamente lo stile fluido dell’autore garantisce meno pesantezza alla narrazione e rende il lettore curioso di scoprire cosa accadrà successivamente. È vero che la seconda metà assume tutt’altro ritmo e vale la pena dell’attesa, ma ritengo la prima parte debole in termini di ritmo, troppo fossilizzata ed eccessivamente lunga per costituire un “prologo”. Il secondo lato negativo, invece, riguarda i personaggi. Nonostante la loro buona caratterizzazione mi è parso, alcune volte, che alcuni di essi fossero troppo ingenui nelle loro scelte. Talvolta, idee e decisioni vengono cambiate o prese in modo troppo repentino e inverosimile. Ad esempio: un personaggio che basa la sua esistenza sulla razionalità ad un certo punto si fida più del suo cuore e dei suoi sentimenti. È vero che in lui sta avvenendo un cambiamento, ma le “tempistiche” sono affrettate.

Conclusione

In conclusione, “I Trionfi del Vuoto – La Nuova Alba” è stata una lettura che mi ha soddisfatto e coinvolto. Lo ritengo un buon esordio nel panorama del fantastico italiano, lo consiglio a tutti gli amanti di fantasy classico, in particolare di Epic Fantasy, a tutti gli appassionati di sistemi magici ben congegnati e a chi apprezza protagonisti molto emotivi. Il libro, che si rivolge ad un pubblico adulto, può rappresentare un ottimo appiglio da cui iniziare la scalata della letteratura fantastica. Nel suo piccolo mi ha ricordato Brandon Sanderson e Terry Brooks, con qualche venatura di Steven Erikson. Il romanzo è uno stand alone, tuttavia alcune questioni più ampie che riguardano il secondary world e i personaggi rimangono in sospeso, lasciando le porte aperte ad un eventuale seguito. Personalmente sono curioso di saperne di più e di fare luce sui misteri non ancora svelati. Non mi resta che attendere…

Alla prossima

Fabiano

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Elantris – Brandon Sanderson | Recensione

Questo libro è considerato da molti uno dei migliori per un primo approccio alla lettura di Sanderson. Si tratta del primo romanzo da lui pubblicato ed ecco cosa dice egli stesso del libro:

Sono estremamente orgoglioso di questo libro. Nel corso degli anni, la mia prosa è migliorata e la mia voce narrante è maturata, ma trovo essenziale ricordare che una vibrante, appassionata storia che coinvolga le persone sia più importante rispetto ai sistemi magici nuovo o alle sequenze d’azione epiche.

– Brandon Sanderson

Io ho iniziato proprio da qui e mi ha lasciato un’immensa voglia di leggere le altre opere dell’autore. Provo a dirvi il perché senza fare spoiler, per cominciare inserisco una piccola sinossi che contiene anche qualche informazione sugli eventi iniziali.

Caratteristiche principali

Sinossi

Il principe Raoden, erede al trono di Kae, si ritrova all’improvviso colpito da una terribile maledizione ben nota in città, lo Shaod, ed è costretto ad andare a vivere nella misteriosa città di Elantris. Esiliato dal suo mondo e inserito in un contesto dal quale non sa cosa aspettarsi, Raoden non si perde di animo e fa del suo meglio per continuare a vivere ed aiutare gli altri. Nel frattempo alla sua promessa sposa, Sarene, viene detto che Raoden è morto. Lei è legata ad un patto politico che la rende moglie di Raoden e principessa di Kae anche in caso di morte del principe, sbarca quindi a Kae per ricoprire quel ruolo, ma qualcosa della vita di corte non la convince, inizia a scavare sperando di scoprire qualcosa in più sulla morte del principe. Proprio in quei giorni arriva a Kae Hrathen, egli ricopre la carica di gyorn Derethi, alta carica di una religione ancora poco diffusa tra la popolazione di Kae, che lui ha il compito di assoggettare; si tratta di una religione basata su una struttura gerarchica molto rigida, molto invadente a livello politico e non sarà facile per lui farsi strada sia fuori che dentro il contesto ecclesiastico.

Il mistero – Elantris

La storia ruota attorno ad una città misteriosa, Elantris. In questa città, dalle alte mura bianche e dai cancelli ben sorvegliati, vengono rinchiusi tutti gli uomini e le donne colpiti dallo Shaod, una maledizione che non si sa bene con che criterio selettivo può colpire chiunque.
Leggendo il romanzo si ha la percezione che la città stessa sia maledetta. Quali misteri si celano all’interno della città? Come mai una città che era tanto importante un tempo, come testimoniano le sue alte mura possenti, si è ridotta nello stato in cui si trova?

I punti di vista

La storia nel romanzo è narrata da tre punti di vista, scelta da me estremamente apprezzata assieme al fatto che l’alternanza è per lo più regolare. Riusciamo con questi tre personaggi a vivere la storia da varie prospettive, sentendoci sempre coinvolti e a conoscenza di qualcosa, ma mai di tutto. I tre personaggi in sé sono molto diversi tra loro:

  • Raoden: giovane principe della città di Kae ha un animo da condottiero ed uno spirito buono e altruista. Egli cerca di fare del suo meglio per risolvere ogni sventura, e di sventure gliene capitano davvero tante. I suoi capitoli sono avventurosi e ricchi di azione, a volte avvincenti, altre deprimenti.
  • Sarene: giovane promessa sposa di Raoden, proveniente da terre lontane, cerca di fare del suo meglio nelle vesti di principessa di Kae. Deve destreggiarsi in un popolo molto diverso dal suo, farsi spazio in un ambiente che conoscerà solo pian piano. Le sue difficoltà sono quelle di chiunque abbia grandi ambizioni e le affronta con determinazione e pazienza. I suoi capitoli sono pieni di intrighi e prove di diplomazia, ragionamenti arguti e dubbi esistenziali; sono sia quelli che trattano gli argomenti più adolescenziali del libro, che quelli che si ritrovano a fronteggiare il mondo degli adulti nei suoi aspetti più difficili.
  • Hrathen: questo personaggio ricopre un’alta carica ecclesiastica in una religione, la religione Derethi, che va per la maggiore, in quasi tutti i luoghi tranne Kae, dove viene inviato proprio per convertire il popolo pacificamente. Il suo personaggio è complesso, il suo animo tormentato e il tutto si riflette nei suoi capitoli, che si rivelano oscuri e introspettivi.

L’esperienza dell’alternanza dei capitoli potrebbe non essere apprezzata da tutti, ma sicuramente è per tutti un modo di narrare particolarissimo. La cosa più stupefacente è che, pur essendoci questa netta alternanza, i capitoli riescono a far procedere la storia in modo progressivo, non ci si sente impantanati nei fatti a causa di ripetizioni degli stessi eventi, si va sempre avanti e il lettore non si annoia mai.

I Seon

Nel libro sono presenti dei personaggi molto singolari: si tratta di delle sfere fluttuanti che le persone più abbienti ereditano generalmente alla nascita dai loro genitori. Queste sfere fluttuanti sono generalmente molto sagge e finiscono per avere con i loro “padroni” un legame unico.

I temi trattati

Quali sono i temi maggiormente trattati nel romanzo? Ecco un elenco, ne parlerò in modo vago, così potrete farvi un’idea ma non per questo sapere già cosa succederà e a chi.

  • Uno dei temi dominanti nel libro è la depressione, l’idea dell’abbandono di sé stessi, del concedersi alla tristezza più assoluta, il tema del non riuscire più a sperare, il tema della depressione. Il libro ci fa vivere scene molto amare in cui persone abbandonate a sé stesse non vogliono fare altro che restare rannicchiate nel loro dolore e ci mostra poi come si possa combattere questa situazione. Se da un lato grazie a questo libro proviamo la sensazione del sentirsi inutili e impotenti, con tutto il dolore che ne deriva, dall’altro l’autore ci mostra anche una via d’uscita, una luce infondo al tunnel. L’avere uno scopo da inseguire, e un gruppo di persone con cui condividere quello scopo, rende ogni dolore più lieve; uno scopo che non deve necessariamente essere imposto dall’alto o essere necessario, può essere rappresentato da ogni piccola cosa e può essere proposto da chiunque.

  • Sicuramente viene poi trattato il tema dei legami tra gli esseri umani. Essi basano su autentiche condivisioni, più che su contratti scritti. La famiglia stessa, più che essere geneticamente determinata, viene a costruirsi laddove l’ambiente permette di creare un gruppo di persone coese e affiatate che si fanno forza nella loro quotidianità. Questi legami danno tanta forza quanta ne tolgono se e quando vengono infranti; sono potenti, capaci di determinare le sorti del mondo intero.

  • Il romanzo ci fa riflettere di contro anche sul senso di solitudine. La solitudine che si prova quando non si hanno più le persone di sempre attorno, ma anche quando non ci si sente compresi, quando si fatica a farsi spazio nel mondo, quando non si riesce ad essere visti per quel che si è, quando si è temuti laddove si vorrebbe essere ammirati.

  • Il pensiero del popolo, della massa, della folla, ha pure un ruolo importante nel romanzo. Quello che le moltitudini dicono, vogliono e fanno ha una sua rilevanza come la ha il dilemma su come conquistare la folla, e il chiedersi se e quanto si possa manipolarla

  • Per quanto riguarda la religione, in questo romanzo ha più volti. Il primo volto è sicuramente quello autoritario, in cui grazie alla religione ci si può salvare da un senso di dannazione molto terreno, fisico. Il secondo volto è un volto spirituale e personale, la religione e la spiritualità lasciano che i protagonisti si interroghino sul senso delle proprie azioni, su quali siano i limiti invalicabili nell’agire umano e su cosa può permettersi di fare un uomo, senza dover temere per la propria anima.

  • Il potere è visto come l’effettiva capacità di agire sul mondo e sulle cose del mondo. Cosa si è disposti a fare per avere potere? Ha senso perdere una parte della propria libertà di pensiero per il potere? Si può immaginare una persona sia estremamente potente che estremamente felice? Quali responsabilità sono legate al potere?

  • Pur non essendo centrale nel libro, un altro tema trattato è quello dell’amore è comunque un tema trattato e credo meriti di essere menzionato. Non è visto come l’amore di due anime predestinate a stare insieme, né concesso a seguito di accordi diplomatici. Le storie di amore con le quali entriamo a contatto sono storie mature e ragionate, in cui gli amanti si conoscono e innamorano l’uno dell’anima dell’altra a seguito di lunghe ore di chiacchiere, nessun colpo di fulmine, nessuna “femme fatale” nessun “playboy” (o dovrei dire quasi nessuno? Chi avrà letto capirà).

 

Considerazioni finali

Vivere significa avere preoccupazioni e incertezze. Tenetele dentro e vi distruggeranno di sicuro, lasciandosi alle spalle una persona così insensibile che le emozioni non potranno trovare radici nel suo cuore.

Elantris, Brandon Sanderson

Come avrei potuto non amare questo libro?
Esso mi ha scossa, schiaffeggiata, coccolata, rassicurata, amata e poi di nuovo mi ha lanciata nel vuoto, fatta atterrare sul morbido, fatta sanguinare. Ho letto questo libro durante una lettura condivisa con delle scadenze da rispettare (anche nelle attese) questo mi ha aiutata a godermelo ancor di più, a non vedere l’ora di riaprirlo.


Il tema della depressione mi ha colpita in particolar modo, perché mai ne avevo vista una rappresentazione così ben fatta e che spronasse tanto alla riflessione, anche se devo ammettere che è “facile” inserire, come accade nel libro, un personaggio “salvificatore” che si prenda per tutti la briga di ricostruire un mondo in quel momento immerso nella tristezza più totale. Nella vita di tutti i giorni il tema è parecchio più delicato, difficilmente si trovano persone che abbiano la forza di volontà dei protagonisti di Elantris. Eppure penso che mi sia piaciuto ancor più proprio per questo: il libro contiene una sorta di esempio da seguire, uno sprone a fare, a tenersi attivi, un monito per chi si sente male a non fermarsi troppo a pensare al proprio dolore, perché non è così che è possibile liberarsene.


Le battaglie delle donne di questo libro poi, non posso non sentirle come moderne. Le donne di Elantris non vogliono essere relegate all’unico ruolo di madri o mogli da sfoggiare, ma protagoniste attive della storia. Dove la società è affermata, loro sono in una situazione di difficile affermazione; dove la società non esiste, sono in una situazione di parità di sessi. Unica nota amara: dalla prima all’ultima, sembrano essere costrette ad essere attratte dall’abbigliamento, non voglio però considerarlo un difetto, ma più una piccola nota di insensibilità dell’autore, che non ha pensato al fatto che esistono dei cliché ai quali la donna potrebbe sentirsi stanca di essere legata e che quegli stessi cliché (profumi, balli, vestiti) sarebbe bello non vederli nelle loro “conquistatrici”.


Ad ogni modo, nonostante sia chiaramente pienissimo di tematiche e personaggi interessanti a conquistarmi davvero durante la lettura è stato principalmente lo stile di scrittura di Brandon Sanderson. Se sono così entusiasta all’idea di leggere qualunque altra sua opera è perché mi aspetto che questo autore, così come per Elantris, possa essere capace di darmi in ogni capitolo qualcosa in più che nel precedente. Sembra una cosa banale, ma non lo è, infatti sono così tante le storie fantastiche rovinate dalla poca cura per la loro stesura.
Siete incuriositi? Se non lo siete scusatemi, mea culpa, ma non demordete, sono sicura che il libro vi piacerà comunque, fate un tentativo.
Siete convinti? Ottimo, fatemi sapere nei commenti se leggerete il libro e se siete d’accordo con quanto detto nella recensione.

 

Link utili

Anteprime

Per chi volesse leggere i primi capitoli gratuitamente, sono disponibili sia su Amazon in italiano che sul sito dell’autore in lingua inglese.

Per chi non ne avesse avuto abbastanza:

Sul sito dell’autore è presente un piccolo racconto ambientato a Elantris (attenzione! Contiene forti spoiler sul romanzo leggetelo solo dopo!)
Inoltre, se vi piace questo genere di cose, sempre sul sito dell’autore, potete trovare tutta una serie di scene eliminate e correzioni in lingua inlese.


Buona lettura!
Nana

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Quando uscirà Doors of Stone di Patrick Rothfuss?

In questo articolo proverò a dare una spiegazione, o una speranza, a tanti amanti della magnifica (e ormai famosa e popolare) serie de Le Cronache dell’Assassino del Re di Patrick Rothfuss. Se state leggendo questo articolo significa che voi avete già letto in precedenza almeno Il Nome del Vento, ma dato che non farò alcun spoiler, TUTTI possono leggere tranquillamente questo articolo.

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Undici storie da leggere la notte di Halloween

Anche quest’anno si avvicina il giorno di Halloween e sono sicuro che nessuno di voi ha ancora deciso come trascorrere la notte più paurosa dell’anno. Non preoccupatevi, vi dirò esattamente cosa fare: mettetevi al calduccio e leggete come vampiri assetati di sangue. Ah, non sapete cosa leggere? State sereni, di seguito troverete un’interessante lista a tema. Premetto che non troverete grandi nomi, ho deciso di dare maggiore spazio ad autori e case editrici nostrane che, a mio parere, meritano molto. Troverete romanzi di svariati generi, un trattato storico culturale, una serie manga e una graphic novel. Insomma, non vi resta che decidere. Buona paur… lettura a tutti!

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I 100 Migliori Libri Fantasy secondo Time

Uno sguardo al passato, e due al futuro

Time magazine, pur non essendo una rivista specializzata nella letteratura, o in generale nella cultura, è riuscita secondo il mio punto di vista a creare le condizioni interessanti per creare una lista altrettanto interessante e curiosa. Infatti come potrete leggere sul sito di Time, la lista è stata creata selezionando un gruppo di famosi autori, tra cui figurano N.K. Jemisin, che ha scritto anche un saggio interessante sulla potenza del fantasy, G.R.R. Martin e Neil Gaiman, a cui hanno chiesto di votare una lista di nomination e utilizzando questi dati, gli editori di Time hanno creato una classifica considerando criteri come l’originalità, ambizione e accoglienza della critica e dei lettori.

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POPPY WAR: La guerra dei papaveri – R. F. KUANG | Recensione

Immaginate tutti i motivi per cui avete amato “Il paese delle due lune” (Tigana) e tutti i motivi per cui avete amato “Malazan”, provate a combinarli e ora chiudete gli occhi. Il risultato si avvicinerà decisamente alle emozioni suscitatemi da LA GUERRA DEI PAPAVERI.
Come in Tigana c’è un personaggio la cui isola, la cui razza, è stata rasa al suolo e lui ora è l’unico sopravvissuto. Si alternano molte riflessioni sulla natura della guerra, sul potere della memoria, sulla nostalgia, sulla perdita di identità, sulla perdita della cultura, ecc. Tutto ciò che avete pensato e amato di quel libro lo troverete anche qui, ecco perché lo chiamo in causa. Di Malazan invece trovate i retroscena della guerra, i complotti, la realtà della vita “di strada” in pieno assedio, le lezioni di strategia e combattimento, il senso di cameratismo tra divisioni, la gerarchia e l’abuso di grado. Insomma, sembra di leggere altri Arsori di Ponti. E poi come in Malazan c’è una forma di cartomanzia che non predice il futuro ma svela le forze in gioco nel presente (per esempio, quali divinità si stanno muovendo).



La prima domanda che mi hanno posto quando hanno saputo che lo stavo leggendo in anteprima è stata: che genere è?
Bella domanda, non so se in Italia esista un nome preciso. All’estero rimangono su termini generici come “grimdark”, “military fantasy”, “coming-of-age” (di cui il Bildungsroman è un sottogenere, per la cronaca) e qualcuno dice pure “epic” e “wuxia”. Un bel mix.

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38€ per il nuovo romanzo di C. Paolini?

Christopher Paolini è uno degli autori fantasy più di successo della storia recente in termini di copie vendute, nel 2012 si calcolavano circa 30 milioni di copie vendute in tutto il mondo, entrando perfino nel Guinnes dei Primati per essere l’autore bestseller più giovane. Quest’anno, dopo nove anni e una raccolta di “raccontini”, ritorna con un romanzo “Dormire in un mare di stelle” ed una copertina a dir poco stupenda.

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La traduzione di O. Fatica de Il Signore degli Anelli (1)

Premessa

Ho letto la Compagnia dell’Anello, prima parte del Signore degli Anelli, nella nuova traduzione a cura di Ottavio Fatica, confrontandola con la vecchia traduzione e il testo originale. Vi porto alcune considerazioni e una piccola analisi della traduzione confrontandola con quella di Vicky Alliata. Premetto di essere ‘solo’ un fan, e non esperto assoluto della materia Tolkeniana, perciò vi invito qualora ci siano errori di segnalarmeli oppure di commentare con la vostra opinione. Ogni opinione espressa è frutto di esperienza personale, annotazioni personali, informazioni reperite in rete (fonti in basso) e dalle pubblicazioni ufficiali di J.R.R. Tolkien.

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La Rovina dei Re – Jenn Lyons | Recensione

Tra i libri usciti nel corso del 2020 “La Rovina dei Re”, edito da Fanucci Editore, ha suscitato fin da subito il mio interesse. Pubblicato in USA nel 2019 e primo volume della trilogia “Il Coro dei Draghi”, rappresenta l’esordio letterario in campo fantasy dell’autrice Jenn Lyons. Prima di intraprendere la carriera di scrittrice ha fatto la grafica, l’illustratrice e ha lavorato come producer di videogiochi (“Lord of the Rings: Conquest”, “The Saboteur”).

IL LIBRO

Sull’onda del successo ottenuto da “A Song of Ice and Fire” di George Martin, anche “La Rovina dei Re” presenta un elevato numero di sottotrame, intrighi e relazioni famigliari. Nulla di nuovo nel panorama fantasy, tuttavia questo libro possiede una particolarità che molti altri non hanno: gran parte della storia si costruisce, infatti, su un vero e proprio albero genealogico. Gli intrecci si dipanano da generazione a generazione, coprono un arco temporale lungo millenni e influenzano direttamente il presente narrato.

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Le Unpopular Opinion della community

Il 12 Aprile ho chiesto alla community italiana dedicata ai libri fantasy, composta fra vari gruppi e seguaci della pagina, di rivelare le loro opinioni impopolari sulla narrativa fantastica (ma sono arrivate anche sulla community stessa, l’editoria e sui fan). Questa è una selezione di queste opinioni ‘scottanti’ in cui ho cercato di prendere le più ricorrenti ed interessanti opinioni emerse.

Bando alla ciance, andiamo a mettere un po’ di zizzania

TOP 10

“Non giudicare un libro dalla copertina”

1) S.C. critica la superficialità: “Mi spiace vedere gli editori che creano il loro catalogo principalmente su una sola tipologia di lettori e che preferiscono la forma ai contenuti. Ovvero un “BEL PRODOTTO” viene scambiato per un “BUON PRODOTTO” e purtroppo questo sillogismo sbagliato è nella testa di molti/e.”

F.A. aggiunge a questo argomento che si è “rotto i coglioni” del lecchinaggio sotto le scelte editoriali delle grandi CE, conclude con: “E fatti una vita,che hai 30 anni”.

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Estratto esclusivo, Quiz, Ebook Gratis e altre notizie da Brandon Sanderson

Con la nuova newsletter, Brandon Sanderson ci aggiorna sullo svolgimento dell’ultimo lavoro, e ci avvisa di eccitanti novità.

Ci ricorda intanto che è aperta la pagina di Kickstater dove potrete acquistare una delle edizioni in numero limitato della lussuosa edizione in pelle de La Via dei Re (in inglese). The Way of Kings – Leatherbound edition – Kickstarter , tuttavia consiglia caldamente di provare il nuovo Quiz per capire il tuo ordine nei Cavalieri Radiosi .

Anticipo tuttavia per i più curiosi, che il prezzo minimo (con spese di spedizioni incluse) per aggiudicarsi una copia (delle 4000) della lussuosa edizione, autografata e senza gadget viene a costare 227 euro. Cifre maggiori per le categorie superiori.

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In aggiunta ai vari set, sarà presente un libricino esclusivo, The Way of Kings Prime, ovvero una prima bozza del romanzo che sarebbe stato La Via dei Re, che essenzialmente è la storia ambientata in un universo parallelo, ma se siete curiosi non temete… l’ebook è stato pubblicato in forma completamente gratuita sul sito, qui.

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Infine, ci comunica che nel fine settimana completerà il quarto libro delle Cronache della Folgoluce, e che presto Tor inizierà la distribuzione dei capitoli gratuiti (che tra l’altro, verranno commentati su reddit dalla fanbase internazionale). In ogni caso, ci terrà aggiornato attraverso i vari social media. Ricordiamo che la rivelazione del nuovo artwork per la copertina americana è prevista per Agosto, in coda con la copertina già rivelata dell’edizione polacca e inglese.

I prossimi lavori di Sanderson saranno: il nuovo racconto dedicato alle Cronache della Folgoluce, il terzo (ed ultimo) capitolo di Skyward ed infine il quarto capitolo della serie dedicata a Wax & Wayne.

Per i lettori in inglese, usciranno nelle versioni economiche di Legion a fine mese, con delle nuove copertine.

Inoltre, i fan più accaniti potrebbero trovare interessanti questi link:

Dialogo tra Christopher Paolini e Brandon Sanderson

Video-Approfondimento sulle nuove edizioni speciali de La Via dei Re

Bene, vi lascio il nuovo estratto esclusivo. Mi raccomando, commentate sulla nostra pagina facebook e condividete con i vostri amici.

Sylphrena’s Interlude

Sylphrena felt the energy of the approaching highstorm like one might hear the sound of a distant musician walking ever closer. Calling out with friendly music.

She zipped through the halls of Urithiru. She was invisible to almost everyone but those she chose—and today she chose the children. They never seemed suspicious of her. They always smiled when they saw her. They also rarely acted too respectful. Despite what she told Kaladin, she didn’t always want people to treat her like a little deity.

Unfortunately, this early, there weren’t a lot of people—children or not—out in the tower. Kaladin was still asleep, but she liked that he slept a little better now.

She heard noises from a particular doorway, so she went that direction, darting into the room to find Rock’s daughter cooking. The others called her Cord, but her real name—Hualinam’lunanaki’akilu—was much prettier. It was a poem about a wedding band.

Cord deserved such a pretty name. She looked so different from the Alethi. More solid, a person who wouldn’t be blown over by a storm, as if she were made of bronze—a shade subtly reflected by her skin tone. And that beautiful red hair was different from Shallan’s. Cord’s was more rusty, darker and deeper; she wore it in a tail, tied with a ribbon.

She saw Syl of course; she had inherited her father’s blessing of being able to see all spren. She paused, head bowed, and touched one shoulder, then the other, then her forehead. She separated out the next slices of tuber she cut and set them in a neat pile on the counter: an offering for Syl. That was silly, since Syl didn’t eat. She turned into a tuber anyway and rolled around on the counter to say thanks.

That music though. The storm. She could hardly contain herself. It was coming!

She rolled off the counter and zipped over to examine Cord’s Shardplate stacked neatly in the corner. The young Horneater woman was never without it. She was the first of her people in…well, a very, very long time to have a Shard.

It was pretty. Maybe Syl should have hated it, as she did Shardblades, but she didn’t. It was kind of a corpse—well, lots of corpses—but not as offensive. The difference, she supposed, was attitude. She could sense contentment, not pain, from the Plate.

Cord began making noise with her pot, and Syl found herself darting that direction to watch what was being dumped into the water. Sometimes Syl felt like she had two brains. One was the responsible brain; it had driven her to defy the other honorspren and her father in seeking out Kaladin and forming a Radiant bond. This was the brain that she wanted to control her. It cared about important things: people, the fate of the world, figuring out what it truly meant to be of Honor.

She had a different brain too. The brain that was fascinated by the world—the brain that acted like it belonged to a small child. A loud noise? Better go see what caused it! Music on the horizon? Dart back and forth, eager with anticipation! A strange cremling on the wall? Mimic its shape and crawl along to see what it feels like!

Thoughts bombarded her. What did it feel like to be a tuber being cut? How long had it taken Rock and Song to come up with Cord’s name? Should Syl have a name that was a poem? Maybe they had a name for her among the Horneaters. Did they have names for every spren, or just important ones?

On and on and on. She could deal with it. She always had. It wasn’t an honorspren thing though. The others weren’t like her, except maybe Rua.

Puffs of steam rose from the cookpot, and Syl became the same shape: a puff of steam rising toward the ceiling. When that got boring—it took only a few seconds—she soared up into the air to listen to the music. The storm wasn’t near enough yet. She wouldn’t be able to see it.

Still, she zipped out onto the balcony and flitted along the outside of the tower, searching for Kaladin’s room.

The tower was dead. She barely remembered the place from before, when she’d bonded her old wonderful knight. He’d spent most of his life traveling to little villages, using her as a Shardblade to cut cisterns or aqueducts for the people. She remembered coming to Urithiru with him once…and the tower had been bright with lights… A strange kind of light…

She stopped in the air, realizing she’d flown up seventeen stories. Silly spren. Don’t let the child be in charge. She darted down and found Kaladin’s window, then squeezed between the shutters, which had just enough space between them for her to enter.

In the dark room beyond, he slept. She didn’t need to come look to know that. She’d have felt if he’d woken. But…

He has two brains too, she thought. A light brain and a dark brain. She wished she could understand him. He needed help. Maybe this new duty would be all he needed. She so profoundly hoped that it would. But she worried it wouldn’t be enough.

He needed her help, and she couldn’t give it. She couldn’t understand.

The storm! The storm was here.

She slipped back outside, though the responsible brain managed to keep her attention. Kaladin. She needed to help Kaladin. Perhaps he would be satisfied as a surgeon, and it would be good for him to not have to kill anymore. However, there was a reason he’d had difficulties as a surgeon in the past. He would continue to have the dark brain. This wasn’t a solution. She needed a solution.

She kept hold of that idea, not letting it evaporate like steam above a cauldron. She held to it even as the stormwall hit, washing around the base of the tower from the east. Hundreds of windspren flew before it in a multitude of shapes. She joined them, laughing and becoming like them. She loved her little cousins for their joy, their simple excitement.

As always, small thoughts bombarded her as she flew between them, waving, smiling, changing shapes repeatedly from one moment to the next. Honorspren—all of the intelligent spren—were something new to Roshar. Well, new as in ten-thousand-years-old new. So…newer.

How had the first honorspren—or cultivationspren, or inkspren, or peakspren, or any of the other intelligent ones—been created? Had they been shaped from raw Investiture by Honor himself? Had they grown out of these, their cousins? She felt so much kinship with them, though they were clearly different. Not as smart. Could she help them become smart?

These were heavy thoughts when she just wanted to soar. The music, the cataclysm of the storm was…strangely peaceful. She often had trouble in a room full of talking people, whether they were humans or spren. She would be intrigued by every conversation, her attention diverted constantly.

One might have thought the storm would be the same way, but it wasn’t loudness that bothered her—it was a diversity of loudnesses. The storm was a single voice. A majestic, powerful voice singing a song with its own harmonies. In here she could simply enjoy the song and relax, renewed.

She sang with the thunder. She danced with the lightning. She became debris and let herself be pushed along. She zipped into the inmost, darkest part of the storm, and she became its heartbeat. Light-thunder. Light-thunder. Light-thunder.

Then blackness took her. A fuller blackness than the absence of light. It was the split moment that her father could create. Time was a funny thing. It was always flowing along in the background like a river, but bring too much power to bear, and it warped. It slowed; it wanted to pause and take a look. Anytime too much power—too much Investiture, too much self—congregated, realms became porous and time behaved oddly.

He didn’t need to make a face in the sky for her as he did for mortals. She could feel his attention like the sun’s own heat.

CHILD. REBELLIOUS CHILD. YOU HAVE COME TO ME WISHING.

“I want to understand him,” Syl said, revealing the thought she’d been holding—protecting—and sheltering. “Will you make me feel the darkness he does, so I can understand it? I can help him better if I know him better.”

YOU GIVE TOO MUCH OF YOURSELF TO THAT HUMAN.

“Isn’t that why we exist?”

  1. YOU HAVE ALWAYS MISUNDERSTOOD THIS. YOU DO NOT EXIST FOR THEM. YOU EXIST FOR YOU. YOU EXIST TO CHOOSE.

“And do you exist for you, Father?” she demanded, standing in blackness—insisting on holding her human form. She stared up at the deep eternity. “You never make choices. You merely blow as you always do.”

I AM BUT THE STORM. YOU ARE MORE.

“You avoid responsibility,” she said. “You claim you do only what a storm must, but then act like I’m somehow wrong for doing what I feel I must! You tell me I can make choices, then berate me when I make ones you do not like.”

YOU REFUSE TO ADMIT THAT YOU ARE MORE THAN AN APPENDAGE TO A HUMAN. SPREN ONCE LET THEMSELVES BECOME CONSUMED BY THE NEEDS OF THE RADIANTS, AND THAT KILLED THEM. NOW, MANY OF MY CHILDREN HAVE FOLLOWED YOUR FOOLISH PATH, AND ARE IN GREAT DANGER.

THIS IS OUR WORLD. IT BELONGS TO THE SPREN.

“It belongs to everyone,” Syl said. “Spren, humans, even the singers. So we need to figure out how to live together.”

THE ENEMY WILL NOT ALLOW IT.

“The enemy is going to be defeated by Dalinar Kholin,” Syl said. “And so we need to have his champion ready.”

YOU ARE SO CERTAIN THAT YOUR HUMAN IS THE CHAMPION, the Stormfather said. I DO NOT THINK THE WORLD WILL BEND TO YOUR WISHES.

“Regardless, I need to understand him so I can help him,” Syl said. “Not because I’m going to be consumed by his desires, but because this is what I want to do. So I ask again. Will you make me capable of feeling what he does?”

I CANNOT DO THIS THING, the Stormfather said. YOUR WISHES ARE NOT EVIL, SYLPHRENA, BUT THEY ARE DANGEROUS.

“You cannot? Or you will not?”

I HAVE THE POWER, BUT NOT THE ABILITY.

The time between ended abruptly, dumping her back into the storm. Windspren spiraled around her, laughing and calling, mimicking the words, “You cannot, you cannot, you cannot!” Insufferable things. As bad as she was sometimes.

Syl kept hold of the idea, cradling it, then let herself be otherwise distracted by the storm. She danced for its entire passing, though she couldn’t leave with it. She needed to stay within a few miles of Kaladin, or her Connection to the Physical Realm would start to fade, and her mind would weaken.

She enjoyed this time, an hour passing in moments. When the riddens finally approached, she stopped in eager anticipation, overjoyed. Up here in the mountains, the end of the storm made snow. By now, the storm had dropped all its crem-laced water, so the snow was white and pure. Each snowflake was so magnificent! She wished she could talk to objects like Shallan did, and hear each one’s story.

She fell with the flakes, imitating them—and creating patterns unique to her. She could be herself, not only live for some human. The thing was, Kaladin wasn’t just some human. She’d picked him deliberately out of millions and millions. Her job was to help him. As powerful a duty as the Stormfather’s duty to drop water and crem to give life to Roshar.

She soared back toward Urithiru, weaving between snowbanks, then shooting upward. This section to the west of the tower included deep valleys and frosted peaks. She dove through the former and crested the latter before looping around in circles outside the magnificent tower.

She eventually reached the Bondsmith’s balcony. Dalinar was always awake for highstorms, regardless of the hour. She landed on his balcony where he stood in the cold. The rock just below him was slick with water; today the highstorm had been high enough to cover the lower stories of the tower. She’d never seen it get to the top, but she hoped it would someday. That would be different!

She made herself visible to Dalinar, but he didn’t jump as humans sometimes did when she appeared. She didn’t understand why they did that—weren’t they used to spren fading in and out all the time around them? Humans were like storms, magnets for all kinds of spren.

They seemed to find her more disturbing than a gloryspren. She supposed she’d take that as a compliment.

“Did you enjoy your storm, Ancient Daughter?” Dalinar asked.

“I enjoyed our storm,” she said. “Though Kaladin slept through the entire thing, the big lug.”

“Good. He needs more rest.”

She took a step toward Dalinar. “Thank you for what you did. In forcing him to change. He was stuck, doing what he felt he had to, but getting darker all the time.”

“Part of a commander’s job is to watch for the signs.”

“He’s different, isn’t he?” Syl said. “Worse, because his own mind fights against him.”

“Different, yes,” Dalinar said, leaning on the railing next to her. “But who is to say what is worse or better? We each have our own Voidbringers to slay, Brightness Sylphrena. No man can judge another man’s heart or trials, for no man can truly know them.”

“I want to try,” she said. “The Stormfather implied there was a way. Can you make me understand Kaladin’s emotions? Can you make me feel what he’s going through?”

“I have no idea how to accomplish something like that,” Dalinar said.

“He and I have a bond,” she said. “You should be able to use your powers to enhance that bond, strengthen it.”

Dalinar clasped his hands on the stonework before him. He didn’t object to her request—he wasn’t the type to reject any idea out of hand.

“What do you know of my powers?” Dalinar asked her.

“Your abilities are what made the original Oathpact,” she said. “And they existed—and were named—long before the Knights Radiant were founded. A Bondsmith connected the Heralds to Braize, made them immortal, and locked our enemies away. A Bondsmith bound other Surges and brought humans to Roshar, fleeing their dying world. A Bondsmith created—or at least discovered—the Nahel bond: the ability of spren and humans to join together into something better. You Connect things, Dalinar. Realms. Ideas. People.”

He surveyed the frosted landscape, freshly painted with snow. She thought she knew his answer already, from the way he took a breath and set his jaw before speaking.

“Even if I could do this,” he said, “it would not be right.”

She became a small pile of leaves, disintegrating and stirring in the wind. “Then I’ll never be able to help him.”

“You can help without knowing exactly what he’s feeling. You can be available for him to lean on.”

“I try. Sometimes he doesn’t seem to want even me.”

“That’s likely when he needs you most. We can never know another man’s heart, Brightness Sylphrena, but we all know what it is to live and have pain. That is the advice I’d have given to another. I do not know if it applies to you.”

Syl looked upward, along the tower’s pointing finger, raised toward the sky. “I…had another knight once. We came here to the tower, when it was alive—though I don’t fully remember what that meant. I lost memories during the…pain.”

“What pain?” Dalinar asked. “What pain does a spren feel?”

“He died. My knight, Relador. He went to fight, despite his age. He shouldn’t have, and when he was killed, it hurt. I felt alone. So alone that I started to drift…”

Dalinar nodded. “I suspect that Kaladin feels something similar, though from what I’ve been told about his ailment, it doesn’t have a specific cause. He will sometimes start to…drift, as you put it.”

“The dark brain,” she said.

“An apt designation.”

Maybe I can already understand Kaladin, she thought. I had a dark brain of my own, for a while.

She had to remember what that had been like. She realized that her responsible brain and her child’s brain aligned in trying hard to forget that part of her life. But Syl was in control, not either of those brains. And maybe, if she remembered how she’d felt during those old dark days, she could help Kaladin with his current dark days.

“Thank you,” she said to Dalinar as a group of windspren passed. She regarded them, and for once didn’t particularly feel like giving chase. “I think you have helped.”

Brandon Sanderson (dalla newsletter)

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Ruota del Tempo: le critiche più frequenti

Caro lettore curioso,
se sei giunto fin qui da solo sicuramente non hai bisogno di presentazioni.
Sai già che La Ruota del Tempo è una serie high fantasy di 14+1 libri scritta da Robert Jordan e terminata da Brandon Sanderson. E sai anche che da vent’anni la comunità fantasy si divide in solidi detrattori e solidi estimatori, senza mezze misure.

Ebbene… L’articolo di oggi è un po’ anomalo. Dal momento che in rete si trovano già millemila versioni de “I 10 motivi per cui devi leggere la Ruota” e oggettivamente non c’è bisogno di scrivere l’ennesimo, per evitare di passare inosservati nel marasma del web e sprecare il vostro tempo io ho scelto di prendere la chiacchierata da un’altra prospettiva:

“Le critiche più comuni… e come ve le smonto”

Sento già il sangue ribollire. Un po’ di pepe è quello che ci vuole. È un titolo volutamente provocatorio che cattura subito l’attenzione e che, a dire il vero, non rispecchia al 100% i contenuti. Già. Ma che posso farci? Il numero dei caratteri è limitato e devo assicurarmi di rendere l’idea! 😉
Il titolo non è completamente sincero perché alcune critiche io le confermo senza problemi, però non do loro lo stesso peso della maggioranza dei lettori ed è proprio per offrire una prospettiva diversa che le ho inserite comunque nell’elenco.

Bando alle ciance, ciancio alle bande…

 

1) “È troppo lunga”

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Se sceglierete la via del cartaceo, una nuova libreria farà comodo.

S-nì, sono d’accordo solo se la questione riguarda le pagine. Quattordici volumi si possono accettare, ma perché devono essere tutti tra le 900 e le 1000 pagine?
Io stessa quando ho letto la Ruota ho citato l’eccessiva lunghezza come difetto principale (“ehm… ehm… unico”), non perché la cosa mi pesasse particolarmente ma perché era corretto mettere in guardia i lettori contemporanei, i quali, spesso senza rendersene conto, sono abituati dai film ad avere tutto e subito arrivando persino giudicare due formati diversi (libro e film) secondo i medesimi criteri di valutazione. Ahi ahi ahi.
Personalmente il segreto per non “affogare” è stato alternare la Ruota a letture di genere completamente diverso, quasi sempre saggi storici, per assicurarmi di respirare aria sempre fresca. La Ruota mi ha tenuto compagnia per due bellissimi anni – lo stesso arco di tempo in cui si svolge la storia – durante i quali non ho dovuto rinunciare a nulla. E poi – diciamocelo con chiarezza – quale lettore si è mai messo problemi? Chi ha paura dei libri? In ambito fantasy, nessuno.
Siamo quelli famosi per la determinazione, la resistenza e la passione che proviamo per il più piccolo dettaglio. Vedi il Cosmoverso di Brandon Sanderson. Vedi Malazan di Steven Erikson e Ian Esslemont. Vedi i Drenai di David Gemmel. Vedi le Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin, che dopo 5 libri e 8 stagioni televisive non sono ancora terminate. Vedi Shannara di Terry Brooks. Vedi Dragonlance di Margaret Weis e Tracy Hickman.
Come vedete, la mole non può essere un vero ostacolo. Io e gli altri “Ruotisti Anonimi” (centinaia in Italia e migliaia nel resto del mondo) siamo la prova vivente che alla Ruota si sopravvive senza acciacchi – a parte il cuore spezzato quando giri l’ultima pagina, sigh – e che ne vale la pena. D’altronde, chi la consiglierebbe se non fosse un capolavoro ma solo una bella storia? Nessuno, sono quasi 14mila pagine. Eppure da vent’anni è in cima alle classifiche di gradimento. Significherà pur qualcosa?
Lo spirito con cui vi consiglio di approcciarvi dunque è quello del bambino che esplorando il mondo non si aspetta altro che meraviglie. La Ruota infatti è puro sense of wonder. Al diavolo l’azione!

Con questo non intendo puntarvi una pistola alla tempia e ordinarvi di arrivare fino alla fine del quattordicesimo volume. Vi pare? Chiedo soltanto di provare il primo libro e decidere se leggere anche il secondo. Se va bene, aggiungete il terzo. Leggetela perché vi va e perché vi piace, non perché vi sentite obbligati dagli amici o perché ve lo siete imposto come sfida su Goodreads. Non è questo lo spirito giusto. Se alla soglia del quarto non avete ancora trovato un motivo valido per andare avanti, allora non fatelo! Fermatevi! Avete già tutti gli elementi per giudicare.

2) “È troppo lenta.

Il numero delle pagine è esagerato, a volte ci si perde nelle descrizioni e a volte non succede nulla per diversi paragrafi. Sì.
Ma la “lentezza” e/o la verbosità delle descrizioni sono il marchio di fabbrica dell’autore e sono ciò che conferisce alla parola scritta un’impronta autentica e convincente permettendogli di bucare la pagina e creare visioni nitide nella nostra mente, perciò, se questo è ciò che ci guadagniamo, allora la verbosità è un male necessario e totalmente gradito. Quando lo scrittore è a suo agio, lo è anche il lettore.
A volte è ripetitiva, certo. È stata scritta e stampata quando non esisteva il digitale e i volumi venivano pubblicati a distanza di uno o due anni. Sfogliare le pagine in cerca di passaggi specifici poteva risultare scomodo ed era difficile ricordarsi tutti i dettagli. La soluzione migliore sembrava quella di fare un recap qua e là.
Altri tempi, altre sensibilità, altre problematiche.
Ma se la alternate con altre letture il problema non si pone, anzi, sarete ben contenti di trovare i riassuntini tra un paragrafo e l’altro e non dover aprire pagine web con gli spoileroni in bella vista! E poi a me le descrizioni non sono mai sembrate eccessive perché anche quando sembravano parlare di semplici vestiti e trecce tirate, dietro c’era ben più di questo. Era un florido sottotesto per il lettore più attento.                                                                         photo_2020-07-04_16-47-47  

3) “È piena di cliché”

Sì, ma c’è un perché (che approfondisco nelle “Note Spoilerose” a fondo pagina).
Il primo volume è una scopiazzatura bella e buona de La compagnia dell’anello, vero, ma dal secondo la storia acquisisce una propria autonomia scrollandosi via energicamente qualunque modello letterario. E non si può dire lo stesso dei numerosi autori là fuori che ci propongono mille varianti della stessa storia, che noi ingurgitiamo anche se la trama è prevedibile, lo stile anonimo e gli spunti di riflessione non pervenuti.
Jordan sceglie consapevolmente di riunire tutti i tòpoi letterari e lo fa per ragioni di originalità (detta così fa ridere, lo so). 
Vi do solo un indizio, leggete bene il flyer in copertina. Quando avete pronta qualche ipotesi, cliccate sullo SPOILER 1 (a fondo pagina).                     

4) “La narrazione è lineare”

Sì. Ha esattamente la struttura che ci si aspetta da una storia di trent’anni. Negli anni ‘90, quando il lettore medio era ancora ingenuo e la maggior parte dei pilastri del fantasy moderno non esisteva ancora – guess what? – il massimo della novità era lui!
E comunque il genio letterario non si misura nella trama: la semplice cronaca asfittica di azioni e controazioni la lasciamo a giornalisti e scrittori in erba.
Jordan è un Signor Scrittore che non ha nulla da imparare, ha già tutti gli ingredienti che gli servono e non solo sa usarli, ma sa anche come valorizzarli.                            

5) “Mi costerà un rene – sono 14 volumi”

51xSFlj0zKLSì e no. Alla Fanucci va riconosciuto il grandissimo merito di fare frequenti promozioni sugli ebook grazie alle quali con 14€ ci si porta a casa l’intera serie (99cents a volume). A prescindere dalle vostre preferenze, gli ebook sono il compromesso ideale tra economia domestica ed acquisto a scatola chiusa. Si spende tanto solo se si è fissati col cartaceo.
Vale la pena sforzarsi di leggere in digitale perché se la serie vi piace, conoscendo già il valore del prodotto, qualunque cifra spenderete per ricomprare i cartacei non sarà un buco nell’acqua; se invece non vi piace avrete speso “solo” l’equivalente di una pizza e bibita. L’all you can eat costa dieci euro in più della Ruota, per dire…
In sintesi, con l’ebook cadete sempre in piedi!

6) “Il blocco centrale è un mortorio”

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Questa è un’accusa che viene mossa spessissimo ai volumi 7-10. L’11 a volte se la scansa.
Dovete sapere che nel 2006 Jordan rese nota la diagnosi di amiloidosi cardiaca e che le sue aspettative di vita, nel migliore dei casi, erano di 4 anni. Non sappiamo quando cominciò a star male e neanche quando partì il conto alla rovescia, fatto sta che morì l’anno seguente, in settembre.
Ora… Io immagino che scrivere il seguito di un best-seller sia già stressante “al naturale”, giusto? Figuriamoci quando il medico vi ha appena elargito una sentenza di morte e dovete investire quel briciolo di tempo che vi resta su due fronti allo stesso tempo: da una parte pubblicare personalmente tutto ciò che è pronto e decente (all’aria revisioni e riletture!), dall’altra stilare degli appunti privati iper-dettagliati affinché lo scrittore che vi succederà possa dare un finale coerente ed esaustivo al vostro lavoro di una vita. Sarebbe impossibile per chiunque. Troppe cose in troppo poco tempo, e senza contare le fatiche della malattia stessa!
Riflettere su questo aspetto ovviamente non renderà quei volumi più digeribili, però vi roderà di meno. Per la cronaca, io non mi sono annoiata in nessuno dei 15 volumi: forse perché il suo punto di forza per me è sempre stata la potenza descrittiva ed evocativa della narrazione, non l’azione, e per questo, indipendentemente dai plot-twist, non sono mai rimasta a bocca asciutta. Dipende tutto da cosa cercate nei libri.                                                                                                                   

7) “Rapporto conflittuale tra uomini e donne

Mah! Io non ho mai notato rapporti particolarmente conflittuali ed esacerbati quindi fatico ad argomentare la critica. Tolte le paesane, il libro è pieno zeppo di donne forti ed indipendenti, incanalatrici e non, che sanno farsi rispettare anche quando cadono in disgrazia. Maschi e femmine brillano di luce propria. Ma anche ammettendo per un attimo che sia vero, quale logica potrebbe nascondersi dietro?

Quando sopravvivi ad un cataclisma e riparti da zero, è lecito pensare che in quel disastro, oltre alle memorie, tu abbia perso anche tutti i traguardi sociali che avevi raggiunto fino a quel momento, che nel nostro caso consistono verosimilmente (vedi SPOILER 2 a fondo pagina) in decenni di lotte femministe per l’emancipazione e la parità dei diritti. Di conseguenza, è lecito pensare che in un mondo in cui la donna emancipata è automaticamente una “stregah!” o una “puttanah!” – con indecisione su quale sia l’attributo peggiore -, il rapporto tra sessi sia quantomeno sbilanciato e a tratti frustrante.

Inoltre, spesso si dimentica che i personaggi principali sono adolescenti di 17-22 anni – con sola eccezione di Nynaeve, che ne ha già 27/28 – che fino a quel momento hanno vissuto in una bolla chiamata Emond’s Field, un villaggio rurale talmente fuori dal mondo che gli unici modelli di vita che hanno avuto sono pastori, fabbri e contadini. Non che ci sia nulla di male. Però significa vita, emozioni ed aspirazioni semplici, con pochissimi stimoli esterni. Quando la bolla si rompe, di punto in bianco, questi ragazzini si trovano strappati alle loro famiglie per due anni, stressati e in perenne lotta per tenersi in vita: non sanno bene come gestire i contrasti e perciò fanno quello che (erroneamente) credono sia il modo “adulto” di comportarsi. Litigare. Raccogliere lo scontro perché ora ognuno è responsabile per sé e non c’è più un genitore a fare da arbitro. Tutti si credono arbitri. Tutti si credono leader.
Non è un rapporto letterario esemplare, chiaro, ma dato il contesto è forse quello più credibile.


THE END (
per chi non può aprire gli spoiler).

L’articolo in teoria finisce qui. In pratica, invece, spero di avervi stuzzicato abbastanza da farvi affilare le contro-argomentazioni e dare inizio ad uno scambio che sia interessante ed illuminante per tutte le parti coinvolte. Vogliamo trovare insieme quella che più si avvicina ad essere la verità?

* * * * * * * * * NOTE SPOILEROSE * * * * * * * * *

SPOILER 1Riciclando le principali mitologie e ambientando la storia nel nostro mondo, in un futuro post-apocalittico che ha le sembianze medievali, Jordan è “costretto” ad attenersi a tot ingredienti mentre cucina. Tra i più evidenti c’è la netta divisione del bene e del male in salsa cristiana; il tema del Ragnarök/Apocalisse; Oskorei, la Caccia Selvaggia; Rand che incarna contemporaneamente Artù, Gesù e Thor e dunque riprende il tema del ragazzino-nessuno che – guarda un po’ – è il Prescelto; il “convento di streghe” che richiama i circoli druidici o le sibille greche; Thom Merrilin che richiama il mentore Merlino e via dicendo…
Sarebbe stato molto più facile se avesse inventato la storia da zero, ma sarebbe stata altrettanto suggestiva?

SPOILER 2 – da varie allusioni nel corso del volume sembra proprio che la storia si svolga nel nostro futuro, a distanza di 3000 anni. Quando infatti si parla di Epoca Leggendaria – da considerarsi anno zero, per facilitare il discorso -, si dice infatti che vi erano giraffe, elefanti, cellulari, ascensori, treni, aerei e… Mercedes-Benz! Inoltre, se i riferimenti non fossero sufficienti, nel capitolo 12 de “Il Sentiero di Pugnali” Graendal dice: «Un uomo di cui non ho mai sentito parlare è stato nominato Reggente del Sommo Signore sulla Terra?». A questo punto non rimangono più dubbi. Sono Easter Eggs che, oltre a stuzzicare il lettore, fanno pensare che abbiano preso tutto-tutto da noi: o meglio, perché no? Perché non anche la parità dei diritti prontamente dimenticata? Anyway… futuro o non futuro, il setting della storia è medievale perciò il rapporto sarebbe stato quello in ogni caso, perché nel mondo della Ruota tutto si ripete. Anche il medioevo.

 

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Christopher Paolini e il nuovo Cosmoverso, dopo 8 anni di assenza

Ve lo ricordate?

La storia di Christopher Paolini è ormai leggenda. Figlio di insegnanti cresce con una super formazione alla Montessori e all’età di 14 anni pubblica per la prima volta un romanzo, che non solo diventerà bestseller ma che verrà adattato sul grande schermo e sarà il primo di una saga con milioni di copie vendute in tutto il mondo. Questo scrittore ha avuto così tanto successo da dare vita al fenomeno dei baby scrittori, infatti migliaia di giovani adolescenti cercarono di seguire l’esempio e il mercato fu “invaso” da queste pubblicazioni fantasy di autori per la maggiore caduti nell’oblio, come Egle Rizzo , Luca Centi , Gianandrea Siccardi e Alice Montanaro e così via, senza citare il caso editoriale di Licia Troisi.

Perché mi piace

In realtà a me questo autore sta a cuore perché sono proprio uno di quei baby scrittori che ci ha provato, ma non è mai riuscito. È stato uno dei miei primi approcci alla lettura fantasy, insieme ad Harry Potter, e nonostante i vari difetti che un lettore esperto possa individuare nella lettura, questa saga ha il suo perché e c’è sicuramente un motivo per cui è stata tanto apprezzata tra i ragazzi. È una grande avventura con ottimi personaggi secondari con scontri, battaglie, tradimento e amore… in scenari suggestivi come foreste incantate, fortezze nella roccia e castelli desolati… Per me fu la mole del libro, la copertina accattivante e i draghi che mi convissero a scegliere “Eragon” come libro da leggere durante l’estate dopo la prima media, ed è stata una droga. Tutti ricordiamo momenti da ragazzi in cui siamo così tanto immersi nelle nostre prime esperienze di lettura che non riusciamo a staccarci da essa, e quel ricordo per me è legato alla tetralogia di Christopher Paolini. Probabilmente è una saga che non rileggerò mai più, onde evitare di rovinarmi i bei ricordi però rimarrà sempre un’autore importante per me checché se ne dica nei suoi confronti.

Novità dall’autore

Il suo silenzio radio è iniziato dall’ultimo Lucca Comics in cui ha presenziato nel lontano 2012, in cui annunciò una breve pausa ed alcuni progetti, ovvero il romanzo fantascientifico che pubblicherà a settembre di quest’anno, una storia inedita di Angela l’erborista e infine una nuova saga in Alagaesia (nome fittizio del suo mondo). Paolini rimane di parola, infatti nel 2018 annuncia una raccolta di brevi racconti dedicati a Eragon, però rimaniamo tutti un po’ delusi.

Prima di tutto nessuno si aspettava un ritorno nel Mondo dell’Eredità così soft. Per di più i racconti sono molto brevi, l’edizione che ho acquistato mi è costata 17 euro, per un libro in formato pocket di 150 pagine con caratteri grandi ed ampi margini è davvero troppo. Mi hanno fregato? In realtà no, potevo bellamente evitarmi questo acquisto, però sono stato “costretto” perché hanno un organizzato un firmacopie a Milano (“quei farabutti!”), che non potevo sicuramente perdermi. Così mi sono fatto fregare, ma ora ho la mia edizione di Eragon autografata dall’autore, che mi rende abbastanza felice. In più ho un bel ricordo in cui Paolini fa un apprezzamento per la mia maglietta geek de Il Signore degli Anelli.

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Paolini firma la mia copia

Tornando alla raccolta, nemmeno il contenuto in realtà mi ha soddisfatto. Anche perché la maggior parte di essi sono degli “sneak-peek” su cosa stessero facendo ora i personaggi principali. L’unico che potrei definire racconto è ambientato in una terra inedita tra gli Urgali, che sinceramente ho trovato carino, ma rimane tuttavia una poverissima pubblicazione… fosse stato per me, l’avrei resa gratuita.

Ora arriviamo al vero e proprio romanzo, To Sleep in a Sea of Stars (Dormire in un Mare di Stelle), in arrivo a Settembre nei mercati esteri, in Italia la pubblicazione è ancora incerta. Vi lascio la copertina e la sinossi:

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Copertina bellissima

 

“Durante una missione di indagine di routine su un pianeta non colonizzato, la xenobiologa Kira Navárez trova una reliquia aliena che la spinge nelle meraviglie e negli incubi del primo contatto. Battaglie spaziali epiche per il destino dell’umanità la portano ai confini più remoti della galassia e, nel frattempo, trasformano non solo lei, ma l’intero corso della storia”

Questo sarà l’ufficiale ritorno in grande stile dell’autore, e si prospetta un romanzo di fantascienza (per tutti) con tanta azione, e con essa ha anche annunciato qualcosa di molto familiare per gli amanti di Brandon Sanderson, un proprio Cosmoverso condiviso per ora tra To Sleep in a Sea of Stars e dal Ciclo dell’Eredità, chiamato “Fractalverse”.

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In realtà non sappiamo se veramente i due mondi abitino lo stesso universo, in quanto manca chiarezza da parte dell’autore, ma personalmente credo proprio di sì.

Ha accompagnato questo annuncio con altre due notizie:

  1. È in arrivo altro legato al Ciclo dell’Eredità, che a questo punto posso immaginare come un quinto libro sequel della saga, in uscita nel 2021.
  2. Murtagh sarà ufficiale un pov della nuova saga, probabilmente insieme ad Angela (che probabilmente sarà scritta dalla sorella dell’autore, Angela Paolini).

Christopher Paolini sta ritornando.

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Il Richiamo del Lupo – Anthony Ryan | Recensione

Per quelli di noi che passano i loro giorni cercando di ricavare un significato dalla miriade di enigmi dell’esistenza, un dilemma essenziale rimarrà sempre irrisolto. Dovete capire che la vita dipende dalla morte. Perché una nuova vita possa prosperare, quella che l’ha preceduta deve perire. Il daino deve morire perché la tigre possa vivere, ma anche la tigre deve morire, in modo che non divori tutti i daini e i suoi cuccioli abbiano qualcosa da cacciare. Nella nostra arroganza, noi immaginiamo di essere al di fuori di questo ciclo. Non abbiamo forse creato meraviglie? Non abbiamo divinato il corso delle stelle e misurato il peso del mondo intero? Non ci siamo ammantati di questa concordanza di inganno e comodità che abbiamo scelto di chiamare ‘civiltà’? Sì, abbiamo fatto tutte queste cose, e tuttavia in pratica continuiamo a non essere diversi dalla tigre o dal daino. Perché sorga una nuova concordanza, una nuova civiltà, quella vecchia deve cadere, e lo farà.

Tra gli autori che più mi hanno conquistato negli ultimi anni figura sicuramente Anthony Ryan. Quando lessi la trilogia “L’Ombra del Corvo” rimasi molto colpito dal mondo creato dall’autore, tanto da desiderare assiduamente un seguito. Il buon vecchio Ryan sembra aver ascoltato ed esaudito le mie preghiere, infatti ha deciso di riprendere in mano la storia e proporre una nuova saga, intitolata “La Spada del Corvo”. Il primo volume, dal titolo “Il Richiamo del Lupo”, è stato da poco pubblicato per Fanucci Editore, mentre in America tra qualche mese uscirà il secondo capitolo (“The Black Song”). Prima di parlare nello specifico del libro, se non lo avete ancora fatto, vi invito caldamente a recuperare i tre libri che precedono questa nuova serie, sono necessari al fine di capire le dinamiche della storia.

Sono passati dieci anni dagli eventi narrati all’interno di “La Regina di Fuoco”, Vaelin Al Sorna, Signore della Torre, conduce una vita tranquilla, lontana dagli orrori della guerra. Nulla, però, è destinato a perdurare, una nuova minaccia sorge ad ovest, decisa a divorare il mondo intero. Vaelin, insieme a compagni vecchi e nuovi, è costretto ad abbandonare le Lande Settentrionali per dirigersi verso l’Estremo Occidente, vastissimo territorio governato dai Re Mercanti.

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Il punto di forza dell’intero romanzo è sicuramente Vaelin, indiscusso protagonista che seguiamo dalla prima all’ultima pagina. Incontrare nuovamente questo personaggio che tanto avevo amato è stato davvero piacevole, soprattutto grazie all’abilità di Ryan nel delinearne il carattere e la personalità. Il Vaelin che ritroviamo è un uomo maturo e saggio, forgiato dagli eventi vissuti dieci anni prima, ma non è quell’eroe privo di macchie che tutti pensano, egli convive con i demoni del suo passato, con l’ira, il dolore e il rimorso…arriverà per lui il momento di confrontarsi con se stesso. Lui è il classico personaggio da romanzo Heroic Fantasy anni ’80 e ’90, sottogenere del fantastico dove l’attenzione viene posta su un unico protagonista che si muove all’interno di un mondo variegato e magico, affrontando viaggi irti di pericoli e grandiose battaglie campali. Egli ha un’ indole propensa ad aiutare il prossimo, non è un antieroe, la sua condotta morale lo spinge a mettere davanti gli altri, a prendere decisioni che vanno contro la sua stessa persona pur di far del bene. Quando la situazione lo impone tuttavia sa essere brutale e spietato, ma non trae piacere dall’uccidere i suoi nemici. Vaelin incarna quel personaggio forte e debole allo stesso tempo, spaventato e rassegnato al destino che lo attende, ma pronto e determinato a caricarsi sulle spalle il destino dei popoli e sacrificarsi per esso. E’ interessante trovare e leggere un personaggio così caratterizzato, totalmente agli antipodi rispetto ai personaggi oscuri, immorali e ambigui che tanto vanno di moda oggi. Rispetto al Grimdark di Abercrombie e Lawrence, il protagonista di Ryan è mosso da emozioni e intenti positivi.

Vaelin fece del suo meglio per non fissarlo quando Erlin si alzò dal tavolo con i denti snudati in una smorfia, ma vedere il rapido sopraggiungere della vecchiaia in qualcuno che era stato senza età destò in lui un profondo senso di colpa. Ha perso il suo dono per un mio ordine, ricordò a sé stesso, con un rimorso che non era placato dalla consapevolezza che non c’era stata altra scelta.

I personaggi secondari purtroppo risentono di un romanzo dedicato interamente al protagonista e, nonostante abbiano un modo d’essere e un ruolo ben definiti, vengono delineati il minimo indispensabile. Da un lato troviamo un protagonista ben costruito e inserito nel contesto, dall’altro dei personaggi scarni, inseriti per essere funzionali unicamente alla trama. Personalmente avrei apprezzato una descrizione più profonda della loro indole, dei loro pensieri e delle loro motivazioni.

Per quanto riguarda la narrazione, è caratterizzata da un ritmo adrenalinico ed estremamente dinamico con tanta azione e pochi momenti morti. Le battaglie, i combattimenti e gli assedi sono vividi ed evocativi: possiamo sentire il cozzare delle lame, le grida di dolore e trionfo, l’odore della morte. Da questo punto di vista mi ha ricordato molto le descrizioni di Joe Abercrombie, estremamente dettagliate quando si tratta di menare. Nonostante ciò, Anthony Ryan non ci risparmia descrizioni di paesaggi, immense città e castelli sospesi tra le nuvole. Ho apprezzato molto le riflessioni fatte sul concetto di libertà, un’ideale illusorio per la maggior parte delle persone che, piuttosto che essere libere, preferiscono avere protezione e opportunità. All’interno del romanzo viene mossa un’aspra critica al fanatismo religioso, piaga sociale che annebbia gli individui e li porta a compiere azioni orribili. Lo stile fluido e raffinato garantisce una lettura scorrevole e leggera, capace di coinvolgere e intrattenere il lettore dall’inizio alla fine. Il libro termina con un cliffhanger pazzesco che, personalmente, mi ha lasciato sulle spine e in trepidante attesa del seguito.

Adesso Vaelin poteva sentire le preghiere da battaglia, con le parole nella lingua degli Stahlhast che sarebbero suonate stridenti all’orecchio anche nei momenti migliori e che diventavano ancora più sgradevoli e aggressive se urlate a piena voce da fanatici. Quando le scale cominciarono a essere sollevate, gli ufficiali ordinarono di scagliare di sotto pietre e olio, e ben presto le urla presero il posto delle preghiere.”

«Liberati, eh? Liberi di fare cosa? Di pagare le tasse alla loro regina? Di prestare servizio nei suoi eserciti quando lei lo ordina? Il mio popolo si è reso conto molto tempo fa che la libertà è un’illusione, un’idea che è meglio lasciare alle meditazioni dei filosofi. I miei sudditi non si aspettano da me la libertà, ma due cose più di ogni altra: opportunità e protezione.”

Personalmente ritengo Anthony Ryan un ottimo esponente del fantasy moderno che, riprendendo l’heroic fantasy più classico, ci fornisce un ottima storia sulle orme di questo genere. Non posso che concludere consigliandovi di recuperare e leggere quanto è stato tradotto in italiano dell’autore, secondo me ne vale davvero la pena.

Disponibile su Amazon: https://amzn.to/3d6EvqZ 

 

 

 

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Annunciati i vincitori del Premio Nebula 2020

La notte del 30 Maggio si è tenuta, durante un evento online, l’assegnazione dei Nebula Awards. Tecnicamente, si tratta dei Nebula Awards 2019, perché il premio si riferisce sempre a libri usciti nell’anno precedente.

Vi annunciamo qui di seguito i candidati per categoria, con i vincitori in grassetto e qualche informazione a riguardo su alcuni di loro.

Miglior romanzo

  • Marque of Caine di Charles E. Gannon, pubblicato da Baen
  • The Ten Thousand Doors of January di Alix E. Harrow, pubblicato da Redhook
  • A Memory Called Empire di Arkady Martine, pubblicato da Tor
  • Gods of Jade and Shadow di Silvia Moreno-Garcia, pubblicato da Del Rey
  • Gideon the Ninth by Tamsyn Muir, pubblicato da Tor.com
  • A Song for a New Day di Sarah Pinsker, pubblicato da Berkley

A Song for a New Day è il primo romanzo pubblicato da Sarah Pinsker, che però in passato aveva ricevuto diverse nomination e premi per i suoi racconti e romanzi brevi, come Our Lady of the Open Road, che vinse i Premio Nebula 2016 per il miglior racconto breve. Al momento, non si hanno notizie di future pubblicazione dei suoi lavori in Italia.

A Song for a New Day, Sarah Pinsker, trama:

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After a global pandemic makes public gatherings illegal and concerts impossible, except for those willing to break the law for the love of music–and for one chance at human connection.In the Before, when the government didn’t prohibit large public gatherings, Luce Cannon was on top of the world. One of her songs had just taken off and she was on her way to becoming a star. Now, in the After, terror attacks and deadly viruses have led the government to ban concerts, and Luce’s connection to the world–her music, her purpose–is closed off forever. She does what she has to do: she performs in illegal concerts to a small but passionate community, always evading the law.Rosemary Laws barely remembers the Before times. She spends her days in Hoodspace, helping customers order all of their goods online for drone delivery–no physical contact with humans needed. By lucky chance, she finds a new job and a new calling: discover amazing musicians and bring their concerts to everyone via virtual reality. The only catch is that she’ll have to do something she’s never done before and go out in public. Find the illegal concerts and bring musicians into the limelight they deserve. But when she sees how the world could actually be, that won’t be enough.

Miglior romanzo breve

  • “Anxiety Is the Dizziness of Freedom” di Ted Chiang, pubblicato da Knopf
  • “The Haunting of Tram Car 015” di P. Djèlí Clark, pubblicato da Tor.com
  • “This Is How You Lose the Time War” di Amal El-Mohtar e Max Gladstone, pubblicato da Gallery and Saga Press
  • “Her Silhouette, Drawn in Water” di Vylar Kaftan, pubblicato da Tor.com
  • “The Deep” di Rivers Solomon, Daveed Diggs, William Hutson, e Jonathan Snipes, pubblicato da Gallery and Saga Press
  • “Catfish Lullaby” di A C Wise, pubblicato da Broken Eye Books

This Is How You Lose the Time War è un romanzo epistolare scritto dallo statunitense e scrittore affermato Gladstone e dalla libano-canadese El-Mohtar, che dal 2009 non fa che collezionare premi per la sua letteratura breve, dalle poesie ai racconti. Di particolare il nota suo racconto “A Season of Glass and Iron”, con cui El-Mohtar ha vinto il premio per il Miglior Racconto breve nel 2017 per i Premi Nebula, Hugo e Locus.

This Is How You Lose the Time War è stato annunciato da Mondadori in prossima uscita per la collana Oscar Fantastica.

This Is How You Lose the Time War, trama

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Among the ashes of a dying world, an agent of the Commandant finds a letter. It reads: Burn before reading. Thus begins an unlikely correspondence between two rival agents hellbent on securing the best possible future for their warring factions. Now, what began as a taunt, a battlefield boast, grows into something more. Something epic. Something romantic. Something that could change the past and the future.

Except the discovery of their bond would mean death for each of them. There’s still a war going on, after all. And someone has to win that war.

Best Short Story
Winner: “Give the Family My Love” by A. T. Greenblatt, published by Clarkesworld
“The Dead, In Their Uncontrollable Power” by Karen Osborne, published by Uncanny
“And Now His Lordship Is Laughing” by Shiv Ramdas, published by Strange Horizons
“Ten Excerpts from an Annotated Bibliography on the Cannibal Women of Ratnabar Island” by Nibedita Sen, published by Nightmare Magazine
“A Catalog of Storms” by Fran Wilde, published by Uncanny
“How the Trick Is Done” by A C Wise, published by Uncanny

Miglior Racconto

  • A Strange Uncertain Light” di G. V. Anderson, pubblicato daThe Magazine of Fantasy and Science Fiction
  • “For He Can Creep” di Siobhan Carroll, pubblicato da Tor.com
  • “His Footsteps, Through Darkness and Light” di Mimi Mondal, pubblicato da Tor.com
  • “The Blur in the Corner of Your Eye” di Sarah Pinsker, pubblicato da Uncanny
  • “Carpe Glitter” di Cat Rambo, pubblicato da Meerkat Shorts, LLC
  • “The Archronology of Love” di Caroline M. Yoachim, pubblicato da Lightspeed Magazine

Miglior racconto breve

  • “Give the Family My Love” di A. T. Greenblatt, published by Clarkesworld
  • “The Dead, In Their Uncontrollable Power” di Karen Osborne, pubblicato da Uncanny
  • “And Now His Lordship Is Laughing” di Shiv Ramdas, pubblicato da Strange Horizon
  • “Ten Excerpts from an Annotated Bibliography on the Cannibal Women of Ratnabar Island” di Nibedita Sen, pubblicato da Nightmare Magazine
  • “A Catalog of Storms” di Fran Wilde, pubblicato da Uncanny
  • “How the Trick Is Done” di A C Wise, pubblicato da Uncanny

Premio Ray Bradbury per la Miglior Sceneggiatura

  • Captain Marvel, scritto da Anna Boden, Ryan Fleck, e Geneva Robertson-Dworet (Marvel Studios)
  • The Mandalorian: “Il Bambino”, Jon Favreau (Disney+) scritto da Jon Favreau (Disney+)
  • Good Omens: “Tempi Difficili” scritto da Neil Gaiman (Amazon Studios and BBC Studios)
  • Watchmen: “Un dio entra in un bar” scritto da Jeff Jensen e Damon Lindelof (HBO)
  • Avengers: Endgame scritto da Christopher Markus e Stephen McFeely (Marvel Studios)
  • Russian Doll: “La via più facile” scritto da Allison Silverman e Leslye Headland (Netflix)

Premio Andre Norton per il Miglior Romanzo per ragazzi

  • Cog di Greg van Eekhout, pubblicato da HarperCollins
  • Sal and Gabi Break the Universe di Carlos Hernandez, pubblicato da Rick Riordan Presents
  • Catfishing on CatNet di Naomi Kritzer, pubblicato da Tor Teen
  • Dragon Pearl di Yoon Ha Lee, pubblicato da Rick Riordan Presents
  • Peasprout Chen: Battle of Champions di Henry Lien, pubblicato da Henry Holt
  • Riverland by Fran Wilde, published by Harry N. Abrams

 

Per maggiori informazioni su vincitori e candidati, o per vedere il replay delle premiazioi, trovate tutti i link necessari all’inidirizzo https://nebulas.sfwa.org/award-year/2019/

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Red Sister – Mark Lawrence | Recensione

Your death has not been waiting for your arrival at the appointed hour: it has, for all the years of your life, been racing towards you with the fierce velocity of time’s arrow. It cannot be evaded, it cannot be bargained with, deflected or placated. All that is given to you is the choice: meet it with open eyes and peace in your heart, go gentle to your reward. Or burn bright, take up arms, and fight the bitch.

Partiamo con una premessa. Se mi avessero chiesto sei mesi fa quali fossero gli scrittori di fantasy moderno più meritevoli di essere letti e tenuti d’occhio, Mark Lawrence non sarebbe stato fra i primi tre. Probabilmente non sarebbe stato neanche fra i primi dieci.

Poi ho letto Red Sister, e ho dovuto chiedergli scusa. 

Di base la trilogia di Nona Grey è proprio un prodotto di Mark Lawrence: un grimdark con elementi fantascientifici, un sacco di azione e zero smancerie. Ma anche, di base, è la storia di un’orfana che si addestra per diventare assassina in un convento gestito da suore, come nei migliori Young Adults più trasgressivi. Tutti gli ingredienti per essere una storia già vista, troppo derivativa e alla fine della fiera che si perde nel mare di libri simili che popolano il genere.

E invece Mark Lawrence regala al lettore una storia che non solo non deve nulla a nessuno, ma che nella sua improbabile accoppiata diverte molto più di quanto non cerchi di innovare a tutti i costi.

La trama

It is important, when killing a nun, to ensure that you bring an army of sufficient size. For Sister Thorn of the Sweet Mercy Convent, Lano Tacsis brought two hundred men.

Dopo due serie con la stessa ambientazione, una Terra post-apocalittica in cui l’umanità è tornata a una società pseudo-medievale (con contorno di streghe e zombie radioattivi), questo romanzo vede un mondo completamente nuovo e fittizio: Abeth, un pianeta che sta venendo lentamente ricoperto dal ghiaccio a causa del suo sole morente, tenuto precariamente in vita da una luna-specchio che riscalda una striscia di terra.

Il wordbuilding risulta indubbiamente improbabile e a tratti semplice: nonostante vi ci si accenni, non troviamo nel primo libro grandi intrighi politici o scontri epocali, così come ci viene mostrata solo una piccola porzione di un mondo che, per cause di forza maggiore, è già di suo molto stretto. Ma proprio la sua improbabilità antiscientifica lo rende così divertente da leggere, da scoprire e da catalogare.

Lo stesso vale per la magia, molto semplice e senza regole troppo severe, ma con ottimi spunti per chi si diverte con le tassonomie, con quattro tipi di magia di origine genetica, che si possono manifestare e combinare in una persona con effetti diversi, e quattro ordini tra cui scegliere. Perché Red Sister è per la maggior parte del libro ambientato in una scuola.

A vederlo così, nei suoi elementi singoli, si potrebbe pensare di trovarsi di fronte a un classico YA senza grande originalità o innovazione. E intendiamoci: anche se non è nessuna di queste cose, Red Sister non sarà mai un libro che vi cambierà la vita. Ci sono però buone probabilità che vi ci faccia divertire un casino. Un libro che unisce i topoi “scuola magica” e “giovane apprendista assassina” per creare il topos “suore ninja che insegnano a combattere a ragazzine” ha di certo tutte le premesse per esserlo.

Bisogna inoltre tenere in inoltre in considerazione che non è solo il mondo o la presenza di una scuola o di ragazzine dettare il tono del romanzo. Se ho esordito dicendo che siamo in un grimdark ho le mie buone ragioni per farlo. Nonostante la patina divertente e scintillante, Abeth è un mondo cruento e brutale, in cui Lawrence non si risparmia la sua classica dose di violenza e brutture.

Il libro si apre (e ammetterò anche che Red Sister ha uno dei miei incipit preferiti di sempre) con un convento preso d’assedio da un esercito. Il libro si apre con una bambina che non ci crede davvero che lei, proprio lei, da lì a breve verrà impiccata. Si apre con la protagonista, Nona, che viene venduta in schiavitù dalla propria madre, per motivi non proprio chiari e di cui lei si rifiuta di parlare. Si apre in modo spettacolare, mettendo sul piatto moltissimi elementi presenti, passati e futuri e poi… rallenta. Inverte la rotta, dando più spazio ai suoi personaggi, alla loro crescita e ai loro rapporti che alle vicende, con interi capitoli dedicati alla vita di queste ragazze, alle loro giornate e alle loro lezioni. Verso la fine il ritmo torna invece serrato e la trama precipita di un vortice d’azione e colpi di scena, ma è innegabile che la parte centrale possa risultare più lenta e rarefatta a chi si aspetta invece lo stile abituale di Lawrence, molto più frenetico ma anche molto meno riflessivo.

Commento

The enemy of my enemy may be my friend … of course the friend of my friend is often a jerk.

A un livello personale, ho trovato quest’alternarsi nella trama di scene di azione e periodi più “tranquilli” di routine piacevole da seguire, dandomi l’impressione di avere la possibilità di affezionarmi di più ai personaggi e al mondo. L’obbiettivo di Lawrence non è chiaramente quello di scrivere alta letteratura, bensì di intrattenere e coinvolgere il lettore: parte semplice e pulito per poi caricarsi nei momenti di particolare tensione o importanza e drammaticità, diventando non solo più incisivo ma anche molto più memorabile. Anche quelli che normalmente sarebbero pesanti spiegoni di geografia, politica e attualità risultano coinvolgenti e piacevoli da leggere, perché vissuti in prima persona da lettore e personaggi, sfruttando il sempreverde “la protagonista nonché quasi unico punto di vista del libro è una capra ignorante che non sa leggere, scrivere o dove si trova e deve imparare a stare al mondo (possibilmente uccidendo meno gente possibile nel processo)”.

Tra l’altro è proprio Nona Grey, la protagonista, ad essere uno dei due grandi punti di forza del libro. Anche per lei vale il discorso già: se i suoi elementi possono da fuori far credere di trovarsi davanti all’ennesima eroina d’azione, leggendo ci si rende ben presto conto che non è assolutamente così. Nona è diretta, brutale e manca completamente di diplomazia. Le risulta difficile comprendere le persone, o il concetto di ipocrisia, e molto spesso non capisce i sentimenti degli altri a meno che non le vengano esplicitamente comunicati. Ma è allo stesso tempo mossa da una lealtà e un amore ferreo verso le persone che considera amiche, per cui farebbe qualsiasi sacrificio, pagherebbe qualsiasi prezzo, infrangerebbe qualsiasi regola o morale o buon senso. Niente grandi storie d’amore per ora: i rapporti nel primo libro rispecchiano l’età dei personaggi, con tutti i battibecchi, le cotte e le promesse sceme che ci si fa a dodici anni. Ma è già ben chiaro come nel corso della storia i rapporti non saranno sempre così facili, leggeri o netti, che non sempre le persone di cui fidarti sono quelle che credi e che a volte gettarsi a testa bassa nelle cose si paga. 

L’altro punto di forza del libro è come i suoi i suoi temi risultino autentici, genuini. Red Sister è un libro che non deve niente a nessuno, che quello che fa lo perchè ci si diverte, in modo molto sopra le righe ma mai superficiale. In perfetto stile Lawrence, viene trattata e smontata la tematica del “prescelto”, senza che però tale decostruzione risulti statica e fine a se stessa, sempre un po’ un rischio in queste operazioni. In Red Sister non si ha mai quest’impressione, perché Lawrence il tema, e sì la smonta, ma non la distrugge né getta via, portandola invece in direzioni inaspettate. Quello di prescelto, qui, non è tanto un ruolo o un individuo, quanto un concetto, da esplorare e con cui sperimentare. 

There is, in the act of destruction, a beauty which we try to deny, and a joy which we cannot.

Come potrei aver accennato all’inizio, la mia esperienza con Lawrence prima d’ora non è mai stata molto piacevole. È stata lunga, frammentaria e piena più che di alti e bassi, solo dei bassi. Non l’ho mai trovato in alcun modo un cattivo scrittore, ma solo… non per me. Innanzi tutto non sono una grandissima estimatrice del grimdark. Mi metto di impegno a leggerlo unicamente quando si tratta di libri davvero meritevoli, le cui qualità vanno oltre all’appartenenza a un genere che non mi fa impazzire e inizialmente, in Lawrence non riuscivo a trovare queste qualità Di nuovo, nulla contro di lui o alle sue storie e anzi riuscivo benissimo a figurarmi perché i suoi libri avessero avuto successo e così tanti fan entusiasti. Ma su di me proprio non avevano lo stesso effetto: non riuscivano mai a prendermi, a divertirmi, a farmi finire la storia e pensare “non vedo l’ora di leggere il prossimo”. A volte anche riuscire a finire un capitolo era già un successo e ormai mi ero rassegnata ad accettare che proprio non potesse funzionare tra di noi.

Quindi insomma. Diciamo che io e Lawrence non siamo partiti col piede giusto, né abbiamo continuato col piede giusto, ed eravamo pronti a fermarci sul piede sbagliato. Invece si è rivelato uno scrittore in grado di migliorare moltissimo in pochissimo tempo (il suo primo libro, Il Principe dei Fulmini, è stato pubblicato originariamente nel 2011, mentre Red Sister è del 2017). 

Ho apprezzato l’approccio che questo libro ha al grimdark molto più di quanto io non faccia di solito perché la violenza, per quanto presente, abbondante e sempre descritta con dovizia di particolari, non è mai fine a se stessa. La violenza non è mai una cosa banale, o giustificata. Impiccare i bambini o venderli viene presentato per quello che è: una cosa triste e terribile, che succede e fa parte del mondo, ma che non deve per questo venir presentata in modo compiaciuto e trasgressivo. Molto più realistico, se vogliamo, ma soprattutto con molta più incidenza sulla trama. Se le cose terribili sono trattate come tali, acquisiscono più peso, più valore, alzando la posta in gioco e l’impatto emotivo sul lettore. E quando l’autore, dopo averti fatto sentire tranquillo, placido e al sicuro, si mette a lanciarti impatti emotivi addosso in rapida successione un qualche effetto lo ottiene. Nel mio caso l’effetto è stato chiudere il libro, fissare il muro per qualche secondo, riaprirlo e andare immediatamente ad acquistare il secondo.

Dato che Red Sister e la trilogia a cui appartiene, Book of the Ancestor, sono stati annunciati in edizione Titan da Mondadori, che vedrà i tre libri riuniti in un unico volume, direi che questo problema potrebbe non riguardare i lettori Italiani.

A cura di Marianna

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I nostri consigli – Giugno 2020

La città di Ottone di S. A. Chakraborty 

51jCtnUwbYLUn fantasy esotico atipico, ambientato in un Egitto del diciottesimo secolo. È uno dei fantasy più acclamati degli ultimi anni, con recensioni miste ma prevalentemente buone con apprezzamenti per la componente islamica presente, un buon world building e una trama molto densa.

In arrivo la recensione di Fantasy Books Italia

Cronache Marziane di R. Bradbury con la nuova traduzione di Veronica Raimo

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Questo è uno dei più grandi capolavori della fantascienza, pubblicato originariamente nel 1954 e tradotto dal fondatore di Urania, Giorgio Monticelli, racconta della conquista e colonizzazione del pianeta Marte da parte della civiltà terrestre.

L’opera ritenuta ormai appesantita da un lessico vetusto dall’editore, è stata svecchiata per i lettori del ventunesimo secolo dall’esperta traduttrice Veronica Raimo.

Il libro delle meraviglie e altre fantasmagorie di Lord Dunsany 

61cYh-8Jo8L._SX345_BO1,204,203,200_Si tratta di uno dei più importanti esponenti del proto-fantasy, uno dei pilastri pre-Tolkien, finalmente con una raccolta che comprende una selezione delle sue opere principali, tra cui due raccolte e due romanzi integrali. È un must have per gli appassionati del fantasy vintage.

Fondazione. Il ciclo completo di I. Asimov

512moix8l5L._SX354_BO1,204,203,200_Il ciclo fantascientifico per eccellenza, un altro must read del genere, in questa edizione completa di tutti i volumi della saga. Con una grafica moderna, a tratti minimal e ROSA, va ad aggiungersi alla collana “Oscar Draghi”.

Nona Gray (ex Sorella)

La copertina definitiva non è stata ancora mostrata, in speranza che sarà svelata con altre informazioni, è in uscita su Amazon per il 30 giugno e conterrà la terza trilogia dell’autore Mark Lawrence in formato Titan Edition. Tuttavia è probabile che la pubblicazione venga posticipata per la fine dell’anno.

Recensione in arrivo

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Novità di Giugno – Lista

NUOVI TITOLI

La città di ottone (Trilogia Daevabad Vol. 1)

di S. A. Chakraborty

L’ascesa di un re

Nona Gray (ex Sorella)

di Mark Lawrence

Matematica nerd

di Emanuele Manco

NUOVE EDIZIONI

Fondazione. Il ciclo completo

Il ciclo di Shannara

di Terry Brooks e Silvia Stefani

Ristampe e altro

The Loop (cartaceo)

di Oliver Benjamin

Ciclo di Dragonlance

di Margaret WeisTracy Hickman, e al.
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Rhythm of War in italiano in contemporanea USA? Retroscena su Brandon Sanderson

UN PASSO INDIETRO

Era il 30 maggio 2018 quando si è scoperto che il destino di Brandon Sanderson non sarebbe stato più in mano a Fanucci Editore, bensì in quelle di Mondadori, che aveva acquistato i diritti per Giuramento e la seconda trilogia di Mistborn. Lo stesso anno in autunno abbiamo una data d’uscita e un placeholder, più la conferma della volontà dell’editore di portare la copertina originale in una edizione quanto più fedele a quella americana. Tuttavia dopo l’uscita di Giuramento, tutto taceva.

Dopo più di un anno, come un fulmine a ciel sereno, ecco che arriva l’annuncio tanto atteso:

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IL PROCESSO DI TRADUZIONE DEI LIBRI DI SANDERSON…

Oggi vorrei concentrarmi su Rhythm of War, ovvero il seguito di Giuramento, quarto libro delle Cronache della Folgoluce e penultimo libro del primo ciclo. Non sappiamo ancora come verrà tradotto il titolo in italiano, ma crediamo che presto lo scopriremo. Infatti sono convinto che i fan non dovranno aspettare a lungo per leggere questo romanzo, perché verrà pubblicato prima di quando pensano. Se le mie stime sono corrette già per natale, come faccio a dirlo?

Brandon Sanderson con l’ultimo aggiornamento dei progressi, l’ottavo dedicato a Rhythm of War, ormai risalente a marzo, aveva già dato qualche info su come procedesse il lavoro di scrittura e di traduzione in un altro paese, ovvero in Spagna. Il manager editoriale di Brandon Sanderson, Peter Ahlstrom, ha spiegato brevemente come funziona il processo:

“We sent the 2.0 draft to read, and the 3.0 draft parts at the same time the betas got them, to translate from. When Brandon does the 4.0 we will send a compared-documents Word doc, and then the same with 5.0, so the translation can be corrected to match. It means more work by the translator, but it’s worth it to the Spanish publisher to get the book out at the same time.”

In poche parole: la seconda stesura è stata mandata all’editore da leggere, la terza nello stesso momento in cui i beta readers l’hanno avuta, per incominciare di fatto la traduzione. Mano a mano che le successive stesure saranno finite invieranno i testi comparativi affinché la traduzione possa essere corretta e corrispondere all’originale. Il che significa più lavoro per il traduttore, ma di fatto ne vale la pena per l’editore cosicché il libro esca nello stesso momento con l’edizione originale.

…MA IN ITALIA?

Questo in Spagna… ma in Italia? Non si sa ancora, e quindi entriamo nel campo delle speculazioni e vi invito a prendere ciò che segue con le pinze. Come sappiamo, Gabriele Giorgi ha affermato informalmente nel gruppo dei fan che stava lavorando a qualcosa, ma non sapevamo esattamente a cosa, ma oggi ne abbiamo la conferma… o no?

Di fatto in Italia manca ancora la raccolta Arcanum Unbounded, e praticamente anche il secondo ciclo di Mistborn (composto da quattro romanzi, di cui uno solo uscito in Italia per Fanucci Editore, ma annunciato in un nuova veste da Mondadori). Perciò molto dipenderà dalla strategia editoriale di Mondadori, che potrebbe aver concentrato gli sforzi nel far tradurre le opere precedenti nel corso del 2019, ovvero i due mancanti in Italia, più la raccolta ancora inedita e lasciare la traduzione del quarto della Folgoluce solo successivamente. Un altro indizio a favore di questa tesi è che la copertina di Arcanum Unbounded è stata già adattata in italiano, mentre tutto il resto non ancora (tranne l’edizione Leatherbound di Mistborn Era 1 già tradotta).

Personalmente penso che la scelta migliore sia quella di far tradurre prima il racconto di intermezzo che è attualmente in corso di scrittura da parte di Brandon Sanderson, dedicato a Rysn, e poi far uscire Rhythm of War, procedendo per natale con Arcanum Unbounded (e la trilogia di Deluxe, o almeno il primo), per poi nel corso del 2021 portare il secondo ciclo di Mistborn, facendolo coincidere con l’uscita (sempre in contemporanea) di Mistborn 7, che sarà scritto dall’autore nei prossimi mesi.

Ma ci stiamo ricordando di tutto? Vi ricordate che Fanucci Editore aveva annunciato la ristampa con le nuove copertine di Marco Soresina per Dicembre 2019, vedremo mai quella edizione? Chi lo sa…

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Una copertina strana di Mistborn 3

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Il grande libro della Fantasy – Fantasy Epica (AA.VV.) | Recensione

Il grande libro della Fantasy – Fantasy Epica (AA.VV.)
Gruppo Editoriale Fanucci (2019)

Qualche tempo fa ho letto questa raccolta di racconti dal titolo “Il grande libro della Fantasy – Fantasy Epica” pubblicata da Fanucci Editore a fine 2019. Le penne che troverete all’interno dell’opera appartengono a 16 autori diversi, qualcuno lo conoscerete sicuramente mentre altri saranno per voi una nuova e piacevole scoperta.

Personalmente, sono rimasto molto sorpreso dalla qualità e originalità dei racconti, nessuno segue lo stampo del fantasy epico classico, non aspettatevi, quindi, i cliché tipici del genere. Per quanto riguarda l’antologia, posso dirvi di aver apprezzato quasi tutti i testi, gli autori sono stati in grado di inserire tutti gli elementi necessari per renderli completi ed essenziali, suscitando il mio interesse. Sicuramente non posso non nominarvi il racconto di Robin Hobb che ci riporta all’interno delle Giungle della Pioggia, narrandoci di come sono state colonizzate, seguendo il punto di vista di una giovane donna. Ursula K. Le Guin è un’autrice che non ha bisogno di presentazioni e il suo testo, seppur breve, dimostra tutta la sua abilità stilistica nel creare atmosfere ricche di magia. Patrick Rothfuss e Michael Moorcock riprendono i loro personaggi iconici, Kvothe ed Elric, due eroi dalla personalità tetra e tormentata. Il racconto di N.K. Jemisin, astro nascente della narrativa fantastica, testimonia tutta la potenza narrativa della scrittrice, una vera gemma all’interno di questa raccolta. Meriterebbero di essere menzionati anche Orson Scott Card, Tad Williams, Trudi Canavan e Juliet Marillier, scrittori rinomati, i cui testi ci mostrano un assaggio della loro bravura narrativa. Non sono riuscito ad apprezzare il brano di Sanderson, non mi ha lasciato nulla, forse perché estrapolato dal contesto più ampio delle Cronache della Folgoluce. Tra gli autori meno famosi risaltano sicuramente Paolo Bagicalupi, il cui racconto ci narra di un mondo in rovina e del tentativo di un Alchimista di salvarlo, Aliette de Bodard che incentra la sua storia sul concetto di destino, Mary Robinette Kowal, nel cui testo seguiamo le vicende di una donna strappata brutalmente dalla sua epoca e dai suoi figli, e Carrie Vaughn che ci presenta l’eroe vittorioso ma con la mente devastata dall’esperienza di guerra. Totalmente anonimi, invece, i racconti di Melanie Rawn e Kate Elliott, il primo confusionario e scritto male, il secondo più storico che fantasy.

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Per concludere, mi sento di consigliare la lettura di questa raccolta a chi fosse incuriosito dagli scrittori presenti e volesse farsi un’idea sul loro stile di scrittura, per capire quanto affini al proprio gusto essi siano, e a chi volesse leggere un’antologia originale che si discosta dagli stilemi del fantasy epico.

A cura di Fabiano F.

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L’OMBRA DEL CORVO – Anthony Ryan | Recensione

L’OMBRA DEL CORVO – Anthony Ryan
Gruppo Editoriale Fanucci

La saga di cui vi parlerò oggi è una delle migliori che io abbia mai letto. Sto parlando della trilogia “L’Ombra del Corvo” di Anthony Ryan, edita da Fanucci Editore e composta dai seguenti volumi: “Il Canto del Sangue”, “Il Signore della Torre” e “La Regina di Fuoco”.

Il primo romanzo, inizialmente, è ambientato nel Regno Unificato, un reame di ispirazione medievale governato da un sovrano avido di conquiste. Al centro delle vicende troviamo Vaelin Al Sorna che, appena undicenne e orfano di madre, viene affidato dal padre ai “monaci” del Sesto Ordine, il cui scopo è quello di formare soldati dediti alla difesa del Regno. Il nostro giovane protagonista deve sottostare a regole ferree e ad una disciplina dura ed implacabile, la strada per diventare un vero guerriero è costellata da un’infinità di sacrifici, prove e pericoli. Vaelin si dimostra fin da subito abile e capace, merito del potere insito in lui, potere che imparerà a conoscere e forgiare. Il Regno in cui vive, però, reputa la magia una propagazione dell’ignoto Buio e perseguita tutti coloro che la esercitano. Una volta completato l’addestramento, Vaelin inizierà a calcare i campi di battaglia per i quali è stato preparato, mettendosi al servizio del Regno e delle sue mire espansionistiche. La trama, arrivati a questo punto, diventa più complessa: verranno coinvolti nuovi personaggi, imperi in lotta tra loro, nemici di nazioni lontane, fitti intrighi e misteri. I tre libri costituiscono un filone narrativo unico, un cerchio che si apre e si chiude facendo combaciare alla perfezione ogni elemento. Non voglio aggiungere altro perché rischierei di rovinarvi la lettura.

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Per quanto riguarda l’autore non posso fare altro che applaudirlo per 90 minuti! Anthony Ryan dimostra una capacità descrittiva di alto livello: l’addestramento degli adepti del Sesto Ordine, le battaglie campali, l’ambientazione, i personaggi e la loro crescita/formazione sono caratterizzati nei minimi dettagli. Un lettore potrebbe pensare ad un’opera prolissa, ma non è così, essa gode di un ritmo scorrevole e dinamico. Lo stile, infatti, è estremamente raffinato e fluido, non risulta mai pesante, ogni scelta narrativa è coerente e giustificata dal contesto. Il worldbuilding è estremamente approfondito, seguendo le avventure dei nostri protagonisti scopriremo la storia del Regno Unificato, quali sono gli Ordini che lo compongono e perché il Buio viene temuto da tutti.

Mi sento di consigliare questa trilogia ai lettori che hanno apprezzato le opere di David Gemmel e Joe Abercrombie, in Anthony Ryan ritroverete sicuramente gli elementi che hanno fatto grandi questi autori. Non mancheranno personaggi epici e tragici, combattimenti violenti e all’ultimo sangue, storie d’amore, d’inganni e di vendetta.

A cura di Fabiano

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THE GOBLIN EMPEROR – Katherine Addison | Recensione

THE GOBLIN EMPEROR – Katherine Addison
Tor Books (2014)

C’è un titolo che da tempo spero di veder portato in Italia. Non fa parte di alcuna saga, e non ha dietro un autore particolarmente prolifico o famoso, né premi o riconoscimenti importanti. The Goblin Emperor è ormai da anni diventato uno dei miei “emotional support book”, uno di quei libri che torno a leggere quando mi impantano con le letture o quando mi ritrovo ad essere di pessimo umore. È anche un libro che non consiglio mai come primo a chi vuole provare a leggere in inglese. Nessun “no ma prova, non è difficile”, nessun “secondo me è fattibile”, nessun “vedrai che basta il dizionario”. Questo perché la lingua, con le sue stratificazioni e complessità, è una delle cose in cui questo libro brilla di più.

The Goblin Emperor non ha la trama convenzionale di un fantasy, né l’ambientazione: si, ci sono gli elfi (che però di elfico hanno solo i colori e le orecchie a punta), si ci sono i goblin (che però sono elfi ma con la pelle grigio-nera), si c’è la magia (appena appena, ma c’è). Ma non c’è nessun viaggio eroico, nessun signore del male, nessuna guerra, nessun gesto grandioso. C’è solo Maia, ultimogenito mezzogoblin dell’Imperatore delle Elflands, il regno degli elfi, che improvvisamente si ritrova ad ascendere al trono dopo che il padre e i fratelli sono “rimasti vittima” di un “incidente” in aeronave. Solo che Maia non è cresciuto in mezzo alla nobiltà, né nella vita mondana della capitale. Né, allo stesso modo, ha mai imparato a giostrarsi tra l’etichetta, i sotterfugi e gli intrighi politici di palazzo e dei suoi sicofanti. Non che abbia molta scelta: arrivati a questo punto può decidere o di essere l’imperatore o di essere già morto.

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Copertina giapponese del romanzo

Il libro presenta moltissimi aspetti di cui si potrebbe parlare. Ad esempio, venga usata nella storia una terza persona interna unita a un narratore profondamente inaffidabile, e di come contemporaneamente l’autrice riesca comunque a comunicare al lettore i sentimenti e i pensieri del resto dei personaggi con cui Maia parla senza che lui se ne renda conto o che vengano esternati esplicitamente. O ancora, si potrebbe parlare di Maia stesso, questa figura estremamente altruista e di buon cuore, seppur ingenua, e di come la sua bontà non venga presentata come un tratto negativo o di cui si deve liberare per potersi destreggiare tra gli intrighi di corte, bensì come tratto che lo discosta dal resto della sua famiglia e contribuisca a formare e consolidare i rapporti di vassallaggio e fedeltà all’interno della corte. Rapporti che partono, altro elemento di cui si potrebbe parlare a lungo, sempre dal basso: dal popolo, dalla servitù, dalle donne, dalle persone che sono rimaste sempre ai “margini” e in cui Maia, reduce di una vita di esilio e reclusione, non può fare a meno di identificarsi. Tuttavia, vista la mia reticenza a spammarlo a chiunque provi a chiedermi di qualche standalone meritevole, penso sia il caso di spendere qualche parola in più sul motivo per cui questo libro non figura quasi mai tra le mie prime scelte: la variazione linguistica.

Non mi riferisco tanto ai realia rigorosamente lunghissimi e inventati con cui l’autrice infarcisce il testo e che, ammettiamolo, rischiano seriamente di disorientare il lettore (c’è un glossario a fine libro, a dire il vero. Cosa che ho scoperto, per l’appunto, a fine libro). Mi riferisco proprio a come la gente parla, alla sintassi che usa, ai termini che sceglie. La lingua diviene strumento per parlare del personaggio, del suo grado di familiarità con l’interlocutore, nonché della sua statura sociale. Lo stile della Addison risulta ricchissimo dal punto di vista sintattico e lessicale, in netto contrasto con il flusso di coscienza interno del narratore, molto più semplice, franco e colloquiale. Si fa largo uso del plurale maiestatis, di pronomi inusuali (gli arcaici thou e thee al posto del più comune you, ma utilizzati per indicare una forte familiarità tra i parlanti) e di contrazioni ormai in disuso (thou canst). La lingua e il suo registro diventano così elementi attivi del worldbuilding, contrariamente a quei libri dove tutti sembrano parlare allo stesso modo, avere la stessa voce, in cui tra un conte e un contadino non c’è differenza.

Oltre a volerlo passare in giro manco fosse il volantino dell’Esselunga, spero un giorno di vederlo tradotto perché: io tutte queste belle cose voglio vederle anche nella mia lingua. A parer mio, l’Italiano avrebbe una resa stilistica fenomenale di un linguaggio così vario e fiorito, a differenza dell’Inglese asciutto e cesellato che va per la maggiore nel fantasy anglosassone moderno, ma che una volta tradotto tende a suonare un po’ forzato e arido.

Però, se l’inglese lo masticate e volete cimentarvi con qualcosa di diverso dai fantasy con temi e ambientazioni classiche, il mio invito è: provateci! Non fatevi intimorire dai realia e dai pronomi shakespeariani! Ne vale la pena.

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NELLA CASA DEL VERME – George R.R. Martin | Recensione

NELLA CASA DEL VERME – George R.R. Martin (1976)
Libri Mondadori (2017)

George R.R. Martin è uno degli autori contemporanei più importanti nel panorama fantasy. Famoso in tutto il mondo per la serie “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco“, ha scritto svariati racconti e romanzi che spaziano dalla fantascienza all’horror. Tra questi risalta sicuramente “Nella Casa del Verme”, testo pubblicato nel 1976 all’interno della rivista “The Ides of Tomorrow: Original Science Fiction Tales of Horror“.

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Copertina dell’ultima ristampa

La Terra è ridotta ormai ad una landa arida e desolata, il sole sta morendo, i pochi esseri umani sopravvissuti si raccolgono all’interno di un’immensa fortezza, la Casa del Verme. Qui, tra mura di ossidiana, conducono una vita frivola, decadente e marcia. Ballano e banchettano, ignari e inconsapevoli, quasi disinteressati al loro destino. Hanno dato vita ad un nuovo culto religioso, quello del Verme Bianco, costruito su dogmi macabri e sanguinari.

Protagonista della nostra vicenda è il giovane e baldanzoso Annelyn che, per rispondere ad un’umiliazione subita, medita vendetta nei confronti del sinistro Beccaio. Deciso ad inseguirlo nelle viscere della terra, scoprirà troppo tardi che i bui cunicoli non sono luoghi in cui metter piede. Strane creature umanoidi ed esseri striscianti si nascondono nell’ombra, il predatore diventa preda. Costretto a fuggire, Annelyn intraprenderà una folle e claustrofobica discesa verso l’oscurità. Ed è proprio nell’oscurità che si nascondono le verità più scomode, vestigia di un tempo ormai dimenticato, capaci di far vacillare le fondamenta di un’intera società. Il viaggio di Annelyn diventerà, così, un viaggio alla scoperta di sè stesso e del mondo morente in cui vive.

Martin si dimostra anche in questo caso un ottimo scrittore in grado di far vivere direttamente al lettore le emozioni vissute dal protagonista. Il senso di vuoto, di ostruzione e di solitudine sono palpabili, la paura è una compagna che ci segue pagina dopo pagina, il buio possiamo quasi sentirlo e toccarlo.

Consiglio questo racconto ai fan di George Martin, per scoprire l’autore in una veste narrativa diversa da quella di Game of Thrones. Ne consiglio la lettura anche a chi apprezza le ambientazioni fanta-horror, se cercate uno stile evocativo ed emotivo non rimarrete delusi.

A cura di Fabiano F.

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KIKI THE BEGINNING – Caleb Battiago | Recensione

KIKI THE BEGINNING – Caleb Battiago (2016)
Independent Legions Publishing (2020)

Oggi vi porto il mio parere in merito a “Kiki the Beginning”, opera scritta da Caleb Battiago (pseudonimo di Alessandro Manzetti), prequel facente parte del ciclo Narakiano. Ci troviamo nel 2131, del mondo che conosciamo noi è rimasto ben poco: piogge di meteoriti e disastri nucleari hanno reso la Terra una landa putrescente e radioattiva. Parigi, una delle grandi città della nostra epoca, è rimasta in piedi, ma a quale prezzo? La capitale sulla Senna non è più quella di un tempo, come l’ambiente che la circonda è decaduta, un corpo infetto e malato che suppura malvagità da tutti i pori. Il cuore nero della megalopoli è il distretto “Parigi Sud 5”, teatro di un’umanità caduta nel baratro che non può e non vuole più rialzarsi. All’interno di questo Bronx futuristico e infernale, la mancanza di risorse ha portato l’uomo a sfogare le sue pulsioni più abbiette ed estreme, qualsiasi desiderio erotico può essere soddisfatto, fabbriche e ristoranti di carne umana offrono vere prelibatezze, nuovi culti sanguinari ed eretici sono sorti. Non è un sistema democratico, è il trionfo del più forte sul più debole, l’unica regola è: sopravvivere ad ogni costo!

518H-dN1-jLKiki, storia triste alle spalle, è una giovane prostituta che vive e lavora nell’area Sud 5. Conosce bene le regole del suo mondo, ha imparato a difendersi e non ha paura di uccidere. Mossa dalla volontà di cambiare e dare una svolta alla sua vita, emblema di una speranza dura a morire, accetterà l’impiego lavorativo offertole da Big Blue, famigerato capo malavitoso che gestisce dall’alto le attività dell’intero distretto. Questa scelta la porterà a conoscere altre assassine, in particolare Black Mamba e Yuki, due donne dal passato fosco e doloroso. La missione che dovranno portare a termine farà cadere Kiki e le sue compagne in una spirale di morte, violenza e sangue.

Il ritmo della narrazione è adrenalinico, quasi cinematografico, ricorda molto le pellicole di matrice Tarantiniana, l’azione e i colpi di scena si susseguono in un crescendo di tensione e suspense. L’utilizzo dei flashback, ben dosato e strutturato, dà respiro al lettore e permette di conoscere e approfondire il passato delle protagoniste. Battiago, mischiando alla perfezione un’ambientazione fantascientifica alle tematiche cardine dello splatterpunk, ha creato un universo estremamente originale e folle, caratterizzato da uno stile di scrittura evocativo e poetico. Non posso che consigliarvi la lettura di questo romanzo e, dal canto mio, non vedo l’ora di approfondire ulteriormente il mondo creato dall’autore.

A cura di Fabiano

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IL SIGILLO DI AETHEREA – Pietro Ferruzzi (Recensione)

Oggi parliamo di un altro romanzo fantasy tutto italiano. “Il Sigillo di Aetherea” è il titolo d’esordio di Pietro Ferruzzi in campo letterario. Parliamo di un Epic Fantasy classico che riprende i canoni del genere e aggiunge quel pizzico di originalità in grado di portare la storia su binari inesplorati. Abbiamo il gruppo di giovani predestinati, le razze classiche del genere, con una particolare attenzione per umani e troll, e infine il cattivo misterioso che tutto vuole conquistare.

Ho apprezzato molto la dose di intrigo politico, rende la storia più frizzante e moderna, ma ciò che mi è piaciuto maggiormente è la capacità descrittiva dell’autore che, attraverso l’utilizzo di un linguaggio semplice e raffinato, a tratti quasi dolce, rende luoghi, azioni, sensazioni ed emozioni dannatamente vividi.
Nelle prime pagine del libro veniamo accompagnati e introdotti alle terre di Oppas. Quasi non ci accorgiamo del procedere degli eventi finché la storia non esplode e, con un crescendo di peripezie, complotti e battaglie, giunge ad un’epica conclusione. È stato difficile staccarsi dal libro, le pagine scivolavano come acqua su una gola riarsa.

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Sul fronte personaggi segnalo l’unica nota dolente che ho riscontrato nel romanzo, con la speranza di muovere una critica costruttiva. Come detto, Pietro è un esordiente e questo lo si nota soprattutto quando i personaggi prendono decisioni, cambiano idee e sentimenti troppo in fretta, facendo risultare alcune dinamiche inverosimili. Alcuni temi, come quello dell’amore, vengono trattati con un po’ di ingenuità. Al di là di ciò, l’autore ha creato comunque dei protagonisti dinamici che, durante l’arco narrativo, crescono e maturano in toto.
“Il Sigillo di Aetherea” è stata una piacevole sorpresa, mi sento di consigliarlo a chi vuole leggere una storia classica ma avvincente.

A cura di Fabiano Fantinel

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In attesa di Rhythm of War di Sanderson #1

Siete pronti per le CRONACHE DELLA FOLGOLUCE 4?

È uscito l’UPDATE #8 su reddit
Rhythm of War – Ritmo di Guerra
di Brandon Sanderson (via reddit)

In sintesi per chi non legge in inglese:

➤ Il quarto libro non subirà ritardi a causa della recente emergenza, almeno al momento.
➤ Ha dei dubbi sul pubblicare l’edizione speciale in pelle via Kickstarter programmata precedentemente per Giugno/Luglio.
➤ Finito il terzo draft (stesura), incorporando i suggerimenti dal suo team e dall’editore. Ora è in attesa della fine del beta reading (precisa che attualmente non cerca altri beta readers).
➤ Nei prossimi due mesi (Aprile e Maggio) lavorerà sul quarto draft.
➤ A giugno inizierà la quinta draft.
➤ Dopodiché si concentrerà sul racconto di intermezzo tra Giuramento e il quarto libro.
➤ Durante il terzo draft ha iniziato a lavorare su una sceneggiatura del film di Mistborn. (In sintesi vuole provarci, dato che ha visto abbastanza cattive sceneggiature da spingerlo a provare da sé).
➤ La quarantena non gli ha cambiato la vita.
➤ Tutto sta procedendo come previsto, rimane in uscita a Novembre 2020.
➤ Rysn sarà la protagonista del nuovo racconto. Rock quello di intermezzo tra il quarto e il quinto libro.
➤ Inizierà presto a pubblicare un capitolo a settimana.
➤ Forse ad agosto avremo l’artwork.

Il post ufficiale: https://bit.ly/2XlaTjP

Sanderson-Rhythm-of-War-Taln

Una delle illustrazioni che probabilmente saranno presenti nel romanzo di Donato Giancola

Ora ci resta da capire se arriverà anche da noi a Novembre.

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LE LAME SCARLATTE – Rob Himmel (Recensione)

Oggi vi porto il mio parere in merito al romanzo “Le lame scarlatte” di Rob Himmel. Si tratta di un volume autoconclusivo che possiamo collocare all’interno del genere Low Fantasy. Fin da subito mi hanno colpito il ritmo e la dinamicità della trama, non c’è un attimo di quiete. L’azione si dipana pagina dopo pagina tra combattimenti, omicidi, giochi di potere e colpi di scena. Lo stile di Rob è lineare, diretto e asciutto, non si perde in fronzoli insomma.

La storia si svolge all’interno di Foltorp, capitale del regno di Ganderia. Essa è governata da un potere centrale, costituito da re Nuldest, e da otto gilde secondarie (assassini, maghi, ladri, paladini…). Lince, sicario ormai in “pensione”, decide di tornare in città per scoprire chi ha ordito il suo assassinio. Chi sta tramanda nell’ombra? Chi sta muovendo le pedine nel gioco di Foltorp? A voi l’onere e l’onore di scoprirlo…

All’interno del volume non troverete una distinzione tra bene e male, i protagonisti sono brutali e spietati, disposti a tutto per ottenere il potere. Il ritmo narrativo elevato ed esplosivo però, non favorisce il loro sviluppo psicologico, essi secondo la mia opinione, rimangono troppo statici e piatti.
Inoltre alcuni passaggi, alcune scelte e decisioni vengono prese con troppa fretta, risultano quasi inverosimili e non sufficientemente giustificate. L’inesperienza dell’autore sicuramente pesa, ma la storia rimane apprezzabile e scorrevole.
Se vi piacciono gli intrighi alla George Martin o le storie adrenaliche alla Joe Abercrombie, “Le lame scarlatte” è sicuramente un libro che fa per voi.

A cura di Fabiano Fantinel

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Arriva THE CITY WE BECAME di N.K. Jemisin! Info e creazione

Tra qualche giorno (il 24 Marzo) è prevista l’uscita di uno dei libri che aspetto con più ansia e speranza non solo questa in questa primavera-trasformatasi-in-quarantena, ma proprio per tutto il 2020: The City We Became, di N. K. Jemisin.

Confesso di partire lievemente di parte, in quanto dopo aver letto la saga di The Broken Earth (di cui il primo libro, La Quinta Stagione, è edito in Italia da Mondadori) la Jemisin è diventata una delle mie autrici preferite. Ma in questo caso sento di avere buone ragioni per essere così speranzosa, ed è perché The City We Became si sa già di cosa parla. È infatti il seguito/espansione di un racconto pubblicato nel 2017, intitolato The City Born Great e finalista del premio Hugo come miglior racconto. E avendo letto il racconto in questione, devo dire che la cosa promette benissimo.

La premessa è tanto semplice quanto distintiva: una volta che una città diventa abbastanza grande, abbastanza importante, abbastanza potente, essa prende vita e “nasce”. Il processo però la lascia temporaneamente vulnerabile , e per questo motivo la città ha bisogno di qualcuno che la protegga, che funga da “levatrice” e ne incarni l’essenza, diventandone una vera e propria personificazione.

Il racconto è estremamente breve e ogni cosa (dallo stile alla presentazione dei personaggi) risulta ridotta al minimo, all’essenziale. L’unica cosa che può permettersi di brillare, di cantare e ballare e fare rumore è la vera protagonista: la città di New York. Ciononostante, pur utilizzando uno stile asciutto e scarno la Jemisin riesce a fornire una quantità incredibile di informazioni al lettore, a convogliare con precisione la personalità e i pensieri dei personaggi usando solo i dialoghi, e a creare una storia che fa dire in continuazione al lettore: ne voglio ancora, di più, ma come, è già finita?

E finalmente, dopo tre anni, l’ancora sta arrivando.

Piccola buona notizia finale: The City Born Great è disponibile gratuitamente sul sito della Tor (tor.com/2016/09/28/the-city-born-great/) per chi volesse provare a leggerlo. Come dicevo è breve, è semplice (l’unica difficoltà è probabilmente data da un po’ di slang), è una piccola opera d’arte della narrativa breve. Andate e cantate la città.

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NEVERNIGHT – Jay Kristoff (Recensione)

Oggi vorrei parlarvi della trilogia “Gli accadimenti di Illuminotte”, scritta da Jay Kristoff e pubblicata da Oscar Mondadori Vault in splendida veste grafica. All’interno di essa, ritroviamo diversi cliché del fantasy contemporaneo: abbiamo la giovane ragazza a cui è stato tolto tutto, la sua voglia di vendetta e la scuola per diventare assassini.

Perché consigliarvi questa saga allora? Facile, perché l’autore prende spunto da storie già viste, le fa sue e crea una storia davvero avvincente e originale. La protagonista, Mia, è forte e fragile allo stesso tempo, è determinata ma insicura. La sua evoluzione psicologica copre l’arco narrativo dei tre libri e risulta, agli occhi del lettore, credibile.

Nevernight

Un’altra cosa che ho apprezzato è il worldbuilding: Kristoff, prendendo spunto dalla Roma repubblicana, crea un mondo vario e ricco, dove il cielo è dominato da tre soli e la notte fa capolino ogni due anni. La società in cui ci troviamo è una società decadente, fatta di senatori corrotti e senza scrupoli. Insieme ai protagonisti, ci muoveremo attraverso i ponti e i vicoli di Godsgrave, la città fatta d’ossa, esploreremo deserti aridi, montagne silenti, cripte e templi tenebrosi, combatteremo insieme ai gladiatori in anfiteatri immensi (“sangue, sangue, sangue!”). Divertentissime le note a piè di pagina, piene di riferimenti culturali, storici, religiosi, politici, ecc. Ho trovato lo stile di scrittura molto raffinato e curato, non mancano le scene esplicite, contaminate dalla miglior tradizione Grimdark, le battute e una sana dose di fredda, bastarda e cattiva ironia (non adatta ai sostenitori del political correct). Davvero apprezzabile il tributo a film quali “Il Gladiatore” e “Spartacus“. Orsù gente, se volete passare questo periodo in compagnia di una storia divertente e dinamica, Nevernight è ciò che fa per voi.

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LA FIAMMA NERA – S.G. Weinbaum (1948)

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LA FIAMMA NERA – S.G. Weinbaum (1948)

Gruppo Editoriale Fanucci, 2019
12,00€ / 4,99€ (ebook)

In questo momento di difficoltà, vorrei consigliarvi un volume che mi ha appassionato molto. Sto parlando del libro “La fiamma nera”, scritto da Stanley Grauman Weinbaum e pubblicato per la prima volta nel 1948. Recentemente ristampato da Fanucci in una nuova veste grafica, il testo ripercorre diverse caratteristiche tipiche del Fantastico. Ci troviamo nel nostro mondo, ma non come lo conosciamo noi: a causa di una guerra nucleare la nostra civiltà è caduta e, dalle sue ceneri ne è sorta una nuova. La ricostruzione della società umana ha portato a nuove scoperte, le città sono immense opere d’arte futuristiche, magia e scienza si mescolano tra loro in un connubio perfetto. Come in diversi romanzi della prima metà del ‘900, la caratterizzazione dei personaggi non è così dettagliata e profonda, ma il tutto è compensato da una narrazione molto dinamica e da un buon ritmo narrativo. Insomma, non vi annoierete affatto, ve lo garantisco!

-Fabiano 

 

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